Il 53% ha una età compresa tra i 25 e i 39 anni e il 70% ha una laurea universitaria
“Il LIA è un gruppo di professionisti italoargentini che lavora in forma autogestita in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia in Argentina.
I dati presentati sono una prima selezione dei risultati di un sondaggio effettuato tra il 2015 e il 2016 tra circa duecento italiani recentemente arrivati in Argentina. Essi hanno risposto a domande sulla loro situazione familiare, la loro formazione, la loro esperienza di vita nonché le loro aspettative riguardo al Paese ospitante. Nell’ultimo decennio c’è un crescente flusso di italiani, quasi sempre giovani, che arriva in Argentina.
Secondo i dati delle autorità di migrazioni dell’Argentina, negli ultimi otto anni, una media di mille italiani all’anno si sono stabiliti in Argentina. Un numero che potrebbe essere anche maggiore, visto che non sono pochi i casi in cui arrivano come turisti e poi mantengono tale categoria viaggiando periodicamente in Uruguay per qualche giorno e rientrando successivamente in Argentina. Naturalmente in questi casi non si iscrivono all’AIRE e spesso non informano nemmeno il Consolato sulla loro presenza in Argentina, con gli inconvenienti o rischi a cui si espongono in tali situazioni.
L’inchiesta
Secondo i dati resi noti in questi giorni dal LIA, il 53% degli italiani che ha partecipato al sondaggio EPICA (Encuesta de Presencia Italiana Contemporánea en Argentina) ha un’età compresa tra i 25 e i 39 anni. Tra i consultati, il 42% degli italiani arrivati negli ultimi anni in Argentina è single, mentre il 37% è sposato/a. Tra questi, la stragrande maggioranza (più dell’80 per cento), ha un coniuge o convivente argentino/a. Il 37% degli italiani appena arrivati ha figli. Di questi, il 70% sono nati in Argentina. Interessante il fatto che il 51% degli italiani che hanno risposto al sondaggio, afferma che la decisione di vivere in Argentina la prese stando in Italia, a conferma, apparentemente, del fatto che nella memoria della società italiana, l’Argentina continua ad essere una terra che attrae gli italiani, nonostante la storia di crisi degli ultimi decenni. Al punto che la percentuale più alta dei nuovi arrivati, si è stabilita nel Paese negli anni 2013, 2014 e 2015, in tendenza crescente.
Per quanto riguarda la regione italiana di provenienza, anche se si verifica un panorama abbastanza omogeneo, c’è una prevalenza di nuovi arrivati dalla Lombardia (19,8%), seguiti dal Lazio (12,2%), dall’Emilia Romagna (8,4%), da Calabria, Campania e Veneto (6,9%). Per quanto riguarda il livello di studio raggiunto in Italia, tra i nuovi arrivati, secondo questo sondaggio, il 70 % ha una laurea universitaria. I laureati con una laurea del nuovo rdinamento (4-6 anni) sono il 22,6%. Una percentuale uguale a quella di quanti arrivano con un Diploma di scuola media superiore, mentre il 19,7% portano nel bagaglio un Master o una Specializzazione post laurea. Un 14,6% arriva con una laurea triennale di lº livello secondo il nuovo ordinamento e un 9,5% è in possesso di una laurea ottenuta col vecchio ordinamento.
Da ricordare che secondo il sondaggio presentato, tra i nuovi arrivati è importante il numero, specialmente tra le donne, di quanti hanno tra 45 e 54 anni (circa il 30% tra le donne e 12,5% tra gli uomini). Degli italiani con titolo universitario, più della metà riconosce la sua validità in Argentina. Un 35% non sa se ha validità nel Paese.
Ma tra gli italiani arrivati negli ultimi anni, almeno stando alle risposte dei duecento consultati, il 28% sta studiando in Argentina e il 17% ha studiato in passato in questo Paese.
Interessanti le risposte anche in riferimento al lavoro e la sicurezza sociale. Tre su quattro italiani arrivati negli ultimi anni in Argentina realizza un’attività lavorativa. Il 54% dei nuovi arrivati consultati, aveva un lavoro in Italia e il 67% aveva già esperienze di lavoro all’estero.
Gli italiani che sono appena arrivati in Argentina hanno ottenuto lavoro attraverso diverse modalità: tra queste le più importanti si rifanno a reti di contatti o networking in Argentina, referenze o raccomandazioni personali. In Argentina un italiano su tre arrivati nel Paese ha più di un lavoro e tre quarti degli intervistati considera il proprio lavoro in linea con le proprie qualifiche professionali. Poco più della metà ha un contratto a tempo indeterminato.
Uno su quattro ha un lavoro a tempo determinato. Il 59% dei nuovi arrivati versa contributi previdenzali in Argentina, l’8% lo fa in Italia e il 33% risponde che non verso e non glieli versano né in Italia né in Argentina.
Il 45% degli italiani che si sono stabiliti in Argentina negli ultimi anni ha un’assicurazione medica grazie al proprio lavoro, l’11% per il lavoro del coniuge e il 23% ha una assicurazione privata (una “prepaga”). Ma il 21% non ha nessun tipo di assicurazione medica. Dal trasferimento in Argentina, la metà è tornata in Italia tra una e quattro volte, ma il 17% non è ancora tornato in Italia.
Infine per quanto riguarda il rapporto con la “vecchia” emigrazione, in genere non ci sono molti punti di coincidenza. Solo un 29% degli italiani arrivati in Argentina negli ultimi anni partecipa all´interno di qualche gruppo – formale o informale – di concittadini. Un 45% segnala di non conoscere nessun gruppo di questo tipo.
Meno del 10% degli italiani arrivati in anni recenti fa parte di qualche associazione italiana fondata dagli italiani arrivati precedentemente. Più della metà ha dichiarato di non conoscere nessuna di queste associazioni. Solo l’8% dichiara di far parte di una di esse. Infine sul futuro, circa un terzo considera che la sua residenza in Argentina è “definitiva” o “abbastanza definitiva”. Un altro terzo stima che la sua permanenza in Argentina è “per un tempo prolungato”.
Un 20% dichiara di trovarsi in Argentina solo per un periodo limitato. “Si tratta di una mostra rappresentativa ma non probabilista”, avverte Ariel Lucarini, sociologo, coordinatore della ricerca. “Si tratta però dei primi risultati, di questa che è la prima ricerca su questo nuovo universo di italiani giunti in Argentina negli ultimi anni”.
Lucarini, che iniziò a occuparsi dell’argomento preparando nel 2008 la sua tesi di laurea sull’immigrazione umbra in Argentina nell’ultimo dopoguerra, raccolse in quel momento elementi che poi sono serviti come punto di partenza per questo sondaggio telefonico, che ha coinvolto 200 italiani, che hanno partecipato all’iniziativa.
Il sondaggio è stato realizzato grazie al sostegno dell’Ambasciata, dell’Istituto Italiano di Cultura, del Comites di Buenos Aires e del Centro Umbro che presiede Lucarini. Lo studio completo servirà per capire meglio il fenomeno. Sono ancora in elaborazione altri dati, risposte più svariate o complesse, che scoprono aspetti della società di accoglienza che non conoscevano.
Come il fatto, abbastanza frustrante per molti di loro, della mancanza di puntualità abituale negli argentini. “Paese che vai…””. (aise)