Studente calabrese ricostruisce la storia di Rodolfo Buscemi e Matteo Rizzuto, uccisi dalla mafia

Calabria

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Continuano i racconti degli studenti aderenti al progetto “#inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità” Carmine Falcone, studente della classe III sez. G del Liceo scientifico “Filolao” di Crotone, ha raccontato la storia di Rodolfo Buscemi e Matteo Rizzuto, uccisi nel quartiere palermitano di Sant’Erasmo nel 1982. Matteo e Rodolfo, giovanissimi erano alla ricerca di una verità scomoda che li condusse alla morte. Una storia drammatica i cui protagonisti cercano a tutti i costi di individuare i colpevoli dell’assassinio del fratello di Rodolfo, Totò.

L’omicidio di Rodolfo Buscemi e Matteo Rizzuto, avvenuto il 24 maggio 1982, è uno degli episodi di cronaca nera più noti della Sicilia degli anni Ottanta. Tale crimine si è verificato in un periodo di intensa attività mafiosa a Palermo, più precisamente nel quartiere di Sant’Erasmo.

Rodolfo Buscemi, era il fratello di Salvatore Buscemi, anche lui ucciso dalla criminalità organizzata. Dal momento della sua morte, insieme a suo cognato Matteo Rizzuto, decise di indagare sulla morte del fratello in quanto voleva dare un nome e un volto al mandante dell’omicidio e all’assassino. Il fratello era stato ucciso, sparato in testa, nel quartiere di Sant’Erasmo. Per approfondire meglio le sue ricerche, Rodolfo Buscemi decise di trasferirsi nel quartiere di Sant’Erasmo. Molti indizi raccolti da Rodolfo e Matteo facevano supporre che il mandante dell’omicidio fosse stato Filippo Marchese, boss del quartiere al tempo. Evidentemente però, le troppe domande dei due diedero fastidio alla criminalità locale e ben presto furono uccisi.

Il 24 maggio del 1982 Rodolfo Buscemi, allora ventiquattrenne, insieme al cognato Matteo Rizzuto, allora diciottenne, si trovavano dentro casa. Furono attirati fuori da delle persone che, con la finta scusa di offrire loro un posto di lavoro, lì rapirono e, in seguito, li uccisero. A vedere tutta la scena fu Benedetta, la sorella della vedova del fratello di Rodolfo, ucciso a sua volta. Benedetta osservò tutta la scena dalla finestra e poco dopo morì anche lei, in quanto per il troppo dolore, aveva iniziato a non mangiare. 

Nonostante gli sforzi investigativi, gli esecutori materiali e i mandanti dell’omicidio non furono mai identificati con certezza.

Questo caso, fa capire che perseguendo la legalità, a volte, si può venire ostacolati, anche brutalmente, come nel caso di Buscemi e Rizzuto. Bisogna ricordare però che la loro morte non è vana; infatti anche se l’omicidio rimane tuttora un caso irrisolto, la memoria di Buscemi e Rizzuto continua a vivere nella coscienza collettiva della Sicilia.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani rileva l’interesse e la partecipazione attiva degli studenti nell’approfondire pagine di storia e attualità italiane e nel ricostruire eventi drammatici spesso dimenticati dai media ma di profondo significato. Il recupero della memoria soprattutto di quanti sono meno noti è importante affinché il loro sacrificio non sia stato vano.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita nuovamente gli studenti e i docenti ad aderire al progetto #inostristudentiraccontanoimartiridellalegalità. Gli elaborati possono essere segnalati al CNDDU che li renderà visibili sui propri canali social (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com)

Prof. Romano Pesavento

Presidente CNDDU

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