Traffici di materiale nucleare e Guardia di Finanza

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Nell’estate del 1992 il G.I.C.O. di Trieste, sezione del Nucleo Regionale di Polizia Tributaria di cui avevo il comando, si trovò ad indagare su alcuni delicati traffici di materiale nucleare, circa i quali, nel corso degli anni, gli organi di informazione sono più volte ritornati. Uno di questi episodi, tuttavia, mi pare il più complesso ed il meno divulgato a livello mediatico. Forse è ormai il caso di riprenderlo, come dato che si avvia ad essere di interesse non più cronachistico ma storico, da un punto di vista esclusivamente cronologico.

In estrema sintesi, accadde questo: uno degli organi di “intelligence” di allora, il Cesis, per la precisione, che era organo di coordinamento degli altri due servizi, Sisde e Sismi, comunicò, tramite un suo operativo, che era stato inviato in contatto con noi, che erano in corso trattative per una partita di materiale nucleare, uranio per la precisione, che era posto in vendita da due collaboratori di uno degli altri servizi di cui sopra, in una situazione non chiara, per cui andavano fermati.

Riferii dettagliatamente la cosa ai superiori gerarchici, ed al magistrato della città dove avveniva la trattativa, Rimini, ma il riscontro delle gerarchie fu rapido e drastico: la cosa non andava portata avanti. La cosa, dunque, fu condotta dal magistrato alla sede romagnola, con l’Arma dei Carabinieri, i quali conclusero l’operazione col sequestro di campioni di uranio e con l’arresto di due collaboratori della “intelligence”, che erano in possesso dei campioni stessi.

La cosa provocò anche una reazione molto forte nei miei confronti da parte delle gerarchie, le quali mi rivolsero una richiesta, dichiaratamente, in sostanza l’apertura di una pratica disciplinare, che poi non si concluse con una sanzione nei miei confronti bensì con una reprimenda verbale, in base ad una accusa di questo tenore: col mio incauto operato, avevo messo in difficoltà il magistrato che della mia segnalazione si era fidato. Il fatto è, che, successivamente, i due detentori delle parti di uranio sequestrato, furono processati e condannati dalla Magistratura locale, per cui fu riconosciuta la validità dell’operato di polizia, che, appunto, deve reprimere reati ed evitare che vengano portati ad ulteriori conseguenze, e l’illegalità di comportamento dei due individui che, per quanto collaboratori di una “intelligence”, nel caso specifico stavano comunque commettendo un reato.

A volte, dopo molti anni, allorché ritorno con la mente a quei torridi giorni di agosto 1992, non posso fare a meno di pormi delle domande, rimaste, e che rimasero, senza risposta.

 

 

 

 

 

Vincenzo Cerceo

(Colonnello in congedo della Guardia di Finanza)

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