Inclusività e sostenibilità – istanze compatibili?

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Le parole inclusività e sostenibilità sono diventate sempre più popolari negli ultimi decenni, insieme ad una crescente apparente consapevolezza delle sfide globali e delle questioni sociali ed ambientali, e racchiudono in sé il concetto di “salvezza” rispetto a queste stesse istanze.

Ma è davvero così?

  1. Cosa è la sostenibilità. Permettetemi una lunga citazione da Treccani:

“Nelle scienze ambientali ed economiche, condizione di uno sviluppo in grado di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della generazione presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. Il concetto di s. è stato introdotto nel corso della prima conferenza ONU sull’ambiente nel 1972, anche se soltanto nel 1987, con la pubblicazione del cosiddetto rapporto Brundtland, venne definito con chiarezza l’obiettivo dello sviluppo sostenibile (sviluppo) che, dopo la conferenza ONU su ambiente e sviluppo del 1992, è divenuto il nuovo paradigma dello sviluppo stesso.

 La s., sotto il profilo dei contenuti ambientali, discende dallo studio dei sistemi ecologici, tra le cui caratteristiche assumono rilevanza proprietà quali la capacità di carico, le possibilità di autoregolazione, la resilienza e la resistenza che, nel loro insieme, influiscono sulla stabilitàdell’ecosistema. Un ecosistema in equilibrio è implicitamente sostenibile; inoltre, maggiore è la sua stabilità maggiori sono le sue capacità di autoregolazione rispetto a fattori interni, e soprattutto esterni, che tendono ad alterarne lo stato di equilibrio. I fattori che ancor più disturbano l’equilibrio degli ecosistemi sono le relazioni che gli stessi instaurano con un altro tipo di sistema complesso come quello antropico. L’interazione tra i due sistemi complessi aumenta le probabilità di perturbazioni e fa aumentare il rischio di alterazioni irreversibili. In particolare, la ricerca pone attenzione sulla possibilità che si verifichino le cosiddette reazioni non lineari, alterazioni irreversibili dell’equilibrio del sistema ambientale in prossimità di valori soglia della capacità di carico, o se si vuole di recupero, del sistema stesso. La capacità di risposta e regolazione dei sistemi interessati alle perturbazioni a sua volta è tanto maggiore quanto più grande è la varietà strutturale e funzionale del sistema.

Il concetto di s., rispetto alle sue prime versioni, ha fatto registrare una profonda evoluzione che, partendo da una visione centrata preminentemente sugli aspetti ecologici, è approdata verso un significato più globale, che tenesse conto, oltre che della dimensione ambientale, di quella economica e di quella sociale.

I tre aspetti sono stati comunque considerati in un rapporto sinergico e sistemico e, combinati tra loro in diversa misura, sono stati impiegati per giungere a una definizione di progresso e di benessere che superasse in qualche modo le tradizionali misure della ricchezza e della crescita economica basate sul PIL. In definitiva, la s. implica un benessere (ambientale, sociale, economico) costante e preferibilmente crescente e la prospettiva di lasciare alle generazioni future una qualità della vitanon inferiore a quella attuale.

Tale approccio può essere formalizzato mediante funzioni di benessere sociale, ossia relazioni tra il benessere della società e le variabili che concorrono allo stato economico e alla qualità della vita. In questo senso appare particolarmente importante la distinzione tra s. debole e s. forte. La prima ammette la sostituzione, all’interno del capitale da tramandare alle generazioni future, del capitale naturale con capitale manufatto (quello creato dall’uomo), mentre la s. forte introduce la regola del capitale naturale costante. Le argomentazioni a favore di quest’ultima si basano sul fatto che un sistema ambientale meno complesso sarebbe meno dotato di quelle proprietà (resilienza, stabilità, capacità di autoregolazione) che ammortizzano il rischio di reazioni non lineari. “

Condizione sine qua non per lo sviluppo sostenibile, quindi, per prima cosa è che ci sia sviluppo, e che esso sia mantenuto, grazie anche alla crescita economica, per le generazioni future, ossia senza dilapidare risorse e senza compromettere l’ambiente.

Ora, non possiamo fare a meno di notare che non tutti i posti del mondo sono sviluppati allo stesso modo.

Possiamo verificare qualche dato. E qui riprendo la traccia solcata nel mio libro del 2010, Lezioni Africane.

