Isolamento per COVID-19 e violenza domestica

Attualità & Cronaca

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La violenza domestica o intrafamiliare, come noto, è quella perpetrata sia tra partner che nei confronti di persone conviventi (figli, genitori ecc.). Oltre che alle classiche forme di violenza fisica, la violenza domestica si riferisce anche a quella psicologica, sessuale ed economica. Si tratta di una questione ampiamente dibattuta nel mondo civile sia per la sua reale entità che per le sue conseguenze sul piano economico, sociale e lavorativo.

Spesso si associa il concetto di violenza domestica alla violenza sulle donne nonché ai tragici casi di cronaca definiti “femminicidi” (uccisione di una donna per motivazioni legate al genere, cioè “in quanto donna”). Ferma restando l’estrema gravità di qualsiasi forma di violenza, l’abbinamento esclusivo violenza domestica / violenza sulle donne, da più parti, viene però considerato limitativo in quanto ove le vittime dovessero essere bambini, anziani o uomini non si tratterebbe certo di fenomeni di minore gravità.

L’isolamento domestico e le nuove ristrettezze dovute alla diffusione del COVID-19 hanno portato molte famiglie italiane a convivere forzatamente all’interno della propria abitazione. Questo potrebbe avere comportato l’aumento di episodi di violenza domestica, vista l’accresciuta quantità di tempo che si trascorre insieme. Questa affermazione corrisponde alla verità? La violenza domestica è realmente aumentata?

Da qualche settimana, tramite vari media nazionali e i social network, è stata diffusa una campagna di comunicazione a favore delle donne vittime di violenza domestica, con la quale viene incentivata l’opportunità di rivolgersi al numero telefonico 1522.  Si tratta di un numero gratuito, la cui attività è promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento per le Pari Opportunità, al servizio delle vittime di violenza e di stalking. È anche possibile utilizzare il servizio chat che in alcuni casi potrebbe risultare un’alternativa alla telefonata, magari difficoltosa vista la vicinanza fisica tra la presunta vittima e l’autore/autrice della violenza.

Questa intensa campagna di comunicazione a favore del servizio 1522 (che ha visto il contributo di vari artisti dello spettacolo e della musica), però, potrebbe spingere ad una riflessione. Specie in fase di avvio della campagna, è stato dichiarato che nella prima metà di marzo 2020 il numero delle chiamate al numero gratuito sarebbe più che dimezzato rispetto alla norma. Veniva riferito che ciò non dovrebbe trarre in inganno sulla reale quantità di vittime di violenza, in quanto gli eventi criminosi potrebbero essere, anzi, numericamente aumentati e le vittime sarebbero rimaste nel silenzio per l’impossibilità materiale di chiedere aiuto. La situazione così prospettata potrebbe essere realistica ma potrebbe anche non esserlo in quanto non risultano ancora dati ufficiali sulla questione.

Quel che è certo è che la campagna pro-1522 è stata avviata alcune settimane fa e che nel ministero delle Pari opportunità e la Famiglia si è recentemente parlato di misure specifiche a sostegno dei centri antiviolenza. È un caso?  È una scelta conseguente agli spot televisivi?

Anche se potrebbe sembrare superfluo ribadirlo, la violenza è un sempre grave crimine che va tenacemente perseguito. La violenza, forse, non dovrebbe però avere genere: ogni vittima (donna, uomo, bambino, anziano ecc.) ha diritto ad un’adeguata tutela da parte delle Istituzioni.

Marco Castelli

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