Un pareggio che sa di tragedia: il Bari, il tormento e la lotta senza fine

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Foto SSC Bari

In questa stagione di tormenti, il Bari ha ancora una volta deluso i suoi tifosi con un pareggio che sa più di sconfitta, anzi di resa, che di punto guadagnato. L’1-1 contro il Cittadella non è solo un risultato, ma il simbolo di un dramma sportivo che sta consumando la città. Con la retrocessione che incombe minacciosa, ci si aggrappa alla flebile speranza dei playout, ma la realtà è che anche questi apparirebbero una scalata ripida e insidiosa.

“I miracoli non si fanno,” questa frase dovrebbe essere incisa negli spogliatoi del Bari, perché riflette la triste verità di una squadra che è ormai l’ombra di sé stessa, posto che lo sia mai stata. Non è questione di cattiva volontà – questi giocatori danno ciò che hanno – ma è evidente che hanno poco da offrire. Friedrich Nietzsche una volta disse, “Chi lotta con i mostri deve guardarsi di non diventare a sua volta un mostro“. Eppure, il Bari sembra aver perso questa lotta, trasformandosi in un simulacro di ciò che una volta rappresentava nel calcio.

Il Bari di quest’anno è stato descritto come la peggiore rosa degli ultimi vent’anni. Questi uomini, privi di una chiara idea tattica e costantemente sopraffatti sul campo, hanno mostrato ancora una volta la loro incapacità di trasformare il gioco in qualcosa di più che una mera sopravvivenza. Benali e Maiello che si pestano i piedi, Puscas invisibile sul campo, e il gol – arrivato solo grazie a un errore avversario – dimostrano una squadra che non solo è tecnicamente inferiore, ma anche spiritualmente esausta.

Il calcio, si sa, è lo specchio della vita stessa. E come scriveva Samuel Beckett, “Dove mai sono nato io, lì dove sono stato sempre estraneo.” Così si sentono i tifosi del Bari, estranei in una città dove il calcio una volta era motivo di orgoglio e ora di vergogna.

E ora, guardando al match contro il Brescia, il cuore si appesantisce ulteriormente. Vincere sembra un’impresa titanica per chi non ha più vinto da tre mesi. Le altre squadre, come l’Ascoli e la Ternana, mostrano carattere e determinazione, qualità che al Bari sembrano solo un lontano ricordo.

La squadra avversaria del Cittadella ha combattuto con il cuore, mostrando che la passione può superare anche le barriere più alte, quelle dei plyaoff preclusi dal Brescia. Ma il Bari? Il Bari non ha mai fatto intravedere il cuore, il fuoco, e l’anima che avrebbero dovuto sviluppare il gioco. Nonostante quattro cambi di allenatore, non c’è stato alcun vero progetto di gioco, nessun vero spirito di squadra.

Sibilli non è in condizione, lo si vece da tempo, però quando non si hanno alternative si spera che si inventi qualcosa anche dall’alto dei suoi dieci gol, potenzialmente può fare qualcosa, ci si aggrappa a questi giocatori. Vicari che per l’ennesima volta non anticipa l’avversario che puntualmente gli fa gol. Oggi Acampora e Pissardo i migliori nel Bari. E’ assurdo che un ragazzo di vent’anni come Nasti debba uscire ogni santa partita per stanchezza, non è possibile, no. Attacchiamoci a qualsiasi cosa, l’incubo della C è evidente, non che prima ce la potessimo prendere alla leggera.

Ora, mentre la stagione volge al termine con più sospiri che applausi, oltre a pregare, ci rimane solo da riflettere su cosa significhi davvero sostenere una squadra come il Bari. Ernest Hemingway scrisse: “Il mondo spezza tutti e poi molti sono forti proprio nei punti spezzati“. Forse, solo forse, questa è la lezione che il Bari deve imparare: come rinascere dalle proprie ceneri, più forte e più unito che mai. Ma ci riuscirà venerdì sera? E soprattutto cosa e come si può imparare a cinque giorni dalla fine del torneo o, magari, a quindici playout inclusi?

Ma per ora, rimaniamo qui, delusi e demoralizzati, a guardare una squadra che sembra destinata a un cammino tortuoso, sperando in una salvezza molto difficile ma, sulla carta, ancora possibile, nonostante le tenebre del presente.

Verrebbe voglia di urlare, di gridare, di puntare l’indice verso tutti e chiedere giustizia, ma noi proviamo a fare i giornalisti e cerchiamo di essere obiettivi e soprattutto calmi.

Questa squadra è ridotta così male che si è accontenta del pareggio oggi, è assurdo, ed è stata pure graziata da Rizza che ha sbagliato il gol a porta vuota. E’ davvero incredibile assistere impotenti allo scempio da parte della squadra di accontentarsi il pareggio, oggi! Dovevano giocare con grinta, metterci tutto, mangiare l’erba, sudare l’anima, ed invece oggi possiamo dire che gli è andata bene perché avrebbero ampiamente meritato di perdere.

Cosa pretendere di più da questa gente che indossa indecorosamente la maglia del Bari? Ed evitiamo, per l’ennesima volta, di parlare delle reali responsabilità magari per quelle ci aggiorniamo a fine torneo.

Massimo Longo

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