L’esonero prevedibile di Ciro Polito, giusto o sbagliato?

PugliaSport & Motori

Di

Non si può dire che l’esonero di Ciro Polito dalla carica di Direttore Sportivo sia stato un fulmine a ciel sereno, c’era da aspettarselo anche se qualcuno ha storto il naso. Solita telefonata, nessuna PEC, nessuna formalità, nessun vis-a-vis, solo il telefono quale unico mezzo di comunicazione per scelte di una certa importanza: così fu per Mignani. Chi la fa l’aspetti, insomma.

Dopo due stagioni di successo, coronate da una promozione in Serie B e una finale playoff persa per un soffio contro il Cagliari, Polito si è trovato improvvisamente messo alla porta, nonostante un contratto che lo legava al club fino al 2025. Ma cosa è andato storto?
Non si può negare che questa stagione sia stata disastrosa per il Bari. Nonostante le promesse e le aspettative, la squadra ha lottato per la salvezza fino all’ultima partita dei playoff a Terni, rischiando addirittura la retrocessione all’andata a Bari. Le colpe principali di Polito sono da attribuire alla gestione dei due mercati – estivo ed invernale – dove non è riuscito a trovare sostituti adeguati per i giocatori chiave venduti dalla società per fare cassa, né per quelli che fino a gennaio avevano deluso. Tuttavia, va sottolineato che Polito ha dovuto lavorare con risorse economiche limitate, un fattore che ha sicuramente complicato il suo compito. Come suol dirsi: come spendi mangi.

Il rapporto di Polito con la tifoseria, un tempo saldo e forte, si è progressivamente logorato. Inizialmente, era considerato un idolo non solo per gli ottimi risultati ottenuti sul campo nei primi due anni, ma anche perché si era proposto come garante del popolo biancorosso nei confronti della società. Tuttavia, nei momenti di difficoltà, Polito non è riuscito a mantenere quel ruolo di intermediario e protettore, lasciando la tifoseria con un forte senso di tradimento e delusione.
Dopo l’ottimo periodo di Ascoli che gli è valsa la chiamata dai De Laurentiis, la scorsa stagione Polito sembrava aver fatto miracoli, portando il Bari a un passo dalla Serie A con una squadra costruita con pochi mezzi. Ma l’impressione generale è che il successo sia stato più frutto dell’improvvisazione che di una pianificazione accurata. Questo è evidenziato dal fatto che nessuno, nemmeno i più ottimisti, si aspettava di arrivare a giocarsi la finale playoff. Quando l’elemento sorpresa viene meno, le carenze di un progetto approssimativo emergono con prepotenza.
È facile puntare il dito contro Polito, ma le responsabilità della società non possono essere ignorate. I De Laurentiis hanno preferito monetizzare cedendo i giocatori più forti, senza reinvestire adeguatamente nelle nuove acquisizioni. Questo ha lasciato Polito con pochi strumenti per allestire una squadra competitiva, rendendo ancora più arduo il suo compito. Senza dimenticare gli investimenti – e le conferme – sbagliati come Zuzek, Scheidler, Brenno, Puscas, Guiebre, Edjouma, Diaw, Aramu, Achik, Menez, Bellomo, Lulic, Kallon, Acampora, Iachini e Marino, tutti pagati profumatamente anche se qualcuno in prestito. E l’alibi dei vari, troppi, infortuni regge fino ad un certo punto perché chi avrebbe dovuto sostituirli ha deluso.
L’esonero di Polito potrebbe sembrare una soluzione facile per nascondere i problemi più profondi del club. Dare al Direttore Sportivo un’altra opportunità, magari mettendolo nelle condizioni di lavorare con più risorse, avrebbe potuto essere una scelta più logica e costruttiva. Attualmente, all’orizzonte non si vedono sostituti all’altezza: Angelozzi chiede garanzie di ambizione che il Bari non sembra in grado di offrire, Giacchetta della Cremonese non ha referenze confortanti tra la tifoseria grigiorossa, Antonelli che difficilmente lascerà Venezia dopo la promozione, e puntare su giovani come Lovisa è sempre un azzardo.

L’esonero di Ciro Polito è una mossa che lascia molti interrogativi. È stato un capro espiatorio per errori che partono dall’alto? O la sua gestione è stata davvero così fallimentare da giustificare un cambio di direzione? Quello che è certo è che il Bari ha bisogno di chiarezza e di un progetto solido per evitare di ripetere gli errori del passato. Solo il tempo dirà se questa decisione sarà stata giusta o se avrà ulteriormente destabilizzato una società già in difficoltà.
In tutto questo, il silenzio della società è assordante ed il rischio di un bis come lo scorso anno quando ci fu un lungo silenzio dopo l’infausto 11 giugno, si fa concreto. I tifosi meritano di sapere quali sono i veri obiettivi per la prossima stagione. Al momento, sembra prudente prepararsi a un altro anno di mediocrità. Senza una chiara direzione e un progetto solido, il Bari rischia di restare intrappolato in un limbo di incertezze.

Come affermava lo scrittore russo Lev Tolstoj, “Tutti pensano a cambiare il mondo, ma nessuno pensa a cambiare se stesso”. Questo monito risuona forte per il Bari: non basta cambiare una figura di spicco, è necessario un cambiamento strutturale e di mentalità per costruire un futuro solido e prospero.

Massimo Longo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

CAPTCHA ImageChange Image

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.

Traduci
Facebook
Twitter
Instagram
YouTube