Seggiolino salva-bimbi in auto

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La proposta di legge in Parlamento da oltre 2 anni. Che fine ha fatto?

Il testo in discussione in commissione Trasporti alla Camera dall’aprile 2015


Dopo la tragedia della bimba di 16 mesi morta dopo che era stata dimenticata in auto dalla madre si torna a parlare della necessità di una normativa che preveda nelle auto allarmi che segnalino la presenza dei bambini e prevengano dunque la possibilità che vengano lasciati nei veicoli. Ma è da oltre due anni che è presente in Parlamento una proposta di legge in materia che dopo vari stop and go è ancora in discussione in commissione Trasporti alla Camera.

Il testo (LEGGI), a prima firma Gianni Melilla (di Sel) è stato depositato a Montecitorio il 10 ottobre 2014. Il testo prendeva spunto dalla storia di Andrea Albanese, padre del piccolo Luca, scomparso a causa del suo abbandono nell’automobile nel 2013 e che da allora è impegnato a sensibilizzare le istituzioni affinché sia reso obbligatorio un sistema di allarme nei seggiolini per prevenire l’abbandono dei bambini.

Nella proposta di legge si segnala, tra l’altro, l’esistenza di un brevetto italiano, premiato dal Centro nazionale delle ricerche e messo a punto da un gruppo di studenti di un istituto tecnico di Bibbiena per un seggiolino salva bimbi che segnala appunto la presenza del bambino nel seggiolino quando si spegne il motore e si chiude la portiera dell’automobile. La proposta di legge si propone una modifica all’articolo 172 del codice della strada rendendo obbligatoria l’adozione di un sistema di allarme che segnali la presenza di un bambino nel seggiolino a bordo del veicolo.

Il testo è stato discusso, congiuntamente ad altre proposte di legge, in commissione Trasporti a partire dal primo aprile 2015 ed è approdato in Aula nel giugno dello stesso anno. E’ stato, però, a quel punto rimandato in commissione in attesa dell’approvazione di una più ampia legge quadro di modifica del codice della strada.

Nel novembre 2016 l’esame è ripartito in commissione ma al momento il provvedimento non è nel calendario d’Aula. Una volta avuto l’ok della Camera in prima lettura dovrà comunque passare al Senato.

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