Osservatorio ISFOA lancia l’allarme: la direttiva green rischia di schiacciare le finanze delle famiglie italiane

Economia & Finanza

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L’approvazione della Direttiva Green da parte del Parlamento Europeo segna un importante passo avanti nella lotta al cambiamento climatico. Questa misura ambiziosa mira a trasformare radicalmente il settore dell’edilizia, imponendo norme stringenti per ridurre le emissioni di gas serra e il consumo energetico. Con l’obiettivo di rendere l’UE climaticamente neutra entro il 2050, la Direttiva stabilisce tappe cruciali per il 2030, ma comporta anche notevoli costi economici per i proprietari di immobili.

Secondo gli esperti dell’Osservatorio dell’Istituto Superiore di Finanza e Organizzazione Aziendale, per adeguarsi alla nuova normativa, ciascun proprietario potrebbe affrontare una spesa media di almeno 40 mila euro. Questo costo varia significativamente in base alla grandezza e alle condizioni attuali degli edifici. Gli interventi richiesti sono sostanziali e comprendono la sostituzione delle tradizionali caldaie con soluzioni più sostenibili, come le pompe di calore, spesso accompagnate dall’installazione di impianti fotovoltaici. Il costo degli adeguamenti è ancora più marcato per le abitazioni più grandi e meno efficienti dal punto di vista energetico. Ad esempio, il rinnovo di un villino di 200 metri quadrati in classe energetica G potrebbe costare oltre 150 mila euro. Questa cifra riflette la complessità e la portata degli interventi necessari per rispettare gli standard previsti dalla direttiva. Il rischio maggiore è che la direttiva, pur perseguendo obiettivi ecologici, ignori le disparità economiche e sociali tra i cittadini.

Le famiglie meno abbienti, o quelle che vivono in abitazioni più vecchie e meno efficienti, si troveranno di fronte a scelte impossibili: indebitarsi ulteriormente o non conformarsi alle nuove normative, subendo così penalizzazioni o limitazioni nell’uso delle proprie proprietà. La questione, secondo gli esperti di ISFOA, solleva dubbi significativi anche sulla reale equità di questa politica. Mentre le famiglie più ricche potrebbero affrontare gli adeguamenti necessari senza grandi difficoltà economiche, quelle a reddito medio e basso vedranno diminuire la loro già fragile capacità di spesa. Inoltre, l’incremento dei costi potrebbe non tradursi automaticamente in un miglioramento proporzionato dell’efficienza energetica, specie in strutture dove gli interventi richiesti sono più invasivi e costosi.

È imperativo che il Parlamento Europeo e il governo italiano riconsiderino gli impatti economici di questa direttiva, introducendo maggiore flessibilità e supporto finanziario per quelle famiglie che altrimenti sarebbero schiacciate dal peso di queste nuove e costose responsabilità. La sostenibilità ambientale non dovrebbe mai essere perseguita a scapito della sostenibilità finanziaria delle persone che si intende proteggere.

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