Questa è la mappa, fornita dal Fondo Monetario Internazionale, del Prodotto Interno Lordo pro capite nel mondo

PIL pro capite, dati FMI

Come si vede, in alcuni Paesi vi è più ricchezza per persona rispetto che in altri.

Ora, il sistema economico è specchio del sistema sociale, che, come tutti i sistemi creati da esseri viventi, è funzionale al mantenimento in vita il più a lungo possibile il singolo organismo. Il sistema poi, se di successo, tenderà a diffondersi perché maggiormente funzionale alla vita rispetto a sistemi recessivi dei quali prende posto.

Prendiamo ora la mappa dell’aspettativa di vita nel mondo:

Aspettativa di Vita

E notiamo una tendenziale sovrapposizione delle due mappe: dove c’è più ricchezza, si ha una maggiore aspettativa di vita, nonostante la minore ospitalità dell’ambiente naturale (sopra e sotto i tropici si muore di freddo d’inverno, vi sono stagionalità nella disponibilità di cibo e si è soggetti a carestie, e nelle zone desertiche, beh, c’è il deserto…).

Il sistema economico, quindi, è funzionale allo sviluppo del genere umano, ed è uno strumento che consente di contrastare le avversità del clima e dell’ambiente.

Tra sistemi economici, inoltre, notiamo delle differenze: alcuni sono più efficienti di altri, nonostante sembrino meno supportivi (il sistema capitalistico) ed altri che dovrebbero esserlo, invece – i sistemi socialisti – sono meno efficienti. Ma questo potrebbe non avere rilevanza per chi obiettasse che i sistemi capitalistici sono performanti perché predano quelli meno evoluti. Una volta era così, con le colonie, mentre ora sono i sistemi socialisti che sfruttano maggiormente il proprio ambiente e la propria popolazione: basti vedere la crisi ambientale in Cina e la sua mancata adesione alle politiche internazionali di abbattimento dell’inquinamento:

livello di inquinamento

Quindi possiamo dire che se è sostenibile un sistema economico che cresca, che garantisca il benessere della popolazione, e preservi l’ambiente e le risorse per le generazioni a future, esso è compiuto con maggior capacità di raggiungimento degli obiettivi nei Paesi a capitalismo avanzato.

Ma questo non è un mistero: altrimenti non ci sarebbero movimenti migratori verso tali Paesi…

movimenti migratori

direzione delle migrazioni

…ne’ Paesi socialisti che tendino ad utilizzare gli strumenti propri dell’economia capitalista, ad esempio la finanza[i] e la mass production[ii].

Ora passiamo al secondo concetto.

  1. Inclusività. Interroghiamo ancora una volta la Treccani:

“Termine con cui si designano in senso generale orientamenti e strategie finalizzati a promuovere la coesistenza e la valorizzazione delle differenze attraverso una revisione critica delle categorie convenzionali che regolano l’accesso a diritti e opportunità, contrastando le discriminazioni e l’intolleranza prodotte da giudizi, pregiudizi, razzismi e stereotipi.

Diversamente dall’integrazione, il cui focus primario è costituito dall’individuo in quanto segmento di una totalità organica distintamente delimitata, l’inclusività postula la costruzione di contesti resi sensibili alle diversità, al cui interno l’azione sociale assicuri a ciascun soggetto eguaglianza di dignità, potere e rappresentanza, nel pieno rispetto di orientamenti, competenze e attitudini individuali.

Il termine si è diffuso in Italia dagli anni Novanta del Ventesimo secolo soprattutto in ambito educativo e formativo, trovando nei decenni successivi vasta applicazione nella didattica scolastica per denotare strategie educative atte a rispondere alle necessità dell’intera popolazione studentesca, con priorità per i soggetti fragili, rispettando e valorizzando le differenze individuali e definendo competenze specifiche e forme di insegnamento multilivello e pluridisciplinari. Parallelamente, il termine ha registrato un ampio utilizzo nel dibattito sulle questioni di genere per problematizzare l’assegnazione convenzionale dei ruoli sociali sulla base del modello binario della cisessualità (i.e., il pieno riconoscimento dell’identità di genere socialmente attribuita al sesso biologico di appartenenza), ponendo in discussione le discriminazioni sessiste radicate fin nelle basi delle strutture linguistiche: in questo ambito, si è registrato in anni recenti il rifiuto – precocemente formulato da A. Sabatini nelle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana (1987) – di quelle convenzioni che ostacolano l’identificazione, la nominazione e la comprensione delle differenze, come nel caso della sovraestensione a gruppi misti dell’uso del maschile plurale nelle lingue flessive, di cui è stata proposta la sostituzione – sebbene ostacolata dall’assenza di corrispondenza fonica – con simboli grafici quali lo scevà, l’asterisco e la chiocciola con funzione di suffisso neutro.”

