Maria Grazia Cucinotta: “Porto con me il grande cuore della Puglia”

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L’esperienza umana e professionale le ha insegnato che non sei tu a scegliere di fare l’attore, ma è il pubblico a sceglierti. E Maria Grazia Cucinotta dal pubblico è amata. Per l’indimenticabile attrice de “Il postino” le dimostrazioni d’affetto sono tangibili. L’occasione di incontrare quel sorriso acceso e gli occhi scuri come le notti sull’Isola è il nuovo film scritto e diretto da Beppe Cino.

“Gli agnelli possono pascolare in pace”, in concorso al “Bif&st 2024”, sarà al cinema dal 21 marzo in anteprima nazionale Puglia e dall’11 aprile in tutta Italia. L’opera, che mescola al genere della commedia, la linea narrativa drammatica e le suggestioni del realismo magico, verrà presentata in anteprima mondiale il 20 marzo alle ore 18.30 al teatro “Piccinni” di Bari, alla presenza del cast, del regista e del produttore della Draka Corrado Azzollini.

Il ritorno sul set di un visionario.

«Sono stata davvero felice di tornare a lavorare con Beppe, regista che riesce a trasformare tutto in magia, senza rinunciare a messaggi precisi e forti.»

Il film affronta un’urgenza del nostro presente. Una riflessione universale, poetica, lucida e a suo modo anche leggera sul limite rappresentato dal concetto di confine, sia esso territoriale, sociale o culturale. Anche lei è stata vittima di questo pregiudizio?

«Certo che sì, purtroppo! Da sempre il Sud viene considerato di Serie B. C’è quel continuo bisogno di dimostrare che ce la puoi fare e, quando vai al Nord, è per grazia ricevuta che ti possano accogliere. Anche se poi, a ben guardare, il Nord è fatto tutto di Sud.»

Delle menti mediocri tracciano una linea di demarcazione al solo scopo di separare invece che unire.

«Ma le vite sono tutte uguali, che tu sia nato al Nord o al Sud. Solo, chi nasce nel Sud cresce con la bellezza negli occhi.»

La pellicola è stata girata interamente a Molfetta. Per una sicula Doc, com’è stato calarsi nelle vesti di una pugliese?

«Il Sud è bello tutto, senza distinzione. E poi l’accento messinese è identico a quello pugliese, e anche alcuni piatti sono pressoché uguali.»

Una terra che ti accoglie, ti fa sentire a casa. Qual è l’immagine che si porta dietro?

«Porto con me il cuore grande della sua gente.»

Interpreta il ruolo di Alfonsina Milletarì, ingenua donna del popolo, a cui appare in sogno la Madonna. Qual è il suo rapporto con la fede?

«Sono molto credente, cresciuta in una famiglia di credenti. Ho sempre pensato che, oltre a quello che vediamo, esista un mondo meraviglioso dove un giorno potremo andare e che non siamo soli. Tutto questo mi ha aiutato nella vita, tante volte addirittura salvato.»

La protagonista è animata dalla curiosità e non dall’obbligo di un amore di parte. Curiosità e amore, dunque. Fuori dal personaggio, come vive questi due sentimenti?

«Sono una persona assetata di conoscenza: ho sempre viaggiato, esplorato. E, ogni volta, la curiosità mi ha portato a mettermi alla prova. Quanto all’amore, è tutto per me. Sono una passionale, un’innamorata. Se non mi piace quello che faccio, mi annoio.»

Le è capitato talvolta di “sbadigliare” sul lavoro?

«Tante volte! Non sempre il successo è seguito da altri successi. Per contro, gli insuccessi fanno sì che, prima o poi, arrivi anche il successo.»

Ispirato alla sonata di Bach 208, il titolo è diventato “Gli agnelli possono pascolare in pace” a sottolineare come le vittime sacrificali per antonomasia possano crescere e trovare l’opportunità di un nuovo equilibrio. Davvero si può cambiare qualcosa?

«Tutto può cambiare, l’importante è volerlo. Dobbiamo essere noi il cambiamento e non aspettare che qualcuno cambi qualcosa al nostro posto.»

Ogni ruolo interpretato ha contribuito alla sua crescita, anche psicologica.

«Oggi sono una Maria Grazia molto più completa. Ho vissuto tante vite e ognuna mi ha lasciato qualcosa che mi ha migliorato. Soprattutto mi hanno fatto da specchio, mostrandomi quali fossero i miei errori, le frette, le ansie. Ho realizzato di non volere più farmi vivere dal tempo ma vivere il mio tempo.»

Sono anche emerse delle amarezze, alcuni rimpianti?

«Non ho mai vissuto di rimpianti. Difendo ogni mia scelta, anche perché ho tutta la vita davanti. Sono una giovane cinquantacinquenne che ancora ha tanto da dire e da fare.»

Da sempre sensibile alle cause benefiche, nel 2019 fonda la Onlus “Vite senza paura”, per combattere forme di abuso come il bullismo, la violenza sulle donne e l’emarginazione. Quali luoghi comuni andrebbero sfatati?

«Bisognerebbe educare i bambini, fin da piccoli, che si può anche perdere, senza pensare di essere dei falliti. Far capire loro che non ci sono i machi da una parte e le femminucce dall’altra, o le donne con le palle. E, sopra ogni cosa, il primo luogo comune che andrebbe sfatato è quello che nessuno è proprietario della vita di un altro.»

Su La7, il sabato “a tu per tu” e nel day-time domenicale la conduzione di un programma di cucina. Qual è l’ingrediente perfetto che la fa essere Maria Grazia Cucinotta?

«Il sole, il mare, il fumo del vulcano, la mia terra… mi hanno reso la persona che sono oggi.»

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