Presentato a Roma l’aggiornamento dello studio OIPE sulla povertà energetica in Italia

Ambiente, Natura & Salute

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di Andrea Gentili

In aumento la povertà energetica delle famiglie tra le fasce medie, in calo tra le famiglie delle fasce più deboli – Picco in Calabria: il 20% delle famiglie non accede ad un paniere minimo di beni e servizi energetici.

Presso la sede dell’Associazione Civita a è stato presentato lo studio “Evoluzione della povertà energetica in Italia” realizzato dall’Osservatorio Italiano sulla Povertà Energetica ( OIPE ) in collaborazione con la Fondazione Banco dell’energia, un Ente non avente scopo di lucro che sostiene le famiglie in situazione di vulnerabilità economica  e sociale,con particolare attenzione al tema della povertà energetica: lo studio ha fotografato l’andamento della povertà energetica nel nostro Paese nell’anno 2022,basandosi sugli ultimi dati ISTAT disponibili.

Secondo lo studio OIPE, tutte le famiglie hanno risentito dell’aumento dei prezzi energetici, ma in modo diverso: in particolare, le famiglie vulnerabili, che hanno beneficiato di misure di sostegno e di contenimento dei prezzi, sono riuscite a subire meno i disagi degli aumenti, a differenza delle famiglie con una capacità di spesa media: si può affermare, in linea generale, che le famiglie in povertà energetica si attestano sul numero di 2 milionicorrispondenti al 7,7°/del totale.

Un aumento di 500 euro rispetto  all’anno precedente, che porta la spesa annuale media per l’energia elettrica e il riscaldamento delle famiglie italiane a 1.915 euro nel 2022, con un +32°/a fronte di prezzi al consumo che sono cresciuti del 50% e del 34,7%, rispettivamente per energia elettrica e gas: prendendo in considerazione solo il riscaldamento, la spesa è cresciuta del 29%, moderata anche dall’aumento generale delle temperature.

   Nel corso della presentazione è emerso che la Calabria è la regione con la più alta  percentuale di famiglie in povertà energetica; nelle isole e nel centro Italia vi è stato invece un calo; stabile il livello al Nord Italia e concentrazione più elevata nei     piccoli centri e nelle aree suburbane.

A livello regionale, la Toscana e le Marche hanno registrato la percentuale più bassa con il 4,5°%, la Calabria quella più alta, con il 22,4%: quest’ultima è anche la regione che registra l’incremento maggiore (+5,7 punti percentuali), a fronte di una riduzione o di una sostanziale stabilità nelle altre regioni italiane.

Andrea Gentili

 

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