Guerre, armamenti e materie critiche

Politica

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Ci si chiede quanto armamenti e materie critiche siano da ritenere entrambi cruciali per scongiurare future guerre. L’attuale periodo di tensione geopolitica ha sicuramente accresciuto l’impegno politico per assicurare la sicurezza delle forniture delle materie critiche per ottenere un vantaggio competitivo significativo, così come per gli armamenti per la difesa per assicurare una strategica sicurezza nazionale ed europea.

L’Unione Europea UE è intervenuta con direttive e regolamenti in merito alle materie critiche e agli armamenti da difesa, con l’intento di disciplinare accuratamente ambiti critici nel contesto attuale, sia dal punto di visto locale sia globale.

L’Italia, ripudiando la guerra come strumento di offesa o per risolvere crisi internazionali, come sancito costituzionalmente, è in linea con le politiche dell’UE, è possibile tuttavia concepire gli armamenti per la difesa dalle minacce esterne, o come deterrente contro potenziali aggressori.

Da oltre 30 anni vige per legge il controllo dell’esportazione, dell’importazione e del transito dei materiali di armamento. È prevista una commissione per la tenuta del registro nazionale delle imprese o dei consorzi di imprese operanti nel settore degli armamenti RNI, il cui funzionamento è regolamentato dalle norme legislative.

I soggetti economici, che si occupano di armamenti, sono divisi secondo le funzioni per le quali è accettata l’iscrizione. Solo se iscritti in tale registro è possibile essere parte di trattative contrattuali e quindi esportare, importare armamenti, trasferirli all’interno dell’UE, essere intermediari dei relativi scambi e occuparsi del transito di materiale di armamento.

Il Servizio per l’RNI, SERNI, si occupa di istruire le pratiche delle imprese che richiedono l’iscrizione verificandone i requisiti stabiliti, inoltre si occupa delle liste dei materiali di armamento ammessi e dei relativi aggiornamenti. L’iscrizione comporta il versamento di una quota annua di euro 500. Ogni impresa o consorzio deposita la lista e i relativi aggiornamenti presso il SERNI, l’elenco deve contenere solo i materiali consentiti in base alle categorie definite per decreto ministeriale.

Il decreto del 13 giugno 2023 è stato aggiornato di recente con un decreto pubblicato il 6 giugno scorso. Il Ministero della Difesa, in precedenza, aveva reso disponibile la tabella di comparazione tra l’elenco del 2021 e quello del 2023. Pertanto dopo solo un anno ecco un nuovo elenco, il tutto in attuazione della nuova Direttiva europea (la precedente Direttiva era del 2023).

Non sorprende la tempestività dell’Italia, pari a quella di altre nazioni UE, pronte ad adeguarsi alla Direttiva delegata (UE) 2024/242. Tale Direttiva è in linea con la “concretizzazione tecnica degli accordi internazionali”, tra gli altri l’intesa di Wassenaar sul controllo degli armamenti convenzionali, tale intesa è un regime volontario di controllo delle esportazioni di armi convenzionali e di beni a duplice uso, quindi i regimi di controllo Missile Technology Control Regime (MTCR), per la non proliferazione nei settori missilistici, e l’Australia Group (AG), per il controllo delle esportazioni degli armamenti del settore chimico/biologico.

Per ogni categoria quali armi nucleari, armi da fuoco automatiche con relativo munizionamento, bombe, torpedini, mine, razzi, missili e siluri, e ancora, tra gli altri, navi, aeromobili e elicotteri per uso militare esclusivo, e altre ancora, vi è un dettaglio ulteriore e le relative esclusioni, anche con riferimento ai prodotti della difesa. Si ribadisce che trattasi sempre e comunque di “materiali di armamento/prodotti per la difesa”.

Riportiamo, dall’ultimo rapporto SIPRI*, che sono circa 2500 i miliardi di dollari per la spesa mondiale militare nel 2023. Stati Uniti, Cina, Russia, India e Arabia Saudita sono stati rispettivamente i primi cinque paesi. Anche in Europa la spesa è sensibilmente aumentata, l’Italia è ancora al di sotto del 2per centro del PIL indicato dalla NATO, ma ha raddoppiato le vendite all’estero.

Un altro settore altamente “critico” riguarda le materie critiche. L’UE dipende fortemente dalle importazioni di materie critiche e l’incremento della domanda a livello mondiale la rende molto vulnerabile. Il 97% delle forniture di magnesio nell’UE provengono dalla Cina. Il 100% delle terre rare, utilizzate nel mondo per i magneti permanenti, è raffinata in Cina, il 98% del borato per l’UE è fornito dalla Turchia. Il 63% del cobalto mondiale, utilizzato nelle batterie, è estratto nella Repubblica democratica del Congo.

Per ridurre la dipendenza dell’UE dalle importazioni,  un recente regolamento europeo istituisce una serie di condizioni per garantire un approvvigionamento sicuro e sostenibile di materie prime critiche, entrato in vigore il 24 maggio 2024, direttamente applicabile negli stati membri, i quali hanno solo l’onere di definire il quadro sanzionatorio entro il 24 novembre 2026. Obiettivo è potenziare le catene di approvvigionamento interne e sviluppare partenariati vantaggiosi con tutti i paesi terzi. Anche l’impronta ambientale è coinvolta per la sostenibilità e la circolarità degli approvvigionamenti.

In cifre entro il 2023 il 10% del fabbisogno annuale dell’UE dovrà essere coperto con l’estrazione, il 40% con la trasformazione e il 15% con il riciclaggio. Inoltre, per le importazioni, non più del 65% del consumo annuo dell’UE per ciascuna materia critica potrà provenire da un unico paese terzo.

Pertanto occorrerà sviluppare le capacità europee incrementando le attività di prospezione a livello nazionale, con accessi ai finanziamenti e procedure di autorizzazione più snelle. Occorrerà inoltre coordinare la creazione di scorte strategiche, promuovendo investimenti in tal senso, quindi investire in attività di ricerca, innovazione, con l’istituzione di un partenariato strategico, con partner affidabili e diversificati, quindi un’Accademia per promuovere lo sviluppo delle competenze occorrenti. Cruciale anche il riciclaggio per sviluppare un mercato secondario più robusto e aumentare la sostenibilità di tali materie prime “critiche”.

Pertanto sembra critico il mantenimento di una struttura di sicurezza e di difesa collettiva sia dal punto di vista economico sia politico.

*https://www.sipri.org/

One Reply to “Guerre, armamenti e materie critiche”

  1. Enrico di Bari ha detto:

    È assolutamente di vitale importanza essere indipendenti (almeno in una discreta percentuale) nell’approvvigionamento di materie prime da paesi che democratici non sono.

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