Conte, il premier della pandemia: “Pensavo che saremmo morti tutti”

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“Non arrivavano informazioni dalla Cina e capii che avremmo affrontato qualcosa di cui neppure gli scienziati avevano contezza”

Autore: Vittorio Di Mambro Rossetti

ROMA – Giuseppe Conte, il Presidente del Consiglio dell’Italia in pandemia, pensava che saremmo morti tutti. Lo ha confessato a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1,intervistato da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari.

“Soprattutto quando vedi che esponenzialmente inizia a crescere il numero dei decessi, inizi a pensare: qui non abbiamo soluzioni, gli esperti non ci dicono nulla, qui rimarremo sopraffatti da questo virus, se continua così moriremo tutti. Questa cosa per un attimo la afferri, la pensi dentro di te, nel tuo cervello, poi la butti via e lavori come un matto per risolverla”.

Conte racconta così i primi tempi della pandemia: “All’inizio tornai da Bruxelles e subito andai alla protezione civile e capì che nessuno aveva le idee chiare, cosa che non cambiò dopo qualche giorno”. E successivamente le cose non migliorano. “Non arrivavano informazioni dalla Cina e capii che avremmo affrontato qualcosa di cui neppure gli scienziati avevano contezza. Questo è avvenuto per settimane – ha spiegato Conte a Un Giorno da Pecora – non circolavano informazioni, mancava la sequenza del virus, c’era un dibattito tra scienziati anche per le misure sulle distanze da prendere, gli Usa due metri, gli altri un metro e mezzo, era tutto così”.

fonte Agenzia DIRE e l’indirizzo www.dire.it

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