Il moderno stato laico nasce in Turchia 5.000 anni fa

Arte, Cultura & Società

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Conferenza ai lincei della Accademica Marcella frangipane

ROMA – Oltre cinquemila anni fa, nel 3.300 a. C. si realizza in Turchia, ad Arslantepe il primo stravolgimento storicamente documentato del sistema sociale basato sulla religiosità e inizia una organizzazione laica della società che porterà alla formazione dello stato moderno in forma laica. La documentazione archeologica di questo importante evento storico-sociale è stata illustrata all’Accademia dei Lincei da Marcella Frangipane, nella conferenza “L’Archeologia come ‘scienza globale’. Interdisciplinarità e ricostruzione delle società del passato”. 

“Dallo studio interdisciplinare del passato – ha spiegato Frangipane, archeologa della Sapienza e Accademica Lincea – si può comprendere il presente e le origini della società attuale”.
Attraverso le importantissime scoperte da lei fatte in Turchia ad Arslantepe, Frangipane ha illustrato “i molteplici aspetti dell’archeologia, che vanno dal vivere collettivo, all’economia, all’interazione con l’ambiente, ai rapporti sociali e politici, alle relazioni esterne tra comunità, culture e regioni, agli aspetti ideologici. L’interdisciplinarità è dunque necessaria – ha spiegato – non solo con le scienze naturali, che sole possono fornire certe informazioni essenziali alla ricostruzione di alcuni processi della vita materiale, ma anche con altre scienze umane, dall’antropologia, all’economia, alle scienze politiche e sociali, il cui apporto arricchisce la formulazione delle ipotesi e l’interpretazione delle realtà storiche che si indagano”. 

Nella conferenza è stato affrontato il tema della “connotazione, oggi, dell’archeologia come ‘scienza’, rivisitando da un lato le straordinarie potenzialità insite nelle più attuali pratiche di ricerca sul terreno, capaci di offrire conoscenze fino a poco tempo fa impensabili, dall’altro le criticità che rendono ancora problematico l’affermarsi di un ‘linguaggio’ condiviso dall’intera comunità scientifica. Tali criticità riguardano: una l’impiego appunto di metodi standard condivisi per l’acquisizione del dato (che possono e devono essere perseguiti); l’altra il problema, teoricamente irrisolvibile per una materia che indaga realtà scomparse, della ‘verifica’ e della ‘prova’, requisiti solitamene richiesti ad ogni indagine rigorosamente scientifica”. 
Frangipane ha infine evidenziato, illustrandolo con esempi, “il ruolo fondamentale dell’interazione interdisciplinare, che consente una verifica delle ipotesi attraverso la concordanza di risultati ottenuti su diverse classi di dati e con diverse metodologie. Se non possiamo cioè ambire alla prova diretta per mezzo della ripetizione (impossibile per noi) dell’esperimento e dei suoi risultati, possiamo puntare alla convalida dell’ipotesi attraverso l’accertamento della coerenza di tutti i dati”.  

 

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