Fondamentale è la distinzione riconosciuta anche da Treccani tra inclusività e integrazione: una società è inclusiva, mentre un individuo si integra o viene integrato.

Mentre la prima denota un atteggiamento “attivo per la passività,” ossia la predisposizione di sistemi per esser più passivi, l’abbattimento di resistenze culturali e di accettazione della diversità (l’accettazione è una attività passiva), la seconda comporta l’attuazione, da parte del soggetto, di un processo di deculturazione (abbandono di parte della cultura di provenienza) e di acculturazione (adozione di parte della cultura ospitante), funzionale alla valorizzazione delle peculiarità (pur preziose) dell’individuo all’interno della società che si trova ad ospitarlo.

Facciamo una piccola digressione concernente l’investimento pro capite in istruzione a seconda dei Paesi e diamo un’occhiata a questa tabella:

spesa annua per ogni studente per Paese

Questa tabella ci dice che – in media – un giovane di 24 anni proveniente dal Regno Unito ha beneficiato di investimenti (costo per lo Stato) nella sua educazione, di svariate volte più importanti di un giovane della stessa età che provenga dalla Colombia o dal Messico.

L’investimento fatto dal Sistema Stato è importante perché ne beneficia – poi – il contesto dove il giovane viene chiamato ad esser produttivo. A parità di capitali e fattori abilitanti nella produzione, un investimento in know-how maggiore rende di più rispetto ad un investimento minore. Quindi per la Francia, facciamo un esempio, è più conveniente ospitare un immigrato inglese rispetto ad un immigrato messicano.  Non è quindi vero che un 24enne vale l’altro.

Ora torniamo alla distinzione iniziale tra aree geografiche.

  1. Aree geografiche omogenee: nel caso di migrazione da un’area geografica avente determinate caratteristiche ad un’altra avente le stesse caratteristiche, questa non comporta un grande sforzo né da parte del soggetto né da parte della società ospitante, se non, forse, un adeguamento linguistico.

Aree geografiche disomogenee:

  1. Società ospitante avanzata, area di provenienza non così avanzata. Immaginiamo il 24 enne che proviene da un’area geografica tra le meno performanti in termini economici, sociali e in estrema sintesi, di qualità ed aspettativa di vita, e che emigra in un’area geografica in cui questi elementi fossero maggiormente performanti. Egli, per trarne beneficio immediato e sostentamento per chi ha lasciato indietro (esportazione di ricchezza) pretenderà inclusività. Ma la società accogliente, per beneficiare del suo apporto, gli dovrà chiedere di integrarsi. Se, al contrario dovesse esser la cultura ospitante a doversi adattare a quella dell’ospite, ne risentirebbe, in quanto adotterebbe modelli sociali, economici e altri meno performanti dei propri, danneggiandosi, diventando recessiva in termini di sostenibilità.
  2. Società ospitante meno avanzata, individuo proveniente da società avanzata. In tal caso, la società meno avanzata dovrebbe essere inclusiva, e il soggetto dovrebbe integrarsi solo per quel che concerne la capacità di interazione con il luogo, ma non abbandonare quei costumi, quelle conoscenze e quegli usi di provenienza che hanno generato la differenza in positivo tra la cultura di provenienza e quella di approdo.

Ma l’inclusività non ha a che fare solo con le differenze della cultura di provenienza, ma anche, sempre di più recentemente, circa gli orientamenti sessuali dei soggetti.

Ora, sal punto di vista pratico, facciamo una riflessione sinecogica, partendo dall’esame di questa carta, rappresentante il tasso di fertilità delle donne a seconda dei Paesi.

fertilita’

Notiamo che la fertilità globale è calata, in ragione della diminuzione della fertilità dei Paesi sviluppati.

