Papa: a nuovi preti, siate pastori non chierici di stato

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APPENA ORDINATI, LI CHIAMA ALLA SUA FINESTRA PER BENEDIZIONE

“Siate gioiosi, mai tristi, con la gioia del servizio di Cristo, anche in mezzo delle sofferenze, delle incomprensioni, dei propri peccati, e per favore non siate signori, non siate chierici di Stato ma pastori, pastori del popolo di Dio”. Cosi’ il Papa si e’ rivolto a dieci diaconi che ordina oggi sacerdoti. Papa Bergoglio ha ricordato che il sacerdozio e’ “servizio” e non serve “per fare carriera”; ha chiesto “omelie semplici” che parlino “ai cuori”; ha chiesto vite limpide perche’, ha detto, “la parola senza l’esempio di vita non serve, meglio tornare indietro, la doppia vita e’ una malattia brutta nella Chiesa”. Durante il Regina Coeli il Papa ha anche chiesto a quattro dei neosacerdoti di affacciarsi con lui dalla finestra per dare la benedizione ai fedeli.

“Non e’ sempre facile distinguere la voce del pastore buono. C’e’ sempre il pericolo del ladro, del brigante e del falso pastore”. Con queste parole Papa Francesco ha ripreso il tema dei pastori corrotti nella breve catechesi che ha preceduto la preghiera del Regina Caeli in piazza San Pietro. Ne ha parlato infatti anche nell’omelia per l’ordinazione di 10 nuovi preti in San Pietro, mettendoli in guardia “dalla doppia vita, che e’ una brutta amlattia nella Chiesa”. “Il gregge, che siamo tutti noi, ha come abitazione un ovile che serve da rifugio, dove le pecore dimorano e riposano dopo le fatiche del cammino. E l’ovile ha un recinto con una porta, dove sta un guardiano. Al gregge – ha osservato affacciato dalla finestra del Palazzo APostolico con 4 dei nuovi sacerdoti – si avvicinano diverse persone: c’e’ chi entra nel recinto passando dalla porta e chi vi sale da un’altra parte. Il primo e’ il pastore, il secondo un estraneo, che non ama le pecore”. Un concetto che il Papa ha affrontato anche nell’omelia pronunciata in parte a braccio in San Pietro per l’ordinazione sacerdotale dei nuovi preti che “sono stati eletti dal Signore Gesu’ non per fare carriera ma per svolgere questo servizio”. “Predicate – ha chiesto loro il Papa – in modo semplice come parlava il Signore che arrivava al cuore, non siate intellettuali, parlate semplice, parlate ai cuori e sia gioia e sostegno ai fedeli di Cristo il profumo della vostra vita, perche’ la parola senza l’esempio di vita non serve, meglio tornare indietro”.

“La doppia vita – ha scandito ancora una volta Papa Francesco – e’ una malattia brutta nella Chiesa”. Per il Papa, inoltre, “il presbitero che ha studiato molto e ha 1, 2, 3 lauree ma non ha imparato a portare la Croce di Cristo non serve: sara’ un buon accademico un buon professore ma non un buon sacerdote”. “Per favore – ha poi aggiunto Francesco – vi chiedo in nome di Cristo e della Chiesa, di essere misericordiosi sempre, non caricare sulle spalle dei fedeli pesi che non possono portare: Gesu’ rimprovero’ questo ai dottori della legge e li chiamo’ ipocriti”. Tra le raccomandazioni il Papa ha anche ricordato “il compito forse noioso e anche doloroso, di andare a trovare gli ammalati, fatelo voi. Si sta bene che vadano o laici e i diaconi ma non lasciate di toccare la carne di Cristo negli ammalati, questo santifica voi vi avvicina a Cristo”- “Siate gioiosi – ha poi concluso – per favore siate pastori del popolo di Dio nella gioia”. Dopo il Regina Caeli, Papa Bergoglio ha incoraggiato l’impegno contro la pedofilia dell’Associazione Meter, fondata da don Fortunato Di Noto, presente in piazza San Pietro in occasione della Giornata per i Bambini Vittime. Il gruppo di volontari e familiari dei Bambini Vittime erano riconoscibili per i cappellini gialli. “Meter – ha detto Francesco – da oltre vent’anni contrasta ogni forma di abuso sui minori. Grazie tante per il vostro impegno nella Chiesa e nella societa’; andate avanti con coraggio!”. Infine il Papa ha ricordato che “ieri, a Gerona, in Spagna, sono stati proclamati Beati Antonio Arribas Hortiguela e sei compagni, religiosi della Congregazione dei Missionari del Sacro Cuore”. “Questi fedeli ed eroici discepoli di Gesu’ sono stati uccisi – ha sottolineato Francesco – in odio alla fede in un tempo di persecuzione religiosa. Il loro martirio, accettato per amore di Dio e per fedelta’ alla loro vocazione, susciti nella Chiesa il desiderio di testimoniare con fortezza il Vangelo della carita’”.

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