Rubrica Stalking e Violenza
a cura del dott. Antonio Russo.
Entrambi i genitori hanno la “responsabilità genitoriale” dei figli, da esercitare di comune accordo, tenendo conto delle capacità, delle inclinazioni naturali e delle aspirazioni del minore.
Accade spesso che la responsabilità dei genitori si trasformi in iper-protezione, in invadenza nella sfera decisionale e di crescita dei propri figli, anche maggiorenni. I figli devono rispettare i propri genitori ma, ancor più dopo la maggior età, hanno il sacro diritto di volare, prendere le proprie decisioni e provare a diventare autosufficienti, sia socialmente che economicamente.
Le cronache ci parlano di genitori che non accettano le decisioni dei propri figli, non dialogano e non si pongono dal loro punto di vista. Una protezione morbosa, che cerca di rompere tutte le relazioni, causando conflitti interni alla famiglia e nell’ “io” del figlio, rendendolo insicuro, limitando la sua autostima e, a volte, maturando un sentimento di “odio” e di chiusura.
Tutto ciò può creare una situazione di violenza psicologica dei genitori verso i figli. Una serie di atteggiamenti intimidatori o minacciosi, vessatori e denigranti, da parte dei genitori (o di uno di loro) verso il figlio.
Anche queste situazione, nei casi più gravi, possono configurare ipotesi di “stalking” penalmente perseguibili. Chiunque, anche i genitori o i propri figli, possono rendersi responsabili di tale reato con condotte reiterate, minaccia o molesta qualcuno in modo da provocare un perdurante e grave stato d’ansia o di paura o un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto da costringerlo a cambiare abitudini di vita.
Atteggiamenti che, nel quotidiano, si possono tradurre in rifiuto del figlio, per esempio, nella rottura di una “relazione sentimentale” non condivisa dai genitori per i motivi più vari. In questi casi diventa fondamentale il confronto e il dialogo, cercare di mediare cercando di saper ascoltare da entrambe le ragioni dell’altra parte.
Sicuramente i figli che non accettano i consigli, i suggerimenti dei propri genitori, di rompere una “relazione scomoda”, di abbandonare il tetto familiare per andare a vivere con il proprio compagno, devono essere consapevoli e assumersi le proprie responsabilità delle loro decisioni, accecate dall’amore e dall’odio verso i propri familiari.
Le decisioni prese per “ un odio verso i propri genitori” posso compromettere il vostro futuro con l’abbandono del tetto familiare, nuova vita con il proprio amore,
Prima di prendere una qualsiasi decisione, la miglior risposta è il dialogo tra genitori e figli, senza che ognuno abusi dei propri poteri o dei mezzi di correzione.
Non è sempre semplice per i genitori parlare con i figli, ma vale sempre la pena provarci perché c’è molto in gioco. Mediante il dialogo si ragiona; saper ascoltare è un’arte in questi casi decisiva.
Antonio RUSSO