Nell’intervista esclusiva con CAPOLUPO, ci immergiamo nel mondo affascinante del suo singolo d’esordio, “Gioie e Paranoie”. L’artista ci porta nel dietro le quinte del brano, offrendoci uno sguardo privilegiato sulla sua narrazione. Con una musica personale e una forte componente emotiva, CAPOLUPO svela il suo prossimo album, “Tra i miei disordini”, promettendo un viaggio coinvolgente tra tematiche intime e sonorità avvincenti.
Ci puoi raccontare come è nata l’ispirazione per “Gioie e Paranoie”, il tuo singolo d’esordio, e cosa lo rende così speciale?
“Gioie e paranoie” è nata di getto, con melodia e testo che si sono formati spontaneamente in pochi istanti. Come osservatore della realtà, ho tratto ispirazione dal desiderio inconscio di raccontare la frenesia dei nostri giorni, di una generazione intera intrappolata in una quotidianità sempre più frenetica. Questo brano segna anche il mio esordio come cantante solista, una bella sfida inaspettata fino a poco tempo fa.
Nel videoclip di ‘Gioie e Paranoie’ compare un orso che simboleggia la parte più giocosa e spensierata dell’uomo intrappolato nella routine. Qual è stata l’ispirazione dietro l’inclusione di questo personaggio insolito, e come credi che abbia contribuito alla narrazione visiva della canzone?
L’idea dell’orso è nata in collaborazione con Lisa Querzoli e Davide Spano, rispettivamente art director e regista. L’intuizione di inserire una figura ‘surreale’ come l’orso in un contesto domestico, in netto contrasto con la figura umana, ci è sembrata fin da subito efficace per creare un elemento sorprendente nello sviluppo del videoclip.
Problematiche legate alla società contemporanea, arte, storia, quando scrivi una canzone parti da un tema, da un testo, da un accordo, o dipende dai casi?
Di solito inizio con un’idea di chitarra, un nuovo riff o un giro armonico che mi suscita un’emozione. Da lì, sviluppo una melodia e un testo che poi affino fino a quando i concetti non scorrono fluidamente nel racconto. Le tematiche del disco che uscirà sono particolarmente intime e personali, genuine e solo apparentemente ingenue, credo che molte persone potranno identificarsi in esse.
Se dovessi etichettare la tua musica, sotto quale genere la collocheresti?
L’attitudine è rock con un approccio viscerale all’espressione artistica. Il mio background si è sviluppato fin dall’inizio attraverso esperienze in band di stampo rock, prima americano e poi british fine anni ‘90. Con il tempo, ho iniziato a contaminare questo background con una forte attrazione per le melodie aperte e la canzone d’autore. Questa fusione di elementi mi ha portato a identificarmi sempre di più con sonorità elettroacustiche, prestando particolare attenzione alla struttura della canzone, arricchita da intensi momenti strumentali che contribuiscono a stemperare l’emotività del racconto.
Questo progetto ha già debuttato dal vivo? Hai qualche evento in programma che vuoi presentare?
Al momento, sto organizzando il live con amici musicisti con i quali ho già collaborato in passato e che stanno dimostrando grande attaccamento al progetto. Siamo entusiasti di tornare a suonare insieme e condividere insieme le emozioni con il pubblico.
L’ultima parola a te…
“Gioie e Paranoie” anticipa un disco che è arrivato come un dono inaspettato, forse un miracolo, tendendomi la mano nel periodo più buio della mia vita. Tuttavia, questa volta, solo la musica non sarebbe stata sufficiente a colmare quel vuoto interiore e quel disordine che portavo dentro da troppo tempo… Mi fermo qui; il resto lo svelerò in occasione della pubblicazione dell’album prevista in autunno, intitolato “Tra i miei disordini”.
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