Il Dialogo Autentico

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La maggior parte delle cause delle problematiche tra le persone sono da rintracciare nella “scarsa” o addirittura “mancata comunicazione”. Gli effetti dell’incomunicabilità provocano tanti danni all’interno dei rapporti umani. Essi sono:

l’ingigantimento delle questioni che potrebbero risolversi con facilità;

la distorsione dei fatti e delle azioni;

l’inquinamento degli “spazi vitali”;

la diffusione della negatività che provoca il soffocamento delle energie e della motivazione.

Le incomprensioni e i “musi lunghi” elevano mura massicce. Eppure basterebbe promuovere il confronto, il “venirsi incontro”, l’essere solidali e maturi.

Solo se alla base di un rapporto interpersonale vi è il dialogo autentico e significativo possono nascere nuove visioni del mondo e si possono apprendere dinamiche relazionali che diffondono pratiche sociali efficaci. Il dialogo autentico rende una comunicazione significativa ed efficace perché bastata su reciprocità, comprensione ed empatia. Esso si può instaurare solo se ad interagire ci sono persone dalla mentalità aperta che non si lasciano influenzare da nessun tipo di “etichetta”, “pregiudizio” o “schema mentale rigido”.

Il dialogo autentico è facilitato quando c’è la “sospensione del giudizio”. Si attua tramite l’accettazione dell’Altro in quanto “essere unico e speciale” che ha diritto ad essere rispettato. Esso si ciba di reciprocità perché ad interagire ci devono essere due soggetti e ogni azione deve essere bilaterale. Non si deve assistere alla condizione in cui è solo una persona a dare e l’altra riceve come se tutto gli è dovuto. Un dialogo autentico deve liberarsi dall’invidia che è il vero “cancro” dell’essere umano perché lo logora e lo rende vile e squallido. Le invidie deturpano i rapporti umani e giustificano certe azioni da vigliacchi.

A volte ci si ostina ad evitare i conflitti oppure a far finta che essi non esistano. In realtà i conflitti possono rivelarsi costruttivi. Essi fanno acquisire nuove consapevolezze. È proprio grazie ad essi che il nostro “Sé” impara a modellarsi e ristrutturarsi e può tramutarsi in qualcosa di inedito.

Mariangela Cutrone

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