L’esperimento di Asch sul conformismo

Arte, Cultura & Società

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Il conformismo esiste ed è misurabile.

Esperimento di psicologia sociale condotto nel 1951 dallo psicologo americano di origine polacca Solomon Asch.

Partecipano all’esperimento una decina di persone, ma uno solo è il soggetto “vero”, gli altri sono “complici” dello sperimentatore.

Lo sperimentatore invita i presenti a osservare per qualche secondo l’immagine sopra riportata che poi viene cancellata.

Precisa che la linea di sinistra è quella di riferimento, le tre linee a destra sono le linee di confronto. Chiede a ciascuno dei presenti di dire quale delle linee di confronto è uguale a quella di riferimento.

La domanda viene posta per prima ai complici i quali danno intenzionalmente una risposta sbagliata.

Il soggetto vero dell’esperimento risponde per ultimo e, 25 volte su 31, si “conforma” alla risposta sbagliata degli altri che hanno risposto prima di lui.

L’esperimento dimostra che, in genere, una persona, pur avendo piena conoscenza della risposta giusta, non ha il coraggio di rispondere correttamente dissociandosi dalla risposta sbagliata della maggioranza.

L’esperimento fu ovviamente ripetuto un congruo numero di volte.

Dopo la conclusione fu richiesto al soggetto di spiegare perché avesse dato una risposta falsa al posto di quella giusta. Questi rispondeva: “Gli altri mi sembravano così sicuri. Non volevo fare brutta figura dando una risposta diversa.”

A mio parere l’esperimento in questione rivela l’esistenza di problemi notevoli per la convivenza sociale delle persone.

 il problema di cui parliamo è, io penso, della massima importanza per il funzionamento dei rapporti umani.

L’esperimento dimostra: a) che la disposizione al conformismo purtroppo è un fatto “naturale” nel senso che le persone hanno una “naturale paura” di esprimere le proprie opinioni vere dissociandosi dalla maggioranza, anche quando sanno bene che la maggioranza dice il falso; b) che non si tratta della capacità di usare la ragione (infatti tutti, nel caso in esame, sanno perfettamente quale è la verità). La verità non viene detta per un oscuro istinto forse derivato dall’evoluzione della specie homo sapiens.
Conoscere le cause di questo “oscuro istinto” sarebbe molto importante. Ciò si potrebbe ottenere, a mio parere, oltre che con studi scientifici anche con la semplice “presa di coscienza” che detto istinto esiste.
In ogni caso avviare un dibattito sarebbe senza dubbio utilissimo per dare un contributo alla soluzione del problema.
Dobbiamo tener presente che, per il momento, l’adeguamento conformistico all’opinione dominante ancorché falsa, è il più grave ostacolo al funzionamento di ciò che chiamiamo “democrazia”: la maggioranza delle persone segue e vota volentieri per chi dice il falso. Il che comporta che chi è più bravo a mentire acquista “democraticamente” il diritto di governare.
Aggiungo ora che l’esperimento ha i caratteri dell’oggettività scientifica e “misura matematicamente” i propri risultati. Si tratta di risultati, a mio parere, terrificanti: la maggioranza delle persone decide consapevolmente di “dare ragione” all’opinione falsa che le è presentata come opinione della maggioranza piuttosto che all’opinione vera. Ciò significa che è pronta a commettere volontariamente ingiustizia. Questa inclinazione al conformismo ci spiega come si sono verificati i comportamenti di “ingiustizia di massa”, ad esempio la persecuzione degli ebrei, o degli eretici o di chiunque non si adegui all’opinione dominante. In positivo osservo che non tutti hanno accettato di approvare il falso. Alcuni, pur in minoranza, hanno risposto onestamente dicendo la verità. Il che significa che è possibile resistere alla manipolazione del conformismo e pensare con la propria testa. E conservare la propria dignità.
Giorgio Pizzol

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