Il Signore della Genesi e la gestazione per altri

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Nel mese di luglio del 2015, in un articolo sul blog “Come Gesù” del prete e scrittore Mauro Leonardi, scrivevo tra l’altro: “L’amore che spinge una coppia eterosessuale a volere un figlio, riferito ad una coppia omosessuale, si chiama egoismo. Il desiderio di paternità di un uomo sposato con una donna, riferito ad un uomo omosessuale, si chiama voglia, voglia di togliersi un capriccio, uno sfizio. E i bambini? I bambini degli omosessuali non sono più un grazioso dono del Signore, sono un prodotto. Sembra che il Signore non abbia niente da spartire con la nascita dei figli delle coppie omosessuali. Le donne che prestano il proprio grembo,  sempre per cristiana obiettività,  si chiamano mucche da riproduzione, anche se magari hanno avuto una sola volta questa esperienza e magari hanno offerto l’utero per generosità (può succedere)  e non per interesse”. Adesso del desiderio di paternità riferito a tutti, eterosessuali e omosessuali, sullo stesso blog è stato definito

“delirio di onnipotenza” qualora si decida di “non rispettare l’ordine naturale pur di soddisfarlo (vedi dal Libro della Genesi)”.

Nella Genesi, oltre a: “Per questo l’uomo abbandona suo padre e sua madre e si attacca alla sua donna e i due diventano una sola carne” (Gn 2,24), al cap. 16 si legge: “Sarai la moglie di Abram, non gli aveva dato figli, ma aveva una schiava egiziana di nome Agar, Sarai disse ad Abram: «Ecco, il Signore mi ha impedito di partorire; deh! accostati alla mia schiava; forse da lei potrò avere figli». Abram, ascoltò la voce di Sarai. Egli si accostò ad Agar che restò incinta”. E in Genesi 30: “Rachele vide che non poteva partorire figliuoli a Giacobbe. Allora Rachele… disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, se no muoio!». Giacobbe s’irritò contro Rachele e disse: «Son forse io al posto di Dio, il quale ti ha negato il frutto del ventre?». Allora essa disse: «Ecco la mia serva Bila; accostati a lei così ch’essa partorisca sulle mie ginocchia ed anch’io abbia una figliolanza per mezzo di essa». Così gli diede come moglie la propria schiava e Giacobbe si accostò a lei. Bila concepì e partorì a Giacobbe un figlio”. E che fece Lia, la sorella maggiore di Rachele, quando smise d’avere figli? Ecco: “Prese Zippa, la propria schiava, e la diede in moglie a Giacobbe”. E Giacobbe, che non resisteva davanti alla bellezza delle schiave, che fece? Si accostò pure a lei ovviamente, si accostò, si accostò, ed essa concepì.

Storie di donne benedette da Dio, che mettevano a disposizione di altri il proprio utero, ma anche un’altra preziosa parte del corpo.

Ora, ammesso che “sovvertire l’ordine naturale”, sia atto tremendo come uccidere, violentare, torturare, peccato gravissimo come, non so, sciogliere un bambino nell’acido, in che misura una coppia omosessuale che ricorre alla gestazione per altri sovverte l’ordine naturale? Riguardo alla procreazione segue il precetto divino di essere fecondi e moltiplicarsi, quindi l’ordine lo sovvertirebbe solo riguardo al modo di procreare.

Il Signore della Genesi, però, sembra tenere molto alla procreazione, non al modo di procreare. Infatti, negli episodi citati mostra grande soddisfazione per l’utilizzo delle schiave allo scopo di procreare.  Rachele dice: «Dio ha giudicato in mio favore ed ha pure ascoltato la mia voce dandomi un figlio». E un angelo del Signore alla schiava Agar: «Moltiplicherò assai la tua discendenza e non la si potrà contare a causa della sua moltitudine».

Non sarà altrettanto soddisfatto del modo di procreare delle coppie omosessuali?

Renato Pierri

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