Mi chiamo Valeria Di Nardo e sono un ex poliziotta ingiustamente esclusa

Attualità & Cronaca

Di

Di Daniela Piesco

Vice Direttore www.progetto-radici.it

“Mi chiamo Valeria Di Nardo e sono un ex appartenente della Polizia di Stato INGIUSTAMENTE esclusa.”

Inizia così l’accorata lettera arrivata in redazione alla rubrica ‘Io so cosa significa l’igiustizia'(rubrica diretta e curata da me personalmente)

Del caso di questa giovane ragazza me ne occupai in un precedente articolo su codesta testata (“L’ingiustizia tatuata)evidenziando le incongruenze anacrocistiche e giuridico-legislative della normativa di riferimento.

Oggi vorrei ascoltare e farvi ascoltare la sua voce.

Preliminarmente ricordo chi è Valeria Di Nardo.

Nell’anno 2017 Valeria, partecipava al concorso pubblico, per esami, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana – 4a Serie speciale “Concorsi ed esami” del 26 maggio 2017, per il reclutamento di 1148 posti da Allievo Agente della Polizia di Stato, aperto ai cittadini italiani in possesso dei requisiti prescritti. Il bando prevedeva il superamento delle seguenti prove: prova scritta, prova di efficienza fisica, accertamenti psico-fisici e accertamenti psico-attitudinali.

E’ bene sottolineare che per oltre 20 anni non era mai stato indetto un concorso riservato alla categoria dei civili, per questo ,alla prova preselettiva ,si contarono ben circa 89.0000 candidati.

Andò da sé la consapevolezza per tutti i partecipanti di studiare, studiare e ancora studiare per riuscire positivamente nell’impresa .

Valeria studiava tantissimo passando l’estate sui libri e accantonando lavoro e università. Il 25 agosto  fu il giorno della prova e la  sera stessa vennero  pubblicati  i risultati:aveva totalizzato 9.6 (77/80 tre errori su 80 domande).

Era a metà strada dal raggiungimento del suo obiettivo: diventatare un Agente di Polizia.

Iniziò al allenarsi per le prove fisiche : 5 giorni su 7 sottoponendo il fisico a degli sforzi importanti nonostante fosse già molto allenata . Sforsi che si trasformarono  in un verdetto positivo ,di li a poco  ,tanto è vero che quella divisa la sentiva già sua.

Il 23 aprile 2018 durante la visita medica concorsuale si interruppe bruscamente il sogno di servire la patria :di fatto ,ella,veniva giudicata dalla Commissione NON IDONEA per la seguente motivazione: “tatuaggio in rimozione in zona non coperta dall’uniforme “

E’ d’uopo ribadire ancora una volta che : il bando specificava che costituivano cause di inidoneità la presenza di tatuaggi sulle parti del corpo non coperte dall’uniforme o quando per loro natura siano deturpanti o per il loro contenuto siano indice di personalità abnorme .

Valeria Di Nardo ben consapevole dei requisiti di accesso richiesti, già dal 2017 si sottoponeva a sedute di laser terapia per eliminare un tatuaggio di piccolissime dimensioni, (parliamo di note musicali di 3 cm e una luna con una stellina di 1,5 cm. )

Ed è da qui che vorrei lasciare la parola a Valeria:

Cara Valeria cosa significava quel tatuaggio?

Ex flautista, innamorata folle della musica classica e della musica in generale, appartenevo ad una corale polifonica. Incidevo sulla mia pelle il valore che io do alla musica, un amore iniziato da piccolissima e che custodisco tutt’oggi nel mio cuore. Ho effettuato 5 sedute di terapia di rimozione, ogni trattamento era davvero costoso e molto doloroso poiché il laser agisce in profondità intaccando già dalla prima sottoposizione, l’inchiostro del tatuaggio, polverizzandolo , creando delle forti ustioni e spazzando via il colore. Questo processo provoca cicatrici e segni a volte indelebili, in più, tra una seduta e l’altra, dovevo far riposare la pelle per più di un mese, ma ovviamente, non rispettavo questa tempistica, mi ritrovavo a ravvicinare le terapie, soffrendo il doppio, per eliminare quel tatuaggio nel minore tempo possibile e così fu… il disegno non c’era più!

Dopo che cosa è successo?