I cambiamenti culturali e sociali rappresentano una delle principali ragioni dietro la diminuzione del tasso di fertilità nelle economie avanzate. Questo fenomeno può essere analizzato attraverso diversi aspetti:

–  Ritardo della maternità: Negli ultimi decenni, c’è stato un cambiamento nei valori culturali e sociali riguardanti il momento in cui le persone decidono di avere figli. Le persone, in particolare le donne, stanno posticipando sempre di più la maternità a causa di una serie di motivi, tra cui il desiderio di perseguire l’istruzione superiore, stabilirsi nella propria carriera professionale e raggiungere una stabilità economica prima di intraprendere la genitorialità. [i]

–  Cambiamento nei ruoli di genere: Nel corso degli anni, ci sono stati significativi cambiamenti nei ruoli di genere all’interno della società. Le donne stanno sempre più entrando nel mercato del lavoro e assumendo ruoli chiave in settori tradizionalmente dominati dagli uomini. Questo cambiamento ha portato a un ridimensionamento del ruolo tradizionale della donna come principale caregiver della famiglia e ha influenzato la percezione sociale della maternità e della genitorialità[ii].

–   Individualismo e autonomia: Le società avanzate sono sempre più caratterizzate da un’ideologia individualista che promuove l’autonomia individuale e l’auto-realizzazione. Questo può portare le persone a privilegiare il perseguimento di obiettivi personali e l’autonomia individuale rispetto alla formazione di una famiglia e alla genitorialità[iii].

–   Cambiamenti nelle strutture familiari: Le strutture familiari tradizionali stanno subendo cambiamenti significativi, con un aumento dei modelli familiari non tradizionali come le famiglie monoparentali, le coppie senza figli e le famiglie ricomposte. Questi cambiamenti possono influenzare le decisioni riguardanti la genitorialità e contribuire alla diminuzione del tasso di fertilità[iv].

Diminuendo la fertilità, diminuisce anche la sostenibilità del sistema.

Checché ne dicano alcuni ambientalisti, una popolazione in calo crea problemi.

Il mondo non è neanche vicino alla saturazione, e le difficoltà economiche derivanti dalla diminuzione dei giovani (cambiamento della piramide delle età) sono molte.

La più ovvia è che sta diventando sempre più difficile sostenere i pensionati di tutto il mondo. I pensionati si mantengono grazie alla produzione delle persone in età lavorativa, sia attraverso lo Stato, che impone tasse ai lavoratori per pagare le pensioni pubbliche, sia incassando i risparmi per acquistare beni e servizi o perché i parenti forniscono assistenza non retribuita.

Ma mentre il mondo ricco ha attualmente circa tre persone tra i 20 e i 64 anni per ogni persona di età superiore ai 65 anni, entro il 2050 ne avrà meno di due. Le conseguenze sono l’aumento delle tasse, i pensionamenti più tardivi, i rendimenti reali più bassi per i risparmiatori e, probabilmente, la crisi dei bilanci pubblici.

Il basso rapporto tra lavoratori e pensionati è solo uno dei problemi derivanti dal crollo della fertilità.

Un altro problema è di natura più sottile. I giovani hanno più di quella che gli psicologi chiamano “intelligenza fluida”, la capacità di pensare in modo creativo in modo da risolvere i problemi in modi completamente nuovi.

Questo dinamismo giovanile completa le conoscenze accumulate dai lavoratori più anziani. Porta anche il cambiamento.

È molto più probabile che i brevetti depositati dagli inventori più giovani riguardino innovazioni rivoluzionarie.

I Paesi più vecchi – e, a quanto pare, i loro giovani – sono meno intraprendenti e meno a loro agio nell’assumersi dei rischi.

Anche l’elettorato anziano ha un effetto particolare sulla vita della democrazia: esso calcifica la politica. Poiché gli anziani beneficiano meno dei giovani della crescita economica, essi si dimostrano meno entusiasti delle politiche pro-crescita, ad esempio quelle legate allo sviluppo immobiliare.

La distruzione creativa è più rara nelle società piu’ vecchie, ciò che fa perder loro opportunità di crescita che neanche riescono ad immaginare.

Per questo le politiche inclusive circa le preferenze sessuali che non portano alla procreazione non sono sostenibili.

Sebbene le economie in declino demografico necessitino di risorse provenienti dalle altre economie, è essenziale che le nuove risorse si integrino, non che vengano incluse tout court.

Includere vorrebbe dire accelerare il (nostro) suicidio, il suicidio della cultura più performante, alla quale le altre, per motivi biologici, tendono.

Inclusività e sostenibilità, quindi, non sono compatibili.

 

 

[i] Dati:

  1. Età media alla prima maternità:
    • Secondo dati dell’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), l’età media alla prima maternità è aumentata significativamente nelle economie avanzate negli ultimi decenni. Ad esempio, nell’Unione Europea, l’età media alla prima maternità è passata da 26,6 anni nel 2000 a 29,4 anni nel 2019.
  2. Tendenze globali:
    • Secondo uno studio condotto dal Pew Research Center nel 2020, l’età media alla prima maternità è aumentata in tutto il mondo, con paesi come Giappone, Spagna e Corea del Sud che registrano un’età media ancora più elevata rispetto alle economie avanzate in generale.

Fonti:

  1. Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE):
    • Report dell’OCSE intitolato “Fertility rates”, che fornisce dati e analisi sulle tendenze di fertilità nei paesi membri dell’OCSE. “L’età media alla prima maternità è aumentata costantemente nelle economie avanzate negli ultimi decenni, riflettendo cambiamenti nei valori culturali e sociali riguardanti la genitorialità.” (Fonte: OCSE, “Fertility rates”)
  2. Pew Research Center:
    • Studio intitolato “In many countries, delayed childbearing is pushing up the average age of mothers”, che analizza le tendenze globali riguardanti l’età alla prima maternità. “In molte economie avanzate, l’età media alla prima maternità è aumentata, con una tendenza al ritardo della maternità che riflette cambiamenti nei modelli sociali e nell’accesso all’istruzione e all’occupazione per le donne.” (Fonte: Pew Research Center, “In many countries, delayed childbearing is pushing up the average age of mothers”)

[ii] Dati:

  1. Partecipazione femminile al mercato del lavoro:
    • Secondo dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), la partecipazione delle donne al mercato del lavoro è aumentata significativamente negli ultimi decenni nelle economie avanzate. Ad esempio, negli Stati Uniti, la percentuale di donne in età lavorativa che lavorano o cercano lavoro è aumentata dal 43% nel 1970 al 57% nel 2020.
  2. Ruoli femminili in settori tradizionalmente maschili:
    • Secondo statistiche del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, le donne hanno visto un aumento della loro presenza in settori tradizionalmente dominati dagli uomini, come l’ingegneria, la tecnologia e la finanza. Ad esempio, la percentuale di ingegneri donne negli Stati Uniti è aumentata dal 9% nel 1970 al 27% nel 2020.

Fonti:

  1. Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO):
    • Rapporto dell’ILO intitolato “Women at work: Trends 2021″, che fornisce dati e analisi sulla partecipazione delle donne al mercato del lavoro a livello globale. “L’aumento della partecipazione delle donne al mercato del lavoro nelle economie avanzate ha portato a una ridefinizione dei ruoli di genere e ha influenzato la percezione sociale della maternità e della genitorialità.”
  2. Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti:
    • Statistiche e rapporti del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, che offrono informazioni dettagliate sulla partecipazione delle donne in settori specifici del mercato del lavoro. “Le donne stanno assumendo sempre più ruoli chiave in settori tradizionalmente dominati dagli uomini, come l’ingegneria e la finanza, contribuendo a una ridefinizione dei ruoli di genere nella società moderna.” (Fonte: Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, statistiche sui settori

[iii]  Dati:

  1. Tendenze di singolarità:
    • Secondo dati demografici dell’Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT), nelle economie avanzate c’è un aumento della tendenza alla singolarità, con un aumento dei single e dei nuclei familiari monoparentali.
  2. Preferenze personali:
    • Dati di sondaggi condotti da istituti di ricerca come Pew Research Center e Gallup indicano che un numero crescente di persone nelle società avanzate considera l’autonomia individuale e il perseguimento di obiettivi personali come priorità rispetto alla formazione di una famiglia.

Fonti:

  1. Istituto Nazionale di Statistica (ISTAT):
    • Rapporti demografici dell’ISTAT che forniscono dati e analisi sulle tendenze di singolarità e di formazione della famiglia nelle economie avanzate. “L’aumento della tendenza alla singolarità nelle economie avanzate riflette l’importanza crescente dell’individualismo e dell’autonomia nelle decisioni riguardanti la formazione della famiglia e la genitorialità.” (Fonte: ISTAT, rapporti demografici)
  2. Pew Research Center e Gallup:
    • Sondaggi e rapporti condotti da istituti di ricerca come il Pew Research Center e Gallup che esplorano le preferenze personali e le priorità dei cittadini nelle società avanzate. “I sondaggi condotti da istituti come il Pew Research Center e Gallup indicano che un numero crescente di persone nelle società avanzate priorizza l’autonomia individuale e il perseguimento di obiettivi personali rispetto alla formazione di una famiglia.” (Fonte: Sondaggi del Pew Research Center e di Gallup)

[iv]      ISTAT:

“Nel 2020, le famiglie monoparentali rappresentavano il 4,5% del totale delle famiglie italiane, rispetto al 3,7% nel 2010, secondo dati dell’Istituto Nazionale di Statistica italiano.” (Fonte: Dati demografici dell’ISTAT)

Ufficio del Censimento degli Stati Uniti:

“Nel 2020, il 24% delle famiglie negli Stati Uniti era composto da genitori single, mentre il 62% era costituito da coppie sposate, secondo i dati forniti dall’Ufficio del Censimento degli Stati Uniti.” (Fonte: Dati demografici dell’Ufficio del Censimento degli Stati Uniti)

[i] “La Cina ha sempre posto lo “sviluppo di elevato livello” tra i primi punti dell’agenda di governo, evidenziandolo come il primo e principale compito tra gli sforzi della Cina per costruire un Paese socialista moderno sotto tutti i punti di vista. Come intende il perseguimento dello “sviluppo di alto livello” nell’economia cinese? Come interpreta le sue specifiche connotazioni?

Lo sviluppo di nuove forze produttive è stato proposto dal segretario generale Xi Jinping nel settembre 2023: lo stato di produttività avanzata in cui l’innovazione gioca un ruolo di primo piano, è basilare per promuovere l’autosufficienza scientifica e tecnologica di alto livello. Anche per quanto riguarda lo sviluppo regionale coordinato, il segretario generale Xi Jinping ha allestito una serie di incontri incentrati sullo sviluppo regionale e ha tenuto discorsi importanti, guidando la direzione dello sviluppo, attraverso il pieno sfruttamento dei vantaggi di ciascuna regione, la costruzione di un assetto economico regionale con vantaggi complementari e sviluppo di alta qualità e trasformare l’energia potenziale dei divari di sviluppo nello slancio di uno avanzamento coordinato.

Alta qualità è anche la capacità di favorire uno sviluppo finanziario di notevole livello. Dalla Conferenza Centrale sul Lavoro Finanziario che propone che la finanza debba fornire servizi di alta qualità per lo sviluppo economico e sociale e alle dichiarazioni del segretario generale Xi Jinping che ha sottolineato – durante la cerimonia di apertura – la creazione di un seminario speciale sulla promozione dello sviluppo finanziario per i quadri dirigenti a livello provinciale e a livelli ministeriali che aderiscano fermamente alle caratteristiche cinesi. Per cui il contenuto rilevante delle Due Sessioni Nazionali di quest’anno sullo sviluppo finanziario di alta qualità ha attirato molta attenzione da parte di tutti i ceti sociali.”

Cina, modernizzazione, sviluppo e nuovo ordine mondiale di G.E.Valori – Nuovo Giornale Nazionale, 5 marzo 2024

[ii] “Le statistiche invece dimostrano – a parità di Covid-19 per tutti – che l’industria manifatturiera cinese rappresenta oltre il 28% del totale mondiale, mentre gli Stati Uniti d’America sono a circa il 16%. Inoltre, secondo i dati del Brookings Institution – centro di ricerca senza scopo di lucro, fondato nel 1916 con sede centrale a Washington D.C. – la RP della Cina ha mantenuto un reddito annuo di oltre due trilioni di dollari statunitensi dal 2018, il che dimostra pienamente i risultati raggiunti da Pechino nella governance economica a fronte di un’enorme incertezza globale. Inoltre, il governo cinese insiste nell’essere incentrato sulle persone, concentrandosi su uno sviluppo di alta qualità, perseguendo basse emissioni di carbonio, innovazione e sostenibilità e migliorando costantemente l’ambiente rurale e gli standard di vita delle persone.” Ut supra

 

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