FOTO| VIDEO | Missione a Verkhnokamyanske, in Ucraina sulla linea del fronte

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Parla Don Oleh Ladnyuk sacerdote salesiano che aiuta la comunità cattolica più a est d’Europa

di Vincenzo Giardina

DNIPRO (Ucraina), 24 feb. – Per capire bisogna cercare sulla mappa e poi fare i conti: il villaggio di Verkhnokamyanske, nel cuore della regione di Donetsk, è attraversato dal fiume Bakhmutka; dei circa 800 abitanti di prima del 2014, quando cominciarono i combattimenti nell’est dell’Ucraina, ne sono rimasti appena 14. A raccontarlo all’agenzia Dire è don Oleh Ladnyuk, sacerdote e insegnante salesiano, ora anche cappellano militare.

E’ originario di Leopoli, dell’ovest del Paese, di una terra che fu asburgica prima di essere sovietica. Lo incontriamo a Dnipro, città dell’Ucraina orientale dove fa base, porta della regione del Donbass contesa tra Kiev e Mosca.

Padre Ladnyuk insegna storia ai ragazzi delle medie e delle superiori, dagli undici anni in su. “Sono momenti dei quali non potrei fare a meno tra una missione e l’altra al fronte”, spiega il salesiano: “Dopo aver visto tanta rovina, incontrare i giovani mi dà speranza”.

Oggi, della speranza, non se ne può fare a meno. A dieci anni dall’inizio del conflitto nel Donbass e a due dal 24 febbraio 2022, il giorno di avvio dell’offensiva russa su più fronti, non si contano quasi più né i morti né i feriti. Le persone sfollate o rifugiate sono però oltre nove milioni, mentre sono 23mila quelle scomparse nel nulla, ha calcolato in questi giorni il Comitato internazionale della Croce Rossa.

Sono spariti nel nulla, sono fuggiti o forse sono morti anche gli abitanti di Verkhnokamyanske. “Il villaggio è la comunità cattolica più a est d’Europa ed è accerchiato dai reparti russi da tre lati su quattro” riferisce padre Ladnyuk.

“Ormai sono rimaste solo 14 persone, persone anziane, che non hanno lasciato le loro case e ogni volta mi dicono: ‘Vogliamo morire qui’”. Una volta al mese il sacerdote porta generi alimentari, vestiti, medicine, acqua. Lo fa a proprio rischio perché l’unica strada di accesso al villaggio, racconta, è sotto il tiro dei soldati russi.

È da anni però che Verkhnokamyanske è sulla linea del fronte. La guerra era arrivata già nel 2014, con l’assalto delle forze filo-russe della Repubblica popolare di Donetsk. Dopo alcuni mesi, c’era stata la controffensiva dell’esercito ucraino: che ora, dopo la caduta di Avdiivka e di Bakhmut, il capoluogo del distretto, è di nuovo sulla difensiva. “Due delle persone rimaste nel villaggio sono rimaste ferite in un bombardamento e hanno bisogno di medicine e supporto sanitario” riferisce don Ladnyuk. “Quasi tutte le case sono state colpite e oggi il problema principale è l’isolamento”.

Il sacerdote racconta anche come due anni fa alcuni a Verkhnokamyanske lo provocassero o forse solo esprimessero amarezza. “‘Dov’è finito Dio’ mi chiedevano” ricorda don Ladnyuk. “Oggi non lo dicono più: in me vedono la presenza di Dio, che non li ha abbandonati“.

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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