Lawrence e Federico: dal calcio a quella tragica staffetta di morte

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I ragazzi del Futura calcio di Ciampino sabato ricorderanno due di loro che non ci sono più: Lawrence il portiere e Federico il centrocampista, che si sono tolti la vita

Autore: Silvia Mari

ROMA – E’ quella storia di ragazzi, di un campo di calcio fuori dalla grande città, delle partite come duelli sanguigni d’altri tempi e poi gli abbracci, la mano sulla spalla del tuo amico che quel giorno ha qualcosa che non va. Venti anni fa erano giovanissimi i ragazzi del Futura calcio di Ciampino che sabato 1 giugno alle 17, al campo comunale di calcio, ricorderanno due di loro che non ci sono più: Lawrence il portiere e Federico il centrocampista, che si sono tolti la vita, nello stesso modo, a distanza di 7 anni l’uno dall’altro.
Ricordarli è tornare a quegli anni, a quelle anime di giovani che intorno al pallone avevano costruito una comunità, dove i dolori di ognuno, le paure feroci s’addolcivano nelle liturgie sportive di quella che era diventata una confraternita d’altri tempi, con riti e promesse.

IL CENTROCAMPISTA – Federico si è tolto la vita il 22 aprile di quest’anno, nell’ospedale lombardo dove era ricoverato. Nei giorni successivi sui social tanti amici e conoscenti d’università hanno pubblicato pensieri rivolti ai suoi anni di studente, e foto che lo immortalano con i suoi capelli mossi, con occhi scuri e un garbo innato. Brillante e talentuoso ingegnere lo ricorda l’amico di una vita, Salvo, che all’agenzia Dire racconta: “Quando sono arrivato a Ciampino all’inizio non conoscevo nessuno, lui mi ha fatto sentire a casa. Era sempre disponibile: che fosse il trasloco o portare la macchina dal meccanico, lui c’era sempre”. Risate, giochi, ma “da un pò di anni non era quello di una volta- ricorda- era stato ricoverato per una depressione. Secondo me si è manifestata quando è arrivato l’impiego che tutti invidierebbero e si è ritrovato al Nord, lontano dagli affetti e dalle amicizie. Con il Covid poi- racconta ancora- si sono amplificati i problemi. Voleva venire a lavorare giù a Catania, dove ha vissuto l’infanzia, era siciliano come me, ma non ce ne è stata l’opportunità”. Insieme Salvo e Federico hanno indossato la maglietta del Futura nel 2006: al tempo “era grintoso- ricorda l’amico fraterno- è sempre stato molto intelligente, parlava tante lingue, viaggiava per il mondo”. Fino a due settimane prima del tragico giorno Salvo parla con Federico che al telefono gli dice: “’Sono ricoverato, per la depressione’, ma ne parlava poco”. Il viaggio per andare a trovarlo prima a Torino e poi a Milano veniva spesso rimandato, ma qui e lì i due amici riuscivano a ritrovarsi sempre, come quella volta a Parigi. “Non me lo potevo aspettare- ammette Salvo quasi parlando a se stesso- se avessi intuito qualcosa sarei andato subito su. Era un fratello per me”, dice e ancora non ci crede che sia successo.

IL PORTIERE – “Nulla lasciava presagire quello che ha fatto. Stava passando difficili vicende personali e sentimentali: in casa si vedeva che non stava molto bene, ma nessuno si aspettava quanto è successo”. E’ lo stesso shock che lascia tutti impietriti quando prima di Federico, il 14 novembre del 2017, è Lawrence, a 41 anni, a togliersi la vita.
Lo racconta, alla Dire, suo fratello Valerio. “Era pomeriggio. Quel giorno, mio fratello era un vigile urbano, faceva il turno di mattina dalle 6 alle 13. Io non c’ero, in casa c’erano i miei genitori. Tutto è avvenuto intorno alle 17″. Il rumore sordo di un attaccapanni che cade, con una cintura di fortuna attaccata, rompe la quiete di quel pomeriggio, ma i genitori di Lawrence non lo sanno ancora: sembrava come altre volte quando i gatti di casa fanno cadere qualcosa e invece, come racconta Valerio, dietro quella porta c’era il loro ragazzo, ormai senza vita. “Aveva comprato da poco un telefonino e una macchina nuova e il giorno prima era andato da un ortopedico per tornare a giocare a calcio”, ricostruisce il fratello che non se la sente di parlare di depressione. “Io non credo ci sia un legame cosi diretto, ma ciò che spinge a togliersi la vita è molto più oscuro”, commenta. Sicuramente Lawrence era in un momento difficile, una scoperta sentimentale lo aveva deluso, disorientato. “Non ha lasciato bigliettini e ancora adesso ci interroghiamo se volesse davvero. Abbiamo pensato che forse volesse manifestare il suo grido di dolore, che fosse un modo per chiedere aiuto e tirar fuori il disagio, magari non voleva ammazzarsi, facendolo davanti a noi sperava che qualcuno lo avrebbe salvato. Continuo a vederlo più come un incidente che non come un suicidio volontario. Perché non farlo con la pistola di servizio?”, si domanda Valerio. Lawrence era un ragazzo dalla personalità complessa: “Fuori dalle righe, dissacrante, istrionico, irruento”. Non lascia bigliettini, ma tempo prima al fratello dà tutte le password bancarie e gli accessi social: “Metti caso- gli dice – che mi succedesse qualcosa”.

IL CALCIO, UN ‘NODO IN GOLA’ – “Il calcio è stato letteralmente una ragione di vita per noi- testimonia Valerio, che oggi scrive di sport- e da questa è dipesa la nostra felicità, il filo conduttore e l’essenza del benessere nella nostra famiglia: siamo una generazione di portieri. Lawrence ha legato la sua felicità a quella vittoria di campionato del Futura nella terza categoria del 2001.
Poi l’anno successivo l’infortunio: si rompe il ginocchio, lo portano a casa in braccio i suoi amici, Fabio e Alessandro. Arriva così l’infelicità, i molti chili presi lo portano a essere obeso. Si è trascinato per 3-4 anni, ma poi finalmente era tornato in forma, ne era così fiero”.

IL RICORDO – Domani, 31 maggio, per Federico si terrà una cerimonia all’università di Tor Vergata, dove si era laureato in ingegneria elettronica e sabato 1 giugno al comunale di Ciampino ci sarà un memorial per entrambi: con i compagni, il mister e le famiglie. “Faremo una maglia commemorativa, una targa per le famiglie e sono state invitate le autorità comunali”, fanno sapere gli ex compagni di squadra.
“Il Futura rispetto ad altre squadre ha sempre dato enorme importanza all’ aspetto sociale, accogliendo anche ragazzi meno fortunati o non proprio benestanti. Si diventava una famiglia”, ricordano. Il calcio come “un inno alla vita e un nodo in gola”, scriveva Pasolini. “Quel nodo in gola” sono Lawrence e Federico, in posa sorridenti per lo scatto di fine campionato con la maglia del Futura che gli amici conservano: era un giorno di sole e la vita era tutta davanti.

(Nelle foto: Lawrence con la t shirt bianca e in foto con il padre e il fratello; Federico con la camicia jeans, con l’amico Salvo in t shirt nera e una foto di squadra del Futura calcio)

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Tg C

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