Ritorna vincitor! Il recupero dell’organo del Conservatorio Piccinni

Arte, Cultura & Società

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di Pierfranco Moliterni

BARI – Un altro dei tanti record negativi della nostra povera Italietta è  stato finalmente battuto  grazie alla re-inaugurazione del maestoso “organo Tamburini” che fa bella mostra di sé nell’auditorium del Conservatorio di Bari, anch’esso finalmente riaperto dopo vent’anni di ristrutturazioni varie. Dietro questa piccola storia tutta musicale, e cioè di un recupero bello e buono, sta la misura delle paurose discrasìe amministrative e organizzative che attanagliano il nostro Paese financo nello assetto musicale generale che sta collassando, preda quelle lungaggini che lo travolgono, senza posa.

E dunque, ci sono voluti dai 18 ai 26 anni perché quel prezioso strumento, per altro acquistato e restaurato con danaro pubblico, tornasse a risuonare come e dove merita di stare e cioè all’interno della sala grande del maestoso auditorium che porta il nome di Nino Rota, suo indimenticato e indimenticabile direttore dal 1948 al 1975: quello per intenderci delle colonne sonore di film di Fellini a cui sarà dedicata la prossima edizione 2019 del Bari-Film Festival, alias BIF&ST. Fu infatti il maestro milanese ‘naturalizzato’ pugliese (fiancheggiato dal presidente prof. Barbanente) colui che volle fortissimamente far costruire un capace e moderno auditorium a ridosso delle aule del Conservatorio Piccinni di Bari, laddove campeggiava e campeggia, come detto, questo imponente strumento ora restaurato dalla ditta friulana Zanin in simbiosi con un altro protagonista che qui ci piace ricordare come egli merita: l’attuale titolare della cattedra di “organo e composizione organistica” del conservatorio, il m° Enzo Filacaro.

Ma andiamo un po’ indietro nel tempo risalendo addirittura al 1980, quando lo strumento venne inaugurato dopo la sua progettazione che era stata affidata all’allora docente di organo, il m° Luigi Celeghin. