Uomini della Chiesa indifferenti davanti al dolore e davanti all’amore

Attualità & Cronaca

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Leggevo qualche giorno fa sui giornali le testimonianze dei medici sulle sofferenze del dj Fabo, che lo indussero a recarsi in Svizzera per porre termine alla sua tormentata esistenza. Un medico parla di un dolore “di una intensità insopportabile” che il dj era costretto a subire in seguito all’incidente stradale del 2014 che lo aveva reso tetraplegico e cieco. Gli spasmi potevano colpirlo anche “60 volte al giorno” e ogni volta un infermiere doveva intervenire per somministrargli un antidolorifico. Medicinali la cui assunzione provocava “la perdita di lucidità e la capacità di interazione”.

E penso all’indifferenza di persone religiose davanti al dolore altrui, nel senso che non riescono a mettersi nei panni di chi soffre, a identificarsi con il sofferente. Penso alle parole del cardinale Bagnasco, quando si seppe della morte del giovane dj: “È una sconfitta grave e dolorosa per tutta la società, per tutti noi perché la vita umana trae spunto, forza e valore anche dal fatto di vivere dentro delle relazioni di amore, di affetto, dove ognuno può ricevere e può donare amore. Fuori da questo è difficile per chiunque vivere, la solitudine uccide più di tutto il resto”. Ecco, non fu la sofferenza a portare il giovane all’estrema decisione, fu la solitudine.

Ma si dà il caso che il giovane avesse intorno persone che lo amavano moltissimo. Pensavo alle parole sconcertanti di una religiosa signora sul blog “Come Gesù”: “Io credo che Dio se ha permesso questa tua sofferenza ha i Suoi motivi e un giorno tu capirai il perché… Io vedo in te un grande dono di Dio perché puoi unire le tue sofferenze con le piaghe di Gesù”. Pensavo anche che alcuni uomini della Chiesa come sono indifferenti davanti al dolore altrui, così sono indifferenti davanti all’amore altrui, sempre nel senso che non riescono a mettersi nei panni di chi ama, non hanno la capacità di identificarsi con coloro che amano. E per questo vorrebbero che persone divorziate e risposate vivessero, pur amandosi e desiderandosi, come fratello e sorella. Per la stessa ragione tollerano l’amore solo platonico tra persone omosessuali. Per la stessa ragione nella loro immaginazione Maria dopo la nascita di Gesù non avrebbe avuto rapporti carnali con lo sposo. Non si rendono conto di che cosa può significare l’unione carnale tra persone che si amano perdutamente, appassionatamente. Alcuni preti invece lo sanno, e per questo hanno l’amante.

Francesca Ribeiro

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