Mi presentavo alle visite mediche con tutta la documentazione attestante la mia effettiva rimozione laser, la stessa Commissione medica riconosceva solo degli esiti cicatriziali. Nel mentre, mi veniva domandato cosa raffigurasse il tatuaggio prima di eliminarlo, io rispondevo forse ingenuamente a tale richiesta. Ma purtroppo la decisione non spettava solo a loro e così mi giudicavano non idonea. Mi chiedevo come fosse possibile “cacciare” una persona risultata eccellente in tutte le prove, ma che a causa di una cicatrice, non era idonea ai servizi di Polizia!!! Possibile che un individuo equilibrato psicologicamente e perfettamente in salute sia inidoneo per un esito cicatriziale? Lascio la risposta a lei cara Daniela,ai lettori,e magari alle istituzioni.

Ma un provvedimento amministrativo può essere impugnato dinnanzi al TAR…

Si .Ero così disperata e consapevole che non avrei mai più potuto partecipare ad un concorso in Polizia, causa l’età, mi sedevo a piangere su una sedia mentre attendevo di firmare il mio provvedimento amministrativo di esclusione. Proprio lì si accendeva una piccola speranza. Sapevo dai miei studi di giurisprudenza, che un provvedimento amministrativo può essere impugnato al Tar e così ho fatto, non potevo permettere che tutti quei sacrifici venissero buttati via. Mi mettevo alla ricerca di un bravo avvocato amministrativista e impugnavamo il provvedimento di esclusione al Tar, informavo i miei genitori di quanti soldi sarebbero serviti ( TANTISSIMI ) e di quanto impervia sarebbe stata la strada, ma per una figlia si fa questo e altro. Successivamente I miei legali chiedevano l’annullamento, previa sospensiva al Tar, del verbale di esclusione e il diritto di essere riammessa alle ulteriori fasi concorsuali. Le nostre richieste, in via cautelare venivano accolte al Tar con conseguente ammissione, con riserva, al prosieguo della procedura concorsuale, in particolare il Tar stabiliva: “ Considerato che, ad un primo sommario esame, il ricorso appare sorretto da sufficiente fumus boni iuris, alla luce della motivazione sottesa al giudizio di inidoneità al concorso in questione “ Tatuaggio in via di rimozione in zona non coperta dall’uniforme (lato ulnare polso dx 3×1 cm; superficie ulnare polso sin 3×1 cm; superficie radiale polso sin. 1×1,5 cm) ai sensi dell’articolo 3 comma 2 riferimento tabella 1 punto 2 lettera “b” del DM 30.06.2003 n. 198 e succ. modific ed integr” che – come documentato – non appare corrispondente al riferimento normativo richiamato (Tab.1 punto 2 lett b) tatuaggi sulle parti del corpo non coperte dall’uniforme o quando, per la loro sede o natura, siano deturpanti o per il loro contenuto siano indice di personalità abnorme); Considerato che dalla documentazione prodotta emerge la presenza di “esiti cicatrizzanti” sulla cute e non di tatuaggio , pertanto sussistono i presupposti per accordare la misura cautelare richiesta”

Dopo il ricorso quali eventi si sono verificati?

