Un cavallo di Troia russo

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Quando a Sochi, in Russia, si è aperta la porta ed è apparso il primo ministro italiano Paolo Gentiloni, Vladimir Putin ha cominciato a dimenarsi sulla sedia e non è riuscito a nascondere la sua gioia.

Il fatturato tra i due paesi dall’inizio dell’anno è aumentato del 28%, e il parere dell’Italia (un membro non permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite) può essere molto importante, se non uno dei più pesanti, soprattutto nelle questioni ucraine e siriane che sono sempre oggetto di molti negoziati. Vladimir Putin ha consegnato al capo del governo italiano un messaggio rivolto ai dirigenti del G7.

Durante la conferenza stampa – dove i giornalisti, però, hanno cercato più di tutto d’avere dei commenti sullo scandalo della riunione Lavrov-Trump – il presidente russo s’è rifiutato di rispondere alla domanda del contenuto della lettera.
Il primo ministro italiano per l’occasione si è ringalluzzito: si è opposto all’estensione “automatica” delle sanzioni contro la Russia, definendo una tale politica “inaccettabile” e ha sottolineato che avrebbe “persuaso i suoi colleghi del G7 a considerare la posizione della Russia”. Lui si è dimostrato certo che l’Ucraina non “doveva essere una barriera al diretto dialogo strategico con Mosca”.

Sembra che i russi tra i paesi più ricchi del mondo abbiano un paladino. Il primo ministro italiano, dopo l’attacco chimico di aprile in Siria, ha emesso una forte protesta contro l’iniziativa britannica d’espandere le sanzioni anti-russe. Gli italiani parteciperanno all’incontro del G7, che inizia in Sicilia il 26 maggio, ma nella stampa russa, non è l’unica notizia che coinvolge l’Italia.

L’Agenzia TASS ha pubblicato un’intervista con Igor Plotnitsky, uno dei “leader” della cosiddetta “Repubblica Popolare di Lugansk”. Lui, in particolare, ha chiarito d’essere riuscito ad organizzare una tavola rotonda con la partecipazione dei rappresentanti di 24 paesi, per spiegare loro “l’effetto dei negoziati di Minsk per il Donbass e che si sta adoperando per creare un’Alleanza antifascista, che a breve partirà”. Il fine principale degli incontri “è di raccontare all’Europa la verità su ciò che sta succedendo in Ucraina orientale”. Il deputato europeo, Forenza Eleonora, ha promesso di discutere la questione con l’alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri, Federica Mogherini, ha reso noto Le Soir.

Eleanora Forenza rappresenta il partito Rifondazione Comunista, in cui occupa la posizione di relatore sulle questioni culturali. Federica Mogherini, che ha anche iniziato la sua carriera nel movimento comunista italiano, è stata pubblicamente criticata dal Parlamento europeo poche settimane fa: l’hanno accusata di limitare le risorse allocate in un speciale centro europeo che sta monitorando la propaganda russa in Europa. Il dipartimento è formalmente e direttamente subordinato a Mogherini, ed è composto solo da poche persone, ma lei “sta limitando e centesimando le disponibilità di bilancio del centro”.

A marzo, la Russia è stata visitata dal ministro degli affari esteri dell’Italia, Angelino Alfano che, in una conversazione con Lavrov, ha affermato che il suo paese è favorevole ad “una nuova adesione della Russia ai paesi G7”, ritrasformandolo in “G8”.
“Nessuna persona sana di mente può eliminare dalla vita internazionale la Russia, un partner chiave nella lotta al terrorismo e per l’Italia un fornitore essenziale e affidabile di energia – ha sottolineato Alfano – Gli italiani sono interessati alla cooperazione per la lotta contro il terrorismo, e la Libia … perché è la Libia il principale canale di trasferimento dei migranti illegali provenienti dall’Africa e dal Medio Oriente”, che deve essere oggetto di azioni coordinate con la Russia, ha chiarito Alfano.

Non dimentichiamo il business: in Russia ci sono circa 400 aziende italiane i cui interessi sono direttamente gestiti da rappresentanti dell’establishment italiano.
Alcune élite italiane, che cito a caso, sono di quelle che hanno aderito ad una intervista tenutasi in Polonia, pubblicata dai media russi, con il presidente della Commissione di Venezia. Ad una domanda di un giornalista che “cosa pensa degli imminenti cambiamenti russi nella legge elettorale” proposta dal presidente dell’Istituzione della Società Civile dei Diritti Umani, Ella Aleksandrovna Pamfilova, Gianni Buquicchio ha solo risposto che “cerca di tenere le elezioni in modo giusto”. Stiamo parlando delle elezioni presidenziali, e la proposta Panfilova prevede di annullare le schede degli assenti, cioè di coloro che non votano nel luogo di residenza permanente. Ora la commissione elettorale russa, sta cercando di regolarizzare la posizione di un elettore che “afferma che non ha votato nelle liste in cui è iscritto”. Quindi crederà sulla sua parola. Queste persone in Russia potrebbero essere a milioni.

Non è necessario avere una ricca immaginazione per pensare di vedere tra i centri elettorali i bus “disposti a votare”. Anche alcuni della Duma, che non appartengono al partito dei deputati “Russia Unita” hanno capito che le innovazioni legislative sono “solo un modo per ampliare e regolarizzare la frode”. E, dato che le elezioni si stanno avvicinando e il governo russo non differisce dall’amore speciale per le procedure democratiche, il presidente della Commissione di Venezia (ovviamente un italiano) non s’accorge e parla di “elezioni imparziali” prima ancora che abbiano luogo. Inoltre, ha sostenuto che la proposta di Panfilova, “soddisfa tutti gli standard internazionali”.

Si potrebbero citare molti esempi, aggiungendo anche le dichiarazioni dei rappresentanti del mondo degli affari. In generale, quando ci sono in ballo gli interessi nazionali, in particolare la politica comune in materia di migrazione, sembra chiara la posizione italiana di cosa pensa sulla solidarietà europea; ma quando è in discussione il successo dei loro progetti commerciali – ad esempio, quando si tratta della politica energetica europea – i principi della solidarietà europea non esistono.
Il centro analitico ceco per i valori europei, promuovendo lo studio dell’influenza russa nei diversi paesi dell’Unione europea, ha recentemente pubblicato una relazione in cui gli Stati membri, a seconda delle loro politiche verso Mosca, sono stati divisi in gruppi.

Il gruppo dei paesi che sono più forti di altri “tradizionalmente” e che sostanzialmente resistono ai piani russi in Europa, oltre alla Polonia e ai paesi baltici, includono la Danimarca e il Regno Unito. Sullo sfondo di Brexit, in Europa la voce di questi paesi in Europa si è indebolita notevolmente. Il gruppo successivo consiste di paesi che, dopo l’invasione russa dell’Ucraina, hanno rivisto il loro approccio verso Mosca: Repubblica Ceca, Germania, Olanda, Svezia e Finlandia. Bulgaria, Croazia e Romania sono tra i paesi che sostengono una politica di “pacificazione con le ambizioni di Mosca”, anche se non agiscono in modo attivo.

Quali sono i principali paesi europei amici della Russia? I cechi sono convinti che si tratti di Cipro, Grecia e Italia. Il più grande potenziale della politica pro-russa europea, naturalmente, è Roma.

Gabrielis Bedris

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