Bari tra sacro e profano. Anzi solo sacro perché anche il Bari è qualcosa di sacro. Sicché mentre la città di Bari si immerge nelle celebrazioni per la festa di San Nicola, una notevole coltre di preoccupazione addensa l’atmosfera festosa. Domani, il Bari scenderà in campo contro il Brescia in una partita decisiva che potrebbe segnare una dolorosa retrocessione in Serie C, così come potrebbe rappresentare una speranza perché certezze non ce ne sono. Questa sfida si presenta come un autentico “dentro o fuori”, un test di resistenza e coraggio in un momento critico della stagione. I fuochi pirotecnici mancati potrebbero essere un segnale mistico e, ovviamente, negativo. In tanti si sono recati in Basilica per accendere ceri a San Nicola, a pregare e chiedere una grazia affinché possa far qualcosa per evitare la retrocessione, ci si aggrappa a tutto. Anche una fiaccolata biancorossa sul Ponte Adriatico per provare ad esorcizzare il momento. Ma in questo momento più che votarsi alla religione, occorre che i calciatori del Bari mettano fuori tutto quello che hanno.
Verrebbe voglia di essere banali e scontati, non è il caso di ricordarsi di Pierre De Coubertin e che si tratta, in fondo, pur sempre di sport, e non è il caso nemmeno di ridurre Bari Brescia ad una mera “partita di pallone”, qui non è così. Troppe le cocenti delusioni, troppe le amarezze ingoiate e subite per poter accettare un altro affronto come la retrocessione dopo la precedente tragedia sportiva dell’11 giugno scorso a causa della quale in tanti devono ancora riprendersi del tutto. L’umore in città è complesso. Da un lato, le strade si riempiono di fedeli e festeggiamenti per il patrono della città, dall’altro, i tifosi del Bari sono costretti a confrontarsi con la possibilità di una retrocessione, scenario che ha gettato ombre di timore e incertezza tra gli appassionati. Dopo una serie di prestazioni deludenti, il sostegno della città si fa sentire, richiedendo ai giocatori di mostrare il loro vero valore e spirito combattivo. E pensare che 15 anni fa di oggi c’erano in centomila persone in Piazza Prefettura a festeggiare la serie A col pullman dei giocatori appena sbarcati a Bari da Piacenza. Lo scorso anno di questi tempi si sognava ad occhi aperti. Oggi si vive nel dramma.
La tifoseria barese, una delle più appassionate e fedeli del panorama calcistico italiano, non merita di vedere la propria squadra sprofondare senza lottare. È essenziale che i giocatori, proprio ora, dimostrino di poter onorare la maglia e l’amore incondizionato dei loro sostenitori.
Domani, il San Nicola deve diventare un fortino di passione e incoraggiamento. È un appello a tutti i tifosi di unirsi, di sostenere la squadra con voce forte ma pacifica. La non violenza deve essere il nostro credo; Bari è una città di accoglienza, non di violenza. Le autorità hanno predisposto un imponente schieramento per garantire la sicurezza, segno tangibile delle tensioni che si respirano, ma è fondamentale ricordare che la vera forza si manifesta attraverso il supporto pacifico e critico.
Per infondere un ulteriore senso di determinazione, possiamo rifarci alle parole del filosofo greco Epitteto, che disse: “Non è ciò che ti accade, ma come reagisci, ciò che conta.” Questa citazione risuona profondamente nel contesto attuale del Bari, ricordando ai giocatori e ai tifosi che la vera prova del carattere non è nelle avversità stesse, ma nella maniera in cui scegliamo di affrontarle.
In questi momenti di prova, dove la paura si mescola con la speranza, è vitale diffondere messaggi di forza e coraggio. Che si vada allo stadio, che si riempiano gli spalti, che si faccia sentire il calore della presenza, che si lotti insieme alla squadra, non contro di essa. Solo così, anche in caso di sconfitta, si potrà dire che avranno dato tutto, “di aver sudato ed onorato la maglia”, come si conviene a chi ha il cuore pulsante di Bari. I conti, poi, si fanno alla fine.
In vista dei playout, che si pensi prima a dare il massimo in questa battaglia imminente. Questa deve essere la prima delle due finali, è un capitolo che scriviamo insieme. C’è una generazione di tifosi da tutelare, un patrimonio di fede che sa rispondere presente, troppe generazioni si son perse per strada da decenni per gestioni parrocchiali e clientelari, generazioni che hanno dirottato le attenzioni fideistiche verso le squadre del nord. C’è da recuperarle. Ché San Nicola vegli sulla città e sul Bari, ma soprattutto che i protagnisti in campo escano carattere, determinazione, volontà, forza e coraggio in campo. Almeno alla fine. Che i tifosi penseranno al resto.
Massimo Longo