In Sardegna al via stagione irrigua, “nel Sud riduzione d’acqua anche del 50%”

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Perra (Consorzio bonifica): “Quest’anno potranno essere irrigati 5.000 ettari di campi in meno. Basta sprechi”

Autore: Andrea Piana

CAGLIARI – Brutte notizie per le campagne del Sud Sardegna. Nella stagione irrigua ormai alle porte- anticipata da mesi di scarse piogge e temperature sempre più elevate- si prevede una contrazione della dotazione di acqua del 30%, con punte addirittura del 50% nel distretto del Cixerri. Tradotto, se nel 2023 si sono potuti irrigare circa 20.000 ettari di campi, quest’anno saranno appena 15.000. I dati li fornisce Efisio Perra, presidente del Consorzio di bonifica della Sardegna Meridionale, che non nasconde la preoccupazione in una conferenza stampa convocata questa mattina per lanciare un appello agli agricoltori e alla politica: “Se perdura questa situazione, non so l’anno prossimo che scenari si apriranno– avverte-. A chi lavora la terra diciamo che la risorsa va utilizzata al meglio, non sprechiamola. Alle istituzioni ribadiamo l’urgenza di investire nel collaudo delle opere e nei lavori di manutenzione delle reti di distribuzione d’acqua: i dati ci dicono che circa la metà della risorsa accumulata va dispersa. E’ importante, poi, accelerare nel piano di riutilizzo delle acque reflue a fini irrigui”.
Le proposte del Consorzio per combattere l’emergenza non mancano: a partire dal monitoraggio e controllo satellitare, spiega Perra, per arrivare a misurazioni dell’acqua attraverso il telecontrollo, “azioni che stiamo già portando avanti come Consorzio. Servono poi nuovi bacini di accumulo: non sono necessarie grandi opere come quelle costruite nell’800, ma piccoli invasi che diano risposte ai territori”.
Preoccupazione viene espressa anche dalle associazioni agricole: “L’utilizzo delle acque reflue- spiega Giorgio Demurtas, presidente di Coldiretti Cagliari- può essere una strada interessante da percorrere, ma non basta: occorre eliminare il tabù sulla costruzione di nuove dighe. Si possono fare dei piccoli invasi- non servono grandi opere- che avrebbero una doppia valenza, idrica e di salvaguardia ambientale”. Non solo. “È arrivato il momento di fare un ragionamento serio sulla colture ‘food’ e ‘no food’, come la produzione di biomassa- spiega Demurtas-. Mi attirerò qualche antipatia, perché il ‘no food’ è prodotto sempre da agricoltori, ma occorre dare priorità a chi, per esempio, porta avanti i frutteti”.

 fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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