«Dopo la fusione di FCA con Peugeot, in cui lo Stato francese avrà influenza decisiva nel CdA, la società che fa riferimento alla famiglia Elkann-Agnelli torna alla carica con una trattativa per vendere IVECO ai cinesi.

Si tratterebbe – spiega Lancini – di un autentico salto nel buio per una realtà che solo a Brescia conta 1800 fra operai ed impiegati, una realtà produttiva di eccellenza per veicoli commerciali e autobus che recentemente ha saputo investire anche nella mobilità del futuro. Ad oggi la prospettata vendita al gruppo FAW non fornisce alcuna certezza su temi decisivi come la produzione e l’occupazione: dietro l’angolo vediamo ancora una volta lo spettro di delocalizzazioni e di impoverimento dell’intero indotto.

Come nel caso del recente Accordo Globale sugli investimenti fra UE e Cina, si lascia totale libertà di manovra a fronte di vaghe promesse. Non dobbiamo accettare una situazione ormai generalizzata in cui realtà economiche cinesi, dopo la crisi del covid, acquistano marchi e know-how in Europa grazie ad una solidità economica costruita sulla concorrenza sleale, i diritti umani calpestati ed il mancato rispetto delle più elementari norme ambientali e del lavoro.

La vicenda IVECO – conclude Lancini – ad oggi è l’ennesimo schiaffo alla produzione italiana, con un grave colpo alla filiera del settore ed in prospettiva anche all’occupazione: un serio campanello d’allarme per la politica e il mondo economico».