Mosul libera: quale futuro per l’Iraq?

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Dopo oltre otto mesi di scontri, le Forze di sicurezza irachene coadiuvate dalla coalizione internazionale a guida statunitense hanno riconquistato Mosul, ultima roccaforte dello Stato islamico in Iraq. Lanciata ufficialmente lo scorso ottobre dal premier iracheno Haider al–Abadi, l’offensiva si era preannunciata fin da subito lunga e difficile, sia per la complessità della strategia militare sia per l’eterogeneità delle forze coinvolte nel fronte anti–IS (Forze di sicurezza irachene, peshmerga curdi, milizie sciite, combattenti delle tribù arabo–sunnite locali e coalizione internazionale a guida statunitense).

Si è infatti trattato della più grossa operazione militare in Iraq dopo l’invasione americana che nel 2003 destituì il regime di Saddam. Oggi, se da una parte la liberazione di Mosul assesta senza dubbio un colpo decisivo alle milizie di al–Baghdadi, dall’altra inaugura una fase di profonda incertezza sul futuro del paese. Come cambia l’Iraq e quali saranno gli attori determinanti della ricostruzione post–conflitto? Con la leadership del califfato ridotta ai minimi termini e senza una guida politica efficace, quale direzione prenderà l’insurgency sunnita? Quale sarà il destino politico di Mosul e delle altre aree liberate lungo il confine della regione semi–autonoma del Kurdistan, di cui Erbil e Baghdad si contendono il controllo? Quali scenari per le numerose milizie che agiscono sul territorio iracheno?

(Image credit: Ahmad al–Rubaye/AFP/Getty Images)

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