Una storia per la grande Storia: L’affido o  il Foster care? Celo dicono i fatti e persino una serie TV. .

Attualità & Cronaca

Di

Di Lana Lia.

Ciò che divide, a volte, può anche unire. È per questo che oggi, per parlare di un argomento importante, vorrei partire non dalla mia esperienza, ma dalla storia di una serie TV e uno dei suoi protagonisti. So che sia la serie che i personaggi, sono stati ampiamente giudicati, a volte anche a ragione, come modelli scorretti, ma se  si fosse chiuso The Fosters perché Stef Foster, ufficiale di polizia, e Lena Adams, la vice-preside di una scuola, decidono, essendo lesbiche, di formare una famiglia composta da Brandon, il figlio biologico di Stef e l’ex marito Mike, dai due gemelli adottati Mariana e Jesus e, ovviamente, loro due come “mamme”, allora dovremmo chiudere molti altri programmi TV. Se ci imbarazza che, come succedeva nella realtà a ragazzi delle stesse annate -nella serie classe 1996, ma nel mondo reale anche 1992 o 1993- essi abbiano atteggiamenti e rapporti non corretti tra loro, i propri partner e le loro famiglie, allora avremmo dovuto chiudere tutti i reality che inducono i ragazzi a fare queste cose e tutti i film e le trasmissioni che insegnano a litigare e quindi non rispettare l’altro, chiunque esso sia. Dovremmo impedire ad ogni programma che mostra rapporti intimi tra giovani di andare in onda. The Fosters, seppur a molti non piaccia, rappresenta la realtà di alcune generazioni vicinissime alla mia e dei problemi che bisogna affrontare in famiglia, ma anche in casa famiglia in America. Io ho guardato la serie perché credevo fosse altro, ma poi ho riconosciuto nei personaggi molti atteggiamenti dei miei coetanei. Essi non avevano due mamme o due papà, ma avevano gli stessi problemi e genitori divorziati o conviventi con persone di sesso differente. Queste relazioni, tuttavia, non duravano. Anche queste situazioni sono rappresentate in film, reality ecc. Dovremmo bloccare anche queste, in quanto sono nocive per un bambino ed un adolescente. Fidatevi, quando vi trovate un discreto numero di bulli contro solo perché la tua famiglia funziona e la loro no, se non ci credevate lo fate immediatamente.
Dunque, dopo questa lunga premessa, vorrei spiegare meglio le motivazioni che mi hanno portata fin qui. La casa famiglia, l’affido e l’adozione sono argomenti molto importanti per me. Questo era ciò che mi aveva spinta a guardare The Fosters. Sinceramente, da ciò che avevo letto, non avevo inteso che si trattasse di una serie che contenesse personaggi LGBT., Non era dichiarato nel pezzo che avevo letto. Spero che questo possa scusarmi agli occhi di chi è disgustato. A me interessava vedere come era gestita la storia dell’affido e dell’adozione in America. Seppur la questione sia davvero ben espressa negli ultimi capitoli della serie,c’è un filo conduttore in tutte le stagioni: la storia di Callie e Jude.

In particolare, la figura di Callie è complessa, non perfetta, ma importante.
La sua dura educazione e il suo passato complicato, l’hanno portata ad essere vittima di molte ingiustizie.

Callie e suo fratello Jude cambiarono sette case in quattro anni a causa del sistema di affidamento che li inviava presso famiglie ospitanti inadatte ad accogliere minori in difficoltà. I due fratelli, uniti biologicamente dalla stessa madre , ma con padri diversi, erano rimasti orfani a causa di un incidente d’auto provocato dal secondo uomo della madre. Il sistema degli affidi, dopo vari tentativi fallimentari, portò i ragazzini in una casa famiglia privatizzata, nella quale il piccolo fu picchiato e Callie, intervenuta per difenderlo, a causa delle false accuse del ‘patrigno’ finì in riformatorio. Un assistente sociale di nome Bill decise di aiutarla trasferendola alla casa famiglia dei Foster. Infine, Callie riuscì a far affidare anche il proprio fratellino a questa famiglia.
Callie preparò vari progetti scolastici dell’ultimo anno. La maggior parte di questi non ebbero fortuna, anche Fost and Found. Il sito web di Callie, Fost and Found, nato per aiutare i ragazzi in affido, attirò l’interesse di un investitore durante la presentazione del progetto stesso.  Jack, ragazzo in affido in difficoltà che diventò amico di Jude, ne fu altrettanto colpito.
Jude passò sempre più tempo con Jack, così, Callie e il fratello scoprirono che Jack subiva degli abusi nella casa famiglia a cui era stato affidato e chiesero aiuto a Justina, la persona interessata al sito di Callie, la quale era nel giro delle adozioni.
Justina, però, utilizzò Fost and Found anche per i suoi interessi, tanto che Stef e Lena si preoccuparono. La donna voleva che Callie, tramite il sito, sostenesse una nuova legge che riformava l’affidamento.
La tragica perdita di Jack, trasferito in una casa famiglia privatizzata, portò Callie a fare una scoperta sconvolgente, mettendola di fronte ad un dilemma morale. Quella casa era la stessa dove lei e il fratello erano stati prima del trasferimento dai Foster, quella dove Jude era stato picchiato. Questo era accaduto anche a Jack, ma lui non era sopravvissuto. Ma chi aveva permesso che Jack andasse lì? Justina.  Così, con l’aiuto della sua amica Daphne, Callie boicottò la presentazione di Justina, rivelando i suoi traffici segreti  con società che, invece di affidare i minori con criterio, pensavano solo a far soldi.  Justina si vendicò impedendo a Callie di entrare in Fost and Found e diffondendo lì informazioni negative su di lei. Con l’aiuto di Mariana, esperta di informatica, però, Callie dimostrò la verità.
Infine, Callie venne adottata dai Foster, ma continuò ad occuparsi di cause sociali e ingiustizie, oltre a finire in vari guai. Alla fine diventò un avvocato.

AFFIDAMENTO IN AMERICA.

Affidamento (Foster-care) è la parola utilizzata per un sistema in cui un minore o un giovane tra i 18 e 21 anni, che si offre volontario per l’inserimento, viene collocato in una famiglia allargata non imparentata ( NREFM), una casa famiglia comunitaria, un istituto, una casa famiglia (comunità residenziale per l’assistenza all’infanzia, centro di trattamento residenziale, ecc). I parenti, i NREFM e gli operatori sanitari comunitari certificati dallo stato vengono generalmente definiti “genitori adottivi”, “parenti” “genitori-risorsa” ecc. L’affidamento del bambino, di solito, è gestito dai servizi sociali statali o provinciali. L’istituto, la casa famiglia o l’assistente vengono rimborsati per le spese relative alla cura del bambino. Lo stato, tramite il tribunale della famiglia e l’agenzia per la protezione dei minori, prende tutte le decisioni legali. Chi si prende cura del soggetto in affido è responsabile della cura quotidiana del bambino.
I genitori naturali possono mantenere alcuni diritti, a meno che la Corte non glieli tolga.
Un’altra opzione sono le comunità residenziali per l’assistenza all’infanzia o, in caso di gravi problemi comportamentali o mentali, i centri di trattamento residenziale (RTC). L’obiettivo da raggiungere in queste strutture è preparare il bambino al ritorno in una casa affidataria, in una casa adottiva o, se possibile, presso i genitori naturali. Tuttavia, alcuni bambini rimangono anche in assistenza a lungo termine. Ci sono alcuni bambini in affidamento che sono considerati difficili da collocare in case permanenti utilizzando il normale processo di adozione. Si dice che questi bambini necessitino di “adozione con bisogni speciali”. Con “bisogni speciali”, si intende: specifiche malattie croniche, disturbi mentali, problemi comportamentali e/o difficoltà di apprendimento. I governi offrono una varietà di incentivi e servizi per facilitare questa classe di adozioni.

Tuttavia le cose non sono così semplici. Nel 2022, secondo l’associazione Ai.Bi, ogni anno -negli Stati Uniti- più di 23.000 minori escono dal sistema di affidamento americano (foster care). A rivelarlo è il National Foster Youth Institute, che sottolinea come, dopo aver compiuto i 18 anni, il 20% dei minori in affido, rischia di divenire un senza tetto.
È addirittura accaduto che una adolescente di 17 anni, dopo aver vissuto con ben 24 famiglie diverse, rischiasse di restare senza genitori adottivi al compimento dei 18 anni. A questa ragazza,poi, le cose  sono andate bene. Ma ad altri?

Nel 2018, secondo Avvenire, è molto facile che i bambini americani perdano i loro genitori affidatari o adottivi per vari motivi. Questo è più facile con i minori che dagli Stati Uniti si trasferiscono in America. I ‘genitori’ possono scrivere annunci su internet per cedere ad altri il loro bambino. Non è facile controllare i fenomeni di ‘rinuncia all’adozione’, in quanto i bambini stranieri che arrivavano in uno stato americano non sono registrati nei tribunali degli altri stati. Questi adulti che adottano o prendono in affido i bambini possono vendere i ‘figli’ tramite siti come Yahoo. I ragazzi, dunque, possono finire vittime di persone violente, che comprano minori allo scopo di usare violenza su di loro. Alcuni ragazzi vengono salvati e inseriti in centri di rehoming. Qui possono mostrare se stessi e i propri pregi fisici, scolastici o artistici ad una platea di potenziali genitori.

AFFIDAMENTO IN ITALIA

L’affidamento familiare è un aiuto fondamentale offerto ad un minore che deve essere temporaneamente allontanato dalla sua famiglia di origine per morte di uno o di entrambi i genitori, in caso di separazione o carcerazione di uno di loro, per problemi di conflitto familiare, di incapacità educativa …

E’ gestito dai Servizi Sociali locali affinché il minore possa trovare in un’altra famiglia l’affetto e le attenzioni che i suoi genitori non sono temporaneamente in grado di dargli.

Permette al bambino o all’adolescente di essere inserito, per qualche mese, ma anche per alcuni anni, in un altro nucleo familiare idoneo ad offrire adeguate risposte alle sue necessità.

Tale accoglienza consentirà al minore, che deve separarsi dai suoi genitori, di costruirsi un futuro, tramite forti legami affettivi ed educativi.

Il minore mantiene i rapporti con i genitori di origine ai quali si affiancano gli affidatari.

Dagli anni ’70, furono avviate esperienze di affidamento familiare da parte degli Enti Assistenziali allora operanti (Onmi, Enaoli, Province …).

Questi affidamenti vennero classificati come affidamenti definitivi e affidIamenti a tempo determinato. I primi rappresentavano i casi in cui la famiglia affidataria intendeva tenere il bambino. I secondi, la cui durata dipendeva dall’età del minore, duravano dai due mesi ad alcuni anni. Questi ultimi furono concepiti con lo scopo di aiutare i minori a guarire sia da una malattia sia emotiva che fisica.

In base all’età del minore, gli affidamenti familiari potevano riguardare bambini piccolissimi (fino ai tre anni), fanciulli (fino ai dieci anni), preadolescenti (fino a dodici – tredici anni), adolescenti (quattordici – diciassette anni), giovani (diciotto – ventuno anni).

Se la famiglia affidataria era assente, l’affidamento era decretato come definitivo. In caso contrario, le relazioni con la famiglia potevano essere interrotte o conservate.

L’affidamento dipendeva da fattori legati ad alcune caratteristiche della famiglia affidataria quali l’età dei coniugi e il numero dei loro figli.

Fonti: Wikipedia, anfaa, Avvenire, AiBi e Good trouble Fandom.

Lana Lia.

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