Venivo convocata per ultimare gli accertamenti psico-attitudinali (a mio parere fondamentali per una persona che vuole intraprendere un percorso in Polizia) e finalmente a luglio 2018 ottenevo la tanto MERITATA Idoneità. L’8 novembre partivo per frequentare il corso di formazione per Allievi Agenti della Polizia di Stato a Peschiera del Garda della durata di 8 mesi. Forse non è stata ancora coniata una parola che possa descrivere il mio stato d’animo in quel momento, avrei abbandonato momentaneamente gli affetti ma, detta in tutta sincerità, non me ne fregava proprio nulla, cavolo!! sarei diventata finalmente una Poliziotta! Già dai primi giorni di corso ci accorgevamo che la maggior parte dei ricorsisti per tatuaggio si raggruppavano tutti a Peschiera, solo noi potevamo capire quanta sofferenza avevamo provato in tutti quei lunghi mesi di attesa. Questo dispiacere però andava scemando perché il Tar si era espresso a nostro favore, dovevamo solo attendere la Sentenza di merito. Non le nego però che a giornate di pura euforia si alternavano giornate cupe perché spesso a prevalere era la paura, paura che il Tar potesse decidere in negativo e mandarci tutti a casa. È stata dura non lo nego, ogni giorno mi impegnavo con tutta me stessa nelle lezioni cercando di dare il massimo in tutto, con costanza e dedizione, non potevo permettere che quell’enorme “Spada di Damocle” pregiudicasse il mio percorso. Nonostante questo, quei mesi rimarranno per sempre i più belli della mia vita. Iniziavo a guardare il mondo con occhi diversi. Quando entri a far parte di questa meravigliosa famiglia, tu stesso ti senti diverso, guardi la divisa appesa nell’armadio te la provi, ti guardi allo specchio e prometti a te stesso di onorala sempre, in ogni singolo istante. Quella divisa è cucita addosso come una seconda pelle e non c’è sensazione più bella, mi creda. Finalmente, il 15 marzo 2019, il Tar si pronunciava sul mio ricorso e su quello dei miei colleghi accogliendolo, disponeva l’annullamento dei provvedimenti gravati, con conseguente inserimento del mio nominativo nella graduatoria finale. Per il Tar, il ricorso era fondato per le seguenti considerazioni: “ riguardo la contestata visibilità del tatuaggio, in corso di rimozione come accertato e dichiarato, atteso che la disamina della documentazione prodotta agli atti coerentemente conduce ad escludere la sussistenza di un tatuaggio definito ma, seppur in virtù degli interventi laser a cui la ricorrente si è sottoposta per la rimozione prima dell’accertamento, di parte di cute del polso del braccio destro e sinistro con la presenza di incisione sulla cute stessa, con figura di tatuaggio in rimozione.

A questo punto la vicenda iniziava a farsi poco chiara, vuoi spiegarci il perchè?

Si. Durante i mesi di formazione, precisamente ad aprile 2019, a corso quasi terminato praticamente, il Ministero decideva di impugnare le sentenze del Tar al Consiglio di Stato in quanto, per loro, non erano stati rispettati i requisiti del bando. Così, dovevamo rimboccarci le maniche ancora una volta e difenderci anche in questo grado di giudizio, mi creda, non posso utilizzare altro aggettivo: uno strazio! (per non parlare del gravame a livello economico). Nel frattempo però, io continuavo il mio percorso di formazione, immagini lei con quale stato emotivo, e… l’8 maggio, nonostante tutto, diventavo ufficialmente un Agente in prova della Polizia di Stato . Avevo la mia pistola, le mie manette e la placca ufficiale, nulla di più emozionante. Il 14 giugno 2019 il Consiglio di Stato si pronunciava con un’Ordinanza, con la quale sospendeva l’esecutività della Sentenza impugnata e fissava la discussione nel merito per il giorno 19 settembre 2019. Cosa significava? Che mi avevano sospesa in attesa dell’esito finale del contenzioso, ricordo come fosse ieri, la chiamata del mio avvocato in cui mi portava a conoscenza di questa assurdità: “Vale purtroppo è andata male ma non disperiamo, attendiamo settembre”. Credo di non aver mai pianto così tanto come quella volta, tutti quei giorni a chiedermi cosa sarebbe stato di me, nessuno riusciva a dirmi cosa mi sarei dovuta aspettare ma allo stesso tempo, tutti cercavano di consolarmi dicendo che con tutti i fondi impiegati nella formazione di ogni singolo allievo, il Ministero non li avrebbe di certo sprecati e che passare per il Consiglio di Stato, era solo un iter dovuto. Ci stavo quasi credendo ma… Intanto il 20 giugno ottenevo il Giudizio di Idoneità ai servizi di Polizia (il quale permette il superamento del corso di formazione) con il massimo del punteggio 24/24, dopo aver superato tutti gli esami previsti dal corso con ottimi voti. Il 21 giugno 2019 veniva pubblicata la graduatoria nazionale, classificandomi 280° su 500(circa). Nella mia scuola, sia i colleghi che gli Istruttori non si riuscivano a spiegare il perché, però continuavano a rassicurarmi dicendomi che non sarebbe successo nulla, che non potevano cacciare un Poliziotto dopo un corso di formazione. Da lì partivano gli infiniti pianti disperati alla presenza di tutti, compreso il mio Direttore che incredulo anche lui, mi rincuorava come un papà rincuora una figlia.

Quando hai giurato fedeltà alla Repubblica italiana?

