La crociata dell’accoglienza

Emigrazione & Immigrazione

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BARI  – Cosa porta l’Italia ad essere protagonista del “dramma dei migranti”? Quali fattori contribuiscono a rendere il Bel Paese un porto naturale per gli sbarchi?. Sebbene storicamente l’Italia abbia rappresentato un esempio di accoglienza e di tolleranza, oggi la situazione è drasticamente cambiata. Non vi è più traccia della tradizionale ospitalità italiana poiché soppiantata dalla paura del diverso, dalle conseguenze della crisi. La grande recessione mondiale, iniziata nel 2008, ha lasciato segni indelebili nel tessuto culturale del Paese: la perdita del lavoro, la diminuzione del potere della moneta e della tendenza al risparmio, causano un sentimento generale di bisogno e protezione.

La cittadinanza avanza continue sollecitazioni a governi che vengono percepiti come distanti dai bisogni dei propri concittadini. Il sistema italiano del welfare è uno strumento invidiato da molti paesi: assistenza sanitaria gratuita, istruzione pubblica, previdenza sociale sono solo alcuni dei vantaggi del nostro stato sociale. Questi fattori necessitano di finanziamenti estremamente elevati, soprattutto in merito alla protezione sociale, che comporta una costo superiore al 50% dell’intera spesa pubblica. La necessità di redistribuire adeguatamente queste risorse assistenziali provoca numerose perplessità in merito alle modalità di allocazione percepite come ingiuste e preferenziali. A peggiorare la situazione economica vi è l’esigenza di stanziare ingenti risorse per la gestione del problema migratorio (secondo il Def 2017 saranno circa 4,7 miliardi di euro), una necessità imprescindibile visti i numerosi sbarchi che interessano le coste italiane.

Ci sono numerosi fattori che fanno del Bel Paese il porto naturale di questo fenomeno, ad esempio la sua posizione geografica che permette di identificarsi come lo stato meglio raggiungibile per vie marittime. Inoltre l’assenza di confini naturali, rappresentati da catene montuose, o da barriere artificiali, rende impossibile l’utilizzo della retorica del “muro” che viene di solito impiegata a livello di marketing politico ma senza necessaria attuazione. I regolamenti comunitari prevedono per tutti i paesi l’obbligo di accogliere i migranti, ma nella realtà la redistribuzione di essi risulta più complicata. A questo proposito, l’ultimo vertice sul problema svoltosi a Tallinn, in Estonia, è emblematico dell’atteggiamento di chiusura dell’Unione Europea. Paesi come Francia, Spagna, Belgio, Olanda, Lussemburgo e Germania hanno rifiutato la proposta italiana dell’apertura di altri porti di sbarco Ue. Si nega di fatto la regionalizzazione di essi nel timore di rappresentare “un fattore di attrazione” come ha spiegato il Thomas de Maizière, Ministro degli Interni Tedesco. Questa riluttanza sottintende la reale paura di una reazione negativa dell’elettorato in vista dell’arrivo di nuovi migranti. La mancata gestione del problema a livello comunitario dimostra che la relativa preoccupazione debba essere solo di interesse italiano, coadiuvato da numerose dichiarazioni di solidarietà e di impegni scarsamente attuati.

La più grande difficoltà rimane ancora una volta il sentimento popolare di rifiuto verso l’accettazione di questa realtà. La cittadinanza italiana continua a far fatica ad interpretare questa problematica come alla pari delle altre. Gli sforzi utilizzati dallo Stato italiano, vengono percepiti come un tradimento verso i cittadini e i loro bisogni. I migranti sono rappresentati come un pericolo per “l’italiano vero”. L’idea di preferenza nazionale risulta meglio funzionare in un contesto politico-economico sfinito dai continui sbarchi, incapace di giungere ad una soluzione soddisfacente per entrambe le parti e che non comporti un eccessivo esborso di denaro pubblico.  Questo tema viene visto come eccessivamente complesso in un contesto europeo sordo alle richieste di aiuto di un paese in evidente stato di difficoltà. La chiusura maggiore proviene proprio dalla mentalità italiana che fatica ad adattarsi alla politica dell’accoglienza e della tolleranza.

Le numerose proteste dei piccoli paesini in merito al ricevimento di quote minime di migranti, rispecchia l’umore politico di intolleranza che viene avvalorato da numerosi leader politici che sempre più utilizzano questo argomento per legittimarsi come “protettori degli italiani”. La retorica dell’ “aiutiamoli a casa loro”, o della “ruspa” riesce ad attecchire in un paese spaventato dalla crisi e dalla possibilità di rimanere, dopo anni di sacrifici, senza un aiuto reale in caso di difficoltà economica. La crisi si presenta come la reale nemica dell’accoglienza. La paura di ritrovarsi soli ad affrontare le proprie difficoltà prevale sulla solidarietà insita nel genere umano.

Sara Carullo

Laureata in Scienze Politiche – Università “ Carlo Bo” di Urbino

One Reply to “La crociata dell’accoglienza”

  1. Milena Scarati ha detto:

    Bravissima! Articolo di grande interesse trattato con intelligenza e competenza.

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