L’autogoverno e l’indipendenza della magistratura sotto attacco della politica che mira alla sua totale immunità

Ora Legale per i Diritti Umani

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Per liberarsi dalle sue ossessioni il già cavaliere Silvio Berlusconi confessa: “Sono i giudici la mia malattia”.

Tanto basta per spiegare le improvvise ricadute in malattie che, comunque, lo esonerano, almeno temporaneamente, dal presentarsi davanti ai giudici titolari dei processi che lo riguardano.

Ora, poi, che anche il PD di Enrico Letta si è espresso in favore di una radicale riforma del sistema “GIUSTIZIA”, posizionandosi sulle medesime linee berlusconiane, la soluzione dei relativi problemi, che tante polemiche hanno generato nel passato prossimo, sembra più vicina.

Letta inizia le sue riflessioni distinguendo quello che è il principio dell’autogoverno della magistratura dalla sua indipendenza: “Noi siamo per garantire l’indipendenza della magistratura, ma l’autogoverno totale non c’entra nulla con l’indipendenza”.

Quindi, sempre secondo Letta, il principio dell’autogoverno totale va radicalmente modificato: “togliere alcuni poteri di autogoverno ai magistrati, che oggi si gestiscono tra di loro, e istituire un’alta corte fuori dal Csm per amministrare la parte disciplinare”.

La proposta, se non fosse parziale e unilaterale, sembrerebbe percorribile. Solo che non tiene conto dello strapotere del Parlamento che, abusando delle sue prerogative, salva i suoi membri da processi e condanne per reati che nulla hanno a che fare con il loro lavoro parlamentare che la nostra Costituzione giustamente tutela. A norma dell’art. 68 della Costituzione i membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e dei voti dati nell’esercizio delle loro funzioni.

Non solo. Senza autorizzazione della Camera di appartenenza nessun parlamentare, deputato o senatore, può essere sottoposto a perquisizione personale o domiciliare, né può essere privato della libertà personale, salvo che in esecuzione di una sentenza irrevocabile di condanna. Analoga autorizzazione è richiesta per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazione di comunicazioni e a sequestro di corrispondenza. Il legislatore costituente ha voluto che i membri delle Camere potessero sentirsi liberi nell’espletamento del loro mandato.

Per i magistrati non sono previste analoghe guarentigie. Anzi, come le cronache di questi mesi ci hanno informato, quando un magistrato commette un reato, i suoi colleghi non esitano a intervenire con la massima severità sottoponendolo, senza tanti complimenti, a restrizioni personali e a porre in essere ogni attività per la ricerca delle prove a suo carico.

Nessuna autorizzazione da parte di organi superiori! Ciò precisato, ritengo che si renda necessario una riforma che riguardi i rapporti tra magistratura e politica, predisponendo norme costituzionali volte alla tutela dell’esercizio delle rispettive funzioni che, in teoria, dovrebbero essere esercitate nell’interesse pubblico. Quindi, l’idea della istituzione di un’alta corte, alla quale affidare l’accertamento delle eventuali violazioni delle norme costituzionali che risultassero abusive, è una buona idea.

Purchè, ovviamente, non sia istituita solo per bloccare l’attività dei magistrati che andassero oltre i limiti costituzionali. Tanto presuppone che alcune garanzie sulla libertà personale e della comunicazione vadano attenuate ogni volta che la notizia di reato a carico di un parlamentare esuli dalla sua attività istituzionale.

Ovvia conseguenza: la riforma dovrebbe prevedere severe sanzioni a carico dei magistrati che superino detti limiti ogni volta che l’iniziativa giudiziaria sia palesemente strumentale, perché posta in essere al solo scopo di bloccare una certa attività da loro non condivisa. Ma nel contempo dobbiamo convincerci che nessuno è al di sopra della legge.

Quindi, anche l’autodiochia, recentemente esercitata in favore di delinquenti (vedi il caso Formigoni), va rivista. Non possiamo e non dobbiamo accettare che membri del Senato, la nostra Camera Alta, decidano secondo ordini di scuderia. Ma questo è un’altra questione che richiede una trattazione a parte.

L’attuale situazione richiede interventi decisivi e progetti di riforma da parte della politica. Enrico Letta si faccia, dunque, promotore di una iniziativa in tal senso coinvolgendo tutte le forze politiche, di maggioranza e di opposizione, perché le riforme costituzionali non sono prerogativa della sola maggioranza. Con la speranza che la stampa nazionale vigili attentamente per la tutela dell’interesse generale senza condizionamenti di sorta.

Raffaele Vairo

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