Il corso ormai giungeva a conclusione e il 26 giugno giurai Fedeltà alla Repubblica italiana .Vivevo quel giorno con il cuore diviso in due: metà esplodeva di gioia, non dimenticherò mai le lacrime di mio padre e di mia madre, l’altra metà invece, era invasa da rabbia e dolore per quello che mi avevano fatto, non potevo credere a quello che poi in realtà si sarebbe avverato, da lì a breve, sul serio. Il Giuramento è un atto ufficiale che viene protocollato e inviato al Ministero, la legge afferma che con questo atto si è assunti a tutti gli effetti, allora perché non fermarci prima? E soprattutto, come potevano non dare valore a quel gridato “LOGIURO!”? Io ho gridato ogni singola lettera di quella parola con fierezza e orgoglio mentre, per qualcuno, la Fedeltà alla Repubblica non conta poi così tanto! Cosa accade il 1 luglio 2009? Nei giorni a seguire compilavo tutti i moduli per la scelta della destinazione, ma pochi giorni prima della partenza per raggiungere il luogo di assegnazione dove avrei prestato servizio, precisamente Il 1 luglio 2019, mi veniva notificata la comunicazione della Direzione Centrale per le Risorse Umane con la quale, per effetto dell’ordinanza del Consiglio di Stato, mi rinviano al luogo di residenza fino all’esito della sentenza definitiva. Era accaduto, mi avevano sospeso e mi invitavano a restituire tutti i miei effetti compresi arma, manette, distintivo e tutte le mie divise. Mi crollava il mondo addosso, come era possibile che in pochi giorni dal quel LO GIURO, gridato con tutto il fiato possibile, mi chiedevano di sparire abbandonando tutto ciò che ormai era diventata la mia vita? Il 3 ottobre 2019 il Consiglio di Stato accoglieva definitivamente l’appello del Ministero, respingendo il ricorso di primo grado, ero fuori dalla Polizia Di Stato. Da quel momento in poi iniziava un vero tormento che ormai dura da più di un anno. Dal punto di vista giuridico, ho esperito tutte le possibili azioni legali in ogni grado di giudizio, ho tentato anche una disperata azione revocatoria che però ha dato ovviamente esito negativo.

Ma il punto non è questo, o almeno, non solo questo. Giusto?

Si il mio malessere si basa su situazioni di eccessiva disparità di trattamento (nei confronti di pari corso, ricorsisti, per la stessa motivazione) verificatasi durante questi mesi. Non voglio e non è mia competenza entrare nelle scelte dell’amministrazione e del Consiglio di Stato, ma credo che sia doveroso per me e per altri miei colleghi, nella mia medesima situazione, cercare di capire come mai un agente della Polizia di Stato, formata e stipendiata, debba essere sospesa per “non aver rispettato” (sono stata così stupida da rimuoverlo a questo punto) un requisito di accesso, a distanza di più di un anno dall’idoneità ottenuta. Mi chiedo perché io debba stare male nel vedere i miei pari corso svolgere il loro lavoro, mentre io, sono costretta a stare a casa a mangiarmi il fegato. Solo poco tempo fa, avrà sicuramente letto l’articolo di quel Poliziotto che ha salvato molte vite umane rimaste bloccate in macchina per la forte alluvione a Palermo, ebbene, quel Poliziotto che è diventato un simbolo per l’intera nazione Italiana, aveva un tatuaggio e le foto che sono diventate virali, lo ritraevano proprio cosi con il tatuaggio ben visibile sul braccio! Non è un tatuaggio che fa un Poliziotto!!!! Tutto questo è INGIUSTO E FA TANTO TANTO MALE, voglio una spiegazione e rivoglio quello che mi hanno tolto ingiustamente.

Quanti danni ti ha provocato questa “ingiustizia tatuata”?

I danni che ha prodotto questa ingiustizia sono molteplici, ritrovarmi a 32 anni dopo tre anni di sacrifici senza un lavoro, la mia famiglia ha sostenuto dei costi legali molto elevati che però non hanno dato i risultati sperati. A livello lavorativo non ne parliamo, tutti credono che io abbia commesso qualcosa di molto grave, perché parliamoci chiaramente, chi viene mandato via dalla Polizia di Stato? Rivoglio la mia divisa e rivoglio la mia felicità. Non è un tatuaggio (nel mio caso addirittura rimosso) a descrivere un Poliziotto ma è la dedizione, l’amore per quella divisa, il rispetto per sé stessi e per le istituzioni ed è tanto altro.

Cosa ricordi del giorno successivo al giuramento?Te lo chiedo per evidenziare ai lettori la tua sofferenza..

Ero tornata da poco a Fondi dopo la cerimonia del Giuramento, avevo portato con me tutte le mie divise per farle lavare e sistemare a puntino, da lì a breve sarei arrivata finalmente a reparto e sarebbe iniziata la mia vita in Polizia. La domenica riprendevo il treno per salire a Peschiera, bisognava sbrigare le ultime incombenze, raccogliere tutti i miei effetti ed abbracciare tutti coloro che avevano fatto parte di quella mia allargata famiglia per otto lunghi mesi. Il lunedì mattina mentre ero a lezione arrivava la maledetta notizia: “Valeria il direttore ti cerca, ti aspetta nel suo ufficio”Mentre salivo le scale sentivo le mie gambe tremare, il cuore batteva più forte che mai, sentivo che la fine del mio percorso era vicina. Nell’ufficio il direttore mi aspettava in piedi, incredulo per quello che stava per dirmi: “Valeria è arrivata la comunicazione da parte del Ministero, devi lasciare la scuola, non andrai a reparto!” Sono scoppiata in lacrime, lì davanti a lui, conscia che avrei trovato conforto nelle sue parole e così è stato. A distanza di tanto tempo la sofferenza di quel giorno la vivo ancora sulla mia pelle. In pochi minuti svolgevo tutto l’iter burocratico prima di abbandonare definitivamente la scuola. Mi dirigevo verso la mia celletta e recuperavo manette e pistola,li consegnavo con le lacrime agli occhi mentre mi dicevano…Non disperare Vale sono sicura che tra un po’ tutto questo sarà un brutto ricordo, noi ti aspettiamo a braccia aperte. Ma la cosa che mi ha fatto soffrire di più è stato riconsegnare il Distintivo, come se da quel momento in poi per la Polizia io non esistessi più, o forse non ero mai esistita. Il brutto ricordo dura ancora oggi e cosi mentre i miei compagni di classe festeggiavano, preparando le valigie per la loro nuova avventura, io compravo il biglietto che mi avrebbe riportata a casa. Non sto qui a dire cosa è stato quel maledetto viaggio, ricordo solo una tenera signora che nel vedermi piangere mi offriva un fazzoletto, guardandomi con gli occhi più affettuosi del mondo. Poco tempo dopo dovevo riconsegnare tutto il mio vestiario, i cappelli, il cinturone, la mia fondina.. tutto.. oltre ad un pezzo di cuore che credo lascerò per sempre lì, in quello scatolone. A distanza di un anno le mie divise sono ancora rinchiuse in quello scatolone insieme alla mia amarezza.

Vogliamo ancora una volta sottolineare la disparità di trattamento?Te la senti?

Per quanto riguarda la disparità di trattamento, l’emozione provata è di rabbia e pura delusione. Come è possibile che su una ventina di ricorsisti (tutti accomunati da tatuaggi/esiti cicatriziali) solo cinque di questi abbiano ricevuto un trattamento simile? Fortunatamente le sentenze sono pubbliche e alla portata di tutti, lo schema seguito è stato: Tizio viene escluso dalla commissione medica perché non ha rispettato il requisito del bando di concorso, il Tar dà ragione a Tizio, Tizio frequenta il corso di formazione e presta giuramento, nel frattempo Tizio riceve l’appello del ministero, il Consiglio di Stato accoglie l’appello del Ministero, Tizio perde il posto di lavoro. Ora, alla luce di questo schema, come si spiegano i ritiri di appelli, gli appelli mai ricevuti e le ordinanze a favore di Tizio? Eppure tutti avevamo la stessa sentenza del Tar, come è possibile che alcune di queste erano viziate ed altre no? Ritengo fermamente che i requisiti di un bando vadano sempre rispettati, ma dal momento in cui si parla di esiti cicatriziali, cosa spinge tutto questo a tramutarsi nel peggiore degli incubi? Credo che a questa domanda non avrò mai una risposta.

Grazie di cuore Valeria.

Daniela Piesco

Vice Direttore

Www.progetto-radici.it

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