Nuove droghe troppo potenti, fanno ‘impazzire’ i giovani

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Allarme di psichiatri e operatori del settore sulla diffusione di nuove droghe piu’ potenti o di versioni ‘riformulate’ di quelle vecchie. Si tratta di cocaina, cannabis ‘rafforzata’ e anfetamine, nelle loro ormai infinte varianti: stupefacenti molto piu’ pericolosi che in passato, in grado di fare ‘impazzire’ i piu’ giovani, tanto che si registrano ogni anno oltre 40mila accessi ai Pronto soccorso psichiatrici. Le droghe sono troppo facili da trovare, vendute a prezzi troppo bassi e troppo difficili da identificare.

Cocaina, cannabis ‘rafforzata’ e anfetamine, nelle loro ormai infinte varianti, sono il vero dramma della societa’ dei ragazzi. Ogni anno 40 mila accessi nei pronti soccorso psichiatrici. Troppo facili da trovare, troppo ‘democratiche’ per il loro basso costo, troppo difficili da identificare per il continuo mutamento delle formule che le compongono. La psichiatria chiede aiuto e risorse per supportare le sempre maggiori richieste di emergenza e di aiuto nei piu’ giovani, ma non solo, che giungono ai dipartimenti di salute mentale, complici anche troppo web cattivo e poca educazione in famiglia. Uno studio condotto sui clienti di cinque club romani getta benzina sul fuoco: su 273 utenti di eta’ compresa da 18 e 30anni, il 78% riportava pregresso utilizzo delle cosiddette “nuove sostanze psicoattive” (NPS), mentre l’89% riportava utilizzo corrente di cocaina. Vediamo nel dettagli i numeri di questo fenomeno sociale. Le dimissioni ospedaliere dai dipartimenti di salute mentale con diagnosi di disturbi mentali associati a disturbi da uso di sostanze (‘doppia diagnosi’), hanno avuto un incremento di oltre il 2 per cento in questi ultimi quattro anni, con numeri assoluti molto alti (circa 40 mila) e soprattutto con un aumento dei tassi di incidenza nella fascia di eta’ piu’ giovane, 15-24 anni, che si e’ portata allo stesso livello degli adulti di 25-44 anni. Vi e’ dunque un trend costante e graduale dell’aumento di problematiche psichiche legate al consumo di stupefacenti, non solo andando a vedere le diagnosi principali ma anche quelle correlate.

L’allarme e’ anche maggiore per i ricoveri di urgenza, con diagnosi principale o secondaria relativi a problemi di uso di droghe, con sempre la fascia d’eta’ 15-24 anni che cresce piu’ velocemente delle altre, in alcuni casi superando quella ‘dei grandi’. Piu’ in generale il numero complessivo di accessi al Pronto Soccorso per motivi psichiatrici nel nostro paese ammonta a 585.087 casi, circa il 2% del numero totale di accessi al PS a livello nazionale. In questo ambito il 6,8 per cento (39.785 accessi) presenta diagnosi di alcolismo e tossicomanie. Questi dati trovano conferma anche ‘in piccolo’: uno studio sui 273 clienti di eta’ compresa tra i 18 e i 30 anni, di cinque club romani getta benzina sul fuoco, dal momento che il 78% riportava pregresso utilizzo delle cosiddette “nuove sostanze psicoattive” (NPS), mentre l’89% riportava utilizzo corrente di cocaina. Di numeri e problemi si e’ parlato oggi a margine del convegno di presentazione della nuova “Carta dei Servizi dei pazienti nelle condizioni cliniche di comorbilita’ tra disturbi mentali e disturbi da uso di sostanze e addiction (doppia diagnosi)”, organizzato da Federsed (Federazione Italiana degli operatori dei Dipartimenti e dei Servizi delle Dipendenze), SIP (Societa’ Italiana di Psichiatria) e SINPIA (Societa’ Italiana di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza), che si e’ svolto a Roma. “La comorbilita’ fra un disturbo mentale e un disturbo da uso di sostanze (termine recente che comprende in se’ le condizioni un tempo definite come abuso e dipendenza da sostanze) usualmente definita come condizione di ‘doppia diagnosi’ – spiega Bernardo Carpiniello, che dirige il Dipartimento di Salute Mentale all’universita’ di Cagliari – rappresenta un’evenienza particolarmente frequente”. “I numeri – precisa Claudio Mencacci, past president della Societa’ Italiana di Psichiatria e direttore del Dipartimento di Neuroscienze dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano – ci dicono che nell’ambito dell’urgenza psichiatrica (ma non solo) serve intervenire molto in fretta. I servizi devono essere impostati e coordinati per rispondere alle nuove emergenze e nuovi bisogni, dopo tanti anni dalle leggi di riforma per tossicodipendenze (42 anni) e psichiatria (39 anni) serve pensare nuovi percorsi che siano piu’ integrati e piu’ rispondenti alla realta’ di oggi. Senza dimenticare che le sostanze stupefacenti non sono piu’ quelle tradizionali: abbiamo sempre piu’ posto grande attenzione sulle nuove sostanze psicoattive. Sono le Novel Psychoactive Substances, spesso non note alle forze dell’ordine, non rilevabili ai comuni tossicologici. Amplissima categoria che comprende principalmente: cannabinoidi sintetici (spice), catinoni (mefedrone e derivati), fenetilamine, e altre minori ma non meno pericolose. Sono estremamente potenti e causa di gravi alterazioni psicopatologiche in ampia percentuale di utilizzatori. Spesso vendute su internet, poco noti nella popolazione generale ma estremamente popolari tra i giovani e i giovanissimi”.

“I dati derivanti da studi effettuati sulle persone affette da uso di sostanze assistiti presso i Servizi per le Dipendenze (SerD) o le comunita’ terapeutiche, indicano dati ancora piu’ inquietanti – aggiunge il prof. Carpiniello – evidenziando tassi di comorbidita’ con disturbi mentali oscillanti fra il 30 e il 60 per cento dei casi, costituiti soprattutto da disturbi di personalita’ e/o disturbi psicotici e dell’umore. La evidente frequenza con cui disturbi mentali e da uso di sostanze sono associati indica con molta chiarezza una loro interdipendenza; infatti, essere affetti da un disturbo mentale aumenta significativamente il rischio di sviluppare un uso patologico di sostanze e, viceversa, l’uso di sostanze e’ effettivamente un importante fattore di rischio di sviluppo di una patologia mentale”. Le conseguenze di tale comorbilita’ sono gravi, talora drammatiche. Aggiunge Mencacci: “Peggior decorso e minore risposta ai trattamenti sia del disturbo psichico che dell’uso di sostanze, maggiore rischio di suicidio e di comportamenti violenti, incrementato rischio di patologie fisiche, di complicanze legali, e di deriva sociale (disoccupazione, divorzi e separazioni, stigmatizzazione ed emarginazione). Per questo la Societa’ Italiana di Psichiatria, attraverso la sua Sezione Speciale SIP-Dip (Societa’ Italiana di Psichiatria delle Dipendenze) da anni si batte per la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e gli enti governativi e regionali su tali problemi, per la formazione degli operatori e la promozione di studi e ricerche, ma soprattutto per un cambiamento profondo della operativita’ e della organizzazione sanitaria attuale, che affida il settore della cura dei disturbi mentali e dei disturbi da uso di sostanze a servizi separati ed indipendenti, quasi sempre operanti in modo scollegato fra di loro”. Consapevole della dispendiosita’ e inefficienza di un tale sistema, ecco dunque i punti che la SIP ritiene fondamentali per affrontare questa nuova emergenza sanitaria: l’ elaborazione di linee-guida per l’organizzazione degli interventi ed una gestione “modernizzata” ed effettivamente integrata dei servizi; una politica di programmazione basata sulle evidenze scientifiche prodotte dalla molteplice letteratura di ricerca e clinica a disposizione; l’implementazione di programmi di trattamento specifici ed integrati per i pazienti dei DSM affetti da disturbi mentali gravi (schizofrenia, disturbi bipolari e disturbi gravi della personalita’) che impiegano sostanze e viceversa per i pazienti dei SerD affetti da disturbi mentali; programmi operativi piu’ precisi e univoci in ambito nazionale in merito alla gestione delle condizioni di emergenza/urgenza con particolare riferimento ai ricoveri ospedalieri, volontari e in TSO; l’organizzazione di protocolli di intesa, basati su linee guida nazionali, tra DSM e SerD, almeno per quelle realta’ regionali che non si avviano alla “fusione” dei servizi nell’alveo del DSM; una costante implementazione dei programmi di formazione, anche reciproca, per una migliore professionalizzazione degli operatori del campo.

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