Matto no, pericoloso sì: ecco come si ferma Kim

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(Afp)

di Federica Mochi

Kim Jong-un? “Non credo sia un matto. Può esserlo per i nostri standard”. Pericoloso certo sì: “Nel momento in cui sarà in grado di lanciare un missile, colpire San Francisco e fare 5 milioni di morti, allora sarà intoccabile”. Parola del professor Andrea Margelletti, presidente del Centro studi internazionali ed esperto di strategie militari, che interpellato dall’AdnKronos traccia un quadro della crisi nordcoreana.

UN DITTATORE DEBOLE – “La grande forza del dittatore nordcoreano è la sua totale debolezza – spiega Margelletti -. In un confronto militare tra la comunità internazionale e la Corea del Nord, quest’ultima durerebbe meno di un colpo di tosse. Questo scenario non solo porterebbe al un crollo di un Paese, ma di un sistema. La Corea del Sud in questa ipotesi dovrebbe occupare la Corea del Nord per rimetterla in piedi e ricostruirla, cosa che Seul non vuole fare perché costerebbe triliardi di dollari, nuove tasse e un abbassamento degli standard di vita”. La grande forza del dittatore nordcoreano, spiega Margelletti, “è che noi non sappiamo cosa fare proprio perché lui è debolissimo“.

LE SANZIONI ONU – Qualche settimana fa il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha limitato ulteriormente gli scambi commerciali e la possibilità di investimenti per la Corea del Nord, infliggendo sanzioni che colpiscono le esportazioni nei settori del ferro, del carbone e della pesca. Una soluzione che però non sembra molto efficace per arginare il dittatore. “Le sanzioni colpiscono nell’arco di tanto tempo e spessissimo, nel caso di dittature, colpiscono la gente più bisognosa e non la leadership – chiosa Margelletti -. Nel caso della Nordcorea siamo in fondo a un pozzo. Le opzioni scarseggiano, perché un piccolo intervento militare, che dovrebbe contestualmente essere autorizzato dai cinesi, porterebbe alla disintegrazione di un sistema”. A meno che, precisa l’esperto, non esista un piano americano con Pechino “per cambiare il cavallo in corsa”. “Se ci fosse un colpo di stato in Corea del Nord – dice Margelletti – e Kim Jong-un fosse sostituito da qualcuno vicino a Pechino e al tempo stesso meno bellicoso verso la comunità internazionale, le cose rimarrebbero sostanzialmente invariate e saremmo tutti felici e contenti”.

LA VIA DIPLOMATICA – Finora gli Stati Uniti non avrebbero intenzione di rinunciare alla carta della diplomazia, sperando di raggiungere la soluzione più prudente per fermare il programma missilistico in rapida evoluzione della Corea del Nord e utilizzare l’azione militare solo di fronte a una minaccia imminente. Tuttavia, precisa l’esperto, “stiamo parlando di una persona che ha giustiziato lo zio, ma soprattutto non si parla di un singolo individuo, ma di un sistema”. La Corea del Nord è un paese “che non ha internet, non ha satelliti, un paese totalmente impermeabile, dove la gente non sa cosa avviene fuori dai propri confini”. In una situazione del genere, prosegue Margelletti, “il paese al primo conflitto militare imploderebbe poiché il sistema nordcoreano si basa sulla non conoscenza del mondo e dal permanere di un concetto di stato che è anacronistico per chiunque”.

KIM, PAZZO O ABILE STRATEGA? – Criminale, spietato, feroce e instabile. Tanto si è scritto del dittatore nordcoreano. Anche se è difficile tracciarne un profilo, Margelletti non ha dubbi sul Rispettato Maresciallo Kim. “Non credo che sia un matto – spiega – per la semplice ragione che se lo fosse avrebbe fatto la fine di Ludwig II di Baviera (il sovrano tedesco fu dichiarato pazzo e deposto nel 1886 per motivi di malattia mentale, morendo il giorno dopo in circostanze misteriose, ndr)”.

Kim Jon-un “può essere matto secondo i nostri standard – sottolinea l’esperto – ma sicuramente non lo è per i loro. Il problema non è come si rivolge alla comunità internazionale, ma che grado di apprezzamento ha nel suo mondo. E ne ha. Se Kim Jong-un volesse la guerra l’avrebbe già fatta, dato che Seul è a portata di cannone e potrebbe fare dei danni inenarrabili nell’arco di qualche minuto”. La sua strategia è un’altra. “Sta cercando di essere riconosciuto come una superpotenza globale al pari della Cina, degli Stati Uniti e della Russia – chiosa Margelletti – Il problema è che se lo si concede a lui, la diga crolla. Dato che non abbiamo una visione strategica occidentale, stiamo sempre giocando di rimbalzo”.

CHE RUOLO HA LA CINA? – Negli equilibri precari di Pyongyang, l’ex Celeste Impero, spiega l’esperto, ha un ruolo “determinante”. “Senza la Cina non si può fare nulla perché ancora oggi è una sorta di cordone ombelicale che mantiene viva la Corea del Nord e gli fornisce anche valuta pregiata”. E se è vero che Pechino rifornisce di greggio Pyongyang, tenendo di fatto in vita le raffinerie nordcoreane, chiudere i rubinetti non inciderebbe particolarmente sull’economia nordcoreana: “E’ un Paese che vive ancora di carbone – rimarca l’esperto – a loro il greggio non serve”.

COME PUO’ ESSERE FERMATO KIM? – “Ho la sensazione che non siamo ancora arrivati a un livello critico – spiega Margelletti – ossia quando Kim Jong-un sarà in grado di costruire una bomba atomica, un’arma nucleare capace di essere installata su un missile. Nel momento in cui sarà in grado di lanciare un missile, colpire San Francisco e fare 5 milioni di morti, allora sarà intoccabile. Si deve intervenite un attimo prima di mezzanotte”.

FINO A DOVE PUO’ SPINGERSI TRUMP? – Dopo il test atomico, Trump ha minacciato di mettere fine ai rapporti commerciali con i paesi che fanno affari con Pyongyang. “Gli affari con la Corea del Nord li fanno in pochi – sottolinea – il problema drammatico è che l’Occidente è straordinariamente capace di vincere le guerre, ma quando deve vincere la pace ci troviamo in problemi complessi. Il vero grande dramma è se il dittatore delle Corea del Nord, continuando a giocare al rialzo, farà qualcosa che costringerà per forza l’Occidente a reagire”. Da molti anni, spiega l’esperto, viene attuato un doppio standard nei confronti della Corea del Nord. “Se altri Stati avessero solo pensato di fare quello che fa Kim Jong-un – precisa – saremmo già intervenuti mille volte. Basti pensare all’Iraq, dove si è agito solo sul presupposto che avessero un programma in grado di portarli ad avere una capacità nucleare nel corso di diversi anni”.

QUANDO SI RISOLVERA’ LA CRISI? – Impossibile fare una previsione sulla fine della crisi nordcoreana. “Neanche la Cia lo sa – conclude Margelletti -. Stiamo discutendo una persona che ha una dinamica politica molto antica, che è stalinista, e alla quale non siamo più abituati. Di fronte a leadership occidentali che seguono il flusso della rapidità dei tweet dei media e quindi hanno un respiro di totale e assoluta superficialità, per forza di cose siamo impreparati ad affrontare il momento storico che abbiamo di fronte”.

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