BoJo imbavaglia il Parlamento britannico

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Il neo premier britannico Boris Johnson ha sospeso i lavori della Camera dei Comuni fino al 14 ottobre. Si tratta di una proroga della pausa estiva. La decisione ha ottenuto il ‘sostegno’ della Regina Elisabetta che ha accettato come da prassi istituzionale, figlia di un Paese che non ha una Costituzione rigida come quella italiana e basata sulla common law.

Una scelta che ha trovato numerosi oppositori a causa delle conseguenze si una simile tempistica: Johnson infatti ha utilizzato questo stratagemma per ‘imbavagliare’ il Parlamento britannico, ossia per impedire che esso si esprima ancora sul processo di uscita dall’Unione Europea e impedire che l’opposizione, specie i sostenitori della cosiddetta ‘hard brexit’, abbiano il tempo necessario per elaborare e approvare una legge che consenta un’uscita senza alcun accordo (ma anche per sfiduciare il governo). Ricordiamo che la scadenza ultima per la Brexit è il 31 ottobre.

Numerose le critiche, molti giornali, come il Financial Times e il Guardian, hanno parlato di “un affronto alla democrazia”. Nonostante la sospensione del parlamento non sia un evento raro (anzi) e di prassi dura solo qualche giorno,  questa volta durerà circa cinque settimane diventando la più lunga pausa parlamentare dal 1945. Ciò che stupisce è appunto la tempistica: Johnson ha utilizzato uno strumento della prassi parlamentare del Regno Unito per puri scopi politici e per imporre la propria agenda tematica.

In molti hanno criticato una certa accondiscendenza da parte della Regina Elisabetta, ma se a livello formale poteva opporsi alla decisione di Johnson, a livello pratico avrebbe aperto un’altro strappo nei rapporti istituzionali. La sospensione dei lavori parlamentare viene infatti richiesta dal primo ministro in carica e nella prassi necessita solo dell’approvazione della monarca. Bisogna ricordare che il Regno Unito è una monarchia parlamentare, nella prassi sempre più parlamentare e meno monarchia.

Appresa la notizia, moltissimi cittadini si sono mobilitati a sostegno di una petizione, guidata da molti parlamentari, volta ad impedire la sospensione del Parlamento. Lo speaker dei Comuni John Bercow ha commentato la decisione di BoJo: “Non importa come la si presenta, è ovvio che il fine sarebbe quella di impedire al Parlamento di dibattere la Brexit e fare il proprio dovere nel modellare la strada per il Paese. Chiudere il Parlamento sarebbe un’offesa al processo democratico e ai diritti dei deputati”. Anche Jeremy Corbyn si dice “inorridito dalla sconsideratezza del governo Johnson” tanto da richiedere un incontro con la regina.

Di Sara Carullo

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