Dopo Hubble arriva Jwst, l’occhio dell’uomo penetra lo Spazio

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Il lancio di Jwst finalmente è avvenuto ieri, all’ora di pranzo da Kourou nella Guaiana francese. Il razzo Ariane 5 accompagnerà nello spazio, JWST (James Webb Space Telescope) l’osservatorio spaziale più potente dell’uomo abbia mai progettato e costruito.

Frutto di un accordo di collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea e, quella canadese

Il telescopio ha un diametro di 6,5 metri, quasi tre volte quello di Hubble ed è composto di uno specchio segmentato cioè formato da 18 esagoni.

In verità questo lancio è in ritardo di 14 anni a causa di problemi vari. JWST raggiungerà nei prossimi mesi il punto di “parcheggio per missioni spaziali “: il punto di Lagrange 2”, a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra.

Questo punto è un punto di equilibrio, in cui l’attrazione gravitazionale del Sole eguaglia quella della Terra.

JWST è il successore del telescopio Hubble, che da 31 anni si trova nello spazio

Hubble è stata una rivoluzione nel campo dell’astronomia ottica. Ha inviato centinaia di migliaia d’immagini.

Venticinque anni fa confermò l’esistenza di buchi neri super massicci al centro delle galassie e catturò le prime immagini di superficie di Titano, la luna di Saturno.

Scoprì la presenza di ossigeno nell’atmosfera di Europa, un satellite di Giove. E’ stato Hubble, a “scoprire”, l’espansione accelerata dell’Universo e il “colpaccio” quando inviò le immagini di galassie formatesi 13 miliardi di anni fa.

Hubble osserva il cosmo da 570 Km ovvero oltre la barriera costituita dall’atmosfera terrestre.

Ha uno specchio primario del diametro di 2,5 metri e 5 strumenti scientifici capaci di fare osservazioni nel campo della luce visibile e in quello della luce ultravioletta.

Il telescopio JWST osserverà invece nella gamma, che va dall’arancione al lontano infrarosso emesse da oggetti, a temperature di meno 150 gradi sottozero.

La luce degli oggetti più distanti nel cosmo come le prime galassie, per ragioni varie (effetto di stiramento) subisce effetti, che determinano lo spostamento dalla luce visibile all’infrarosso.

L’osservazione nell’infrarosso è proprio quella, che farà questo telescopio JWST!

Darà risposte a progetti della comunità scientifica al fine di studiare stelle e pianeti lontani, galassie lontanissime, le prime a essersi formate nella storia dell’universo.

Alcuni progetti interessano ricercatori italiani, che operano presso l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare.

Utilizzeranno il telescopio per studiare: le nane brune, corpi a metà tra pianeti e stelle;

l’origine dei getti di materia durante la formazione stellare; la formazione delle galassie più massicce dell’universo;

il ruolo dei buchi neri super massicci al centro delle galassie.

Il dispiegamento dello specchio avverrà nei prossimi mesi. JWST in realtà utilizza un grande contributo dell’astronomia italiana: lo specchio segmentato più grande mai lanciato nel cosmo utilizza una configurazione di Guido Horn d’Arturo nato a Trieste da genitori ebrei.

Questo specchio segmentato a tasselli è oggi usato in tutti i maggiori telescopi esistenti. JWST consentirà di ricostruire la storia dell’Universo consentendo l’indagine di oggetti più lontani nel tempo e più freddi rispetto a quelli che Hubble poteva rilevare.

Il progetto è costato 8,5 miliardi di dollari e il 20 % erogato dall’Agenzia Spaziale Europea.

JWST potrà aiutarci a comprendere un po’ di più un Universo che ha un’età di 13 miliardi e 800 milioni di anni costituito per appena un 5% da atomi, un 68% da energia oscura e la restante parte da materia oscura.

Erasmo Venosi

Redazione Corriere Nazionale

Redazione Corriere di Puglia e Lucania

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