L’Occidente detta le condizioni alla Russia

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L’aspetto più importante dell’incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Angela Merkel, di mercoledì 2 maggio a Sochi in Russia, è il componente sostanziale. Gli stessi concetti di Merkel erano già stati espressi dal segretario di stato americano Rex Tillerson, nel suo viaggio di un mese fa a Mosca, ed ora rinforzati durante il suo personale intervento al Dipartimento di Stato.

Fondamentale per Kiev, è che il cancelliere tedesco abbia formulato una dichiarazione nella quale “l’Ucraina deve riavere il controllo del confine ucraino-russo, quella parte che ora è al di fuori del controllo di Kiev, prima di attuare le condizioni politiche”. Francamente parlando, per l’Ucraina era impossibile aspettarsi un’affermazione simile da parte del diplomatico tedesco. Ovviamente, questa è una delle posizioni che l’Ucraina ha sempre sostenuto; anche se le disposizioni di Minsk mettono il controllo del confine come uno degli ultimi argomenti da risolvere.

Pertanto, l’ultima dichiarazione di Merkel ha chiarito due importanti concetti: l’Ucraina è sempre sui tavoli delle discussioni, i leader hanno le loro libere riflessioni, e non si fanno più condizionare dalle chiacchiere russe. La visita di Merkel in Russia è stata importante per ambedue i politici, soprattutto per scopi propagandistici e diplomatici. Ha aiutato Putin a colmare un suo desiderio: dimostrare che non è un leader isolato e che riceve ancora i visitatori più importanti. Ovviamente, questo è già diventato uno dei principali accenti delle relazioni televisive russe, rivolti principalmente al pubblico nazionale.

Per quanto riguarda la Merkel … Prima di tutto, si avvicina la data del vertice del G20, nonché la scadenza del processo decisionale dell’UE per quanto riguarda il prolungamento delle sanzioni russe di altri sei mesi. Personalmente ritengo che le misure restrittive saranno prolungate, anche in seguito alle azioni di Mosca, in particolare in Siria, che hanno minato la credibilità della Russia. Inoltre, l’inchiesta negli Stati Uniti dell’impatto delle azioni russe sulle elezioni presidenziali, sta guadagnando slancio. Tutto ciò, ha cambiato l’atmosfera delle relazioni Usa-Russia, così come i legami tra Bruxelles e Mosca.

Parlando di ragioni politiche interne, anche se la concorrenza di questi anni è grande e i risultati sono abbastanza difficili da prevedere, come è anche impossibile anticipare quale sarà la coalizione di governo, per Merkel è importante avere la possibilità di vincere le lezioni di questo settembre. Tenuto conto di questi fattori, è fondamentale che Merkel dimostri di non essere solo una “Frau Nein”, ma che, in determinate condizioni, lei è pronta a dialogare. In realtà, a mio avviso, questo è il motivo principale per il quale ha fatto la sua visita in Russia. Non dobbiamo dimenticare che la Germania è una parte fondamentale del formato Normandia e del processo di Minsk, sui quali personalmente Merkel ha investito molto. Lei è la madre del formato Normandia e del processo di Minsk, e non si può permettere di dire: “Sai, non funziona …è tutto un caos”, al contrario invece, deve sottolineare che “il processo continuerà se …”; deve esaltare l’idea – soprattutto con le elezioni tedesche vicine – che grazie agli accordi di Minsk è stata interrotta la fase calda della guerra in Europa.

Quindi, a questo riguardo, Merkel ha una sua formulazione abbastanza chiara. La cosa fondamentale che fa capire quanto Merkel sia tosta e convinta delle sue decisioni, è che lei conserva saldamente le sue posizioni precedenti. Noi tutti abbiamo capito che il processo di Minsk è bloccato, ma Merkel, il 2 maggio, ha descritto ciò che deve essere fatto per sbloccarlo. Ha dichiarato chiaramente che il compito numero uno è la tregua, e la responsabilità, chiaramente, cade sulla Russia.

E qui non c’è niente di nuovo rispetto a quello che affermano gli esperti ucraini e stranieri: il processo di Minsk non è efficace, ma il formato dovrebbe proseguire fino a quando non si trova uno spiraglio. Di tutti i leader europei, Merkel si è dimostrata la più tenace, ed ha chiaramente vincolato le sanzioni russe con l’adempimento degli accordi di Minsk, ponendo la totale responsabilità sulla Russia.

Il giorno dopo della visita di Merkel a Sochi, un video pubblicato da C-Span, ha messo in risalto Tillerson che ha definito “il rinnovo dei contatti” con la Russia una delle priorità del Dipartimento di Stato. Accettiamo che la Russia sia “parte dell’impegno in Siria”, ha aggiunto, ma “abbiamo altre questioni con la Russia, come ben sapete, sia in Europa che in Ucraina… dove i due governi hanno un certo numero di sforzi in corso per stabilizzare le relazioni”.

Il segretario di stato ha aggiunto che dopo la conversazione di martedì tra Donald Trump e Vladimir Putin, le due parti continueranno a lavorare sulla “prima grande area di cooperazione” che è la Siria. Riconoscendo che non è ancora chiaro in quale direzione andranno i rapporti tra gli Stati Uniti e la Russia, Tillerson ha sottolineato che “se troviamo spazio dove improvvisamente comprendiamo che possiamo cominciare a ricostruire un certo livello di fiducia, perché oggi non c’è quasi nessuna fiducia tra di noi … Possiamo iniziare a parlare dei nostri accordi sugli armamenti … le iniziative che abbiamo con i nostri trattati per il nucleare, per poi, ovviamente arrivare all’Ucraina, Crimea e altri luoghi dove oggi la Russia non è particolarmente amica”.

“Quindi quello che speriamo è di poter cominciare a costruire un mondo in cui possiamo lavorare uno in fianco all’altro. Non so se ci riusciremo, oppure no, ma ci stiamo tentando”.
Il segretario di stato ha reso inoltre noto che la prossima settimana, al margine del Vertice Artico in Alaska, ha intenzione di incontrare il ministro degli esteri russo, con il quale, ha aggiunto, “devo ribadire e rinforzare la posizione degli Stati Uniti, riguardo alla politica estera, principalmente la crisi siriana e ucraina, i diritti umani e le libertà”. “Le nostre politiche possono cambiare, ma non andranno mai contro i nostri valori, che sono la nostra forza e rappresentano quello che il mondo si aspetta da noi”, ha spiegato Tillerson.

“Questo è il discorso più chiaro che io ho sentito in vita mia rilasciato da un segretario di stato – ha dichiarato Tom Malinowski, l’assistente del segretario di Stato per la democrazia, i diritti umani e il lavoro.

Gabrielis Bedris

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