Il consumo di carne di tartaruga marina può provocare la morte per chelonitossismo, un tipo di intossicazione alimentare
ROMA – Otto bambini e una donna sono morti dopo aver mangiato carne di tartaruga marina sull’isola di Pemba, nell’arcipelago di Zanzibar. Secondo quanto riportato dalle autorità, altre 78 persone sono state ricoverate in ospedale in seguito all’intossicazione. La carne di tartaruga marina è considerata una prelibatezza a Zanzibar, sebbene il suo consumo può rivelarsi spesso fatale. Una tragedia analoga è accaduta nel 2021, sempre a Pemba, quando sette persone, tra cui un bambino, morirono dopo aver mangiato carne di tartaruga marina.
LA CARNE DI TARTARUGA MARINA
Sebbene sia un animale a rischio estinzione, in molte parti del mondo si continua a consumare carne di tartaruga marina. A Zanzibar, ad esempio, è considerato un piatto prelibato. Tuttavia, nelle sue carni si nasconde un’insidia di cui non tutti sono a conoscenza. Il suo consumo, infatti, può provocare la morte per chelonitossismo, un tipo di intossicazione alimentare.
La tossina fatale è contenuta in alcune alghe di cui si nutrono le tartarughe marine. Gli esemplari colpiti sembrano sani e non mostrano segni di malattia. A lungo andare le tossine si accumulano nei tessuti della tartaruga: la carne, a quel punto, è tossica e può risultare fatale per l’uomo se consumata, sia cruda che cotta. I sintomi del chelonitossismo sono simili a quelli di altri tipi di intossicazione alimentare, quindi la diagnosi può essere difficile da stabilire. Attualmente, non esiste un antidoto.
Quattro specie di tartarughe marine sono state associate al chelonitossismo: tartaruga embricata (Eremochelys imbricata), tartaruga verde (Chelonia mydas), Caretta caretta gigas, tartaruga liuto (Dermochelys coriacea), oltre alla tartaruga guscio molle gigante della Nuova Guinea (Pelochelys bibroni), una specie d’acqua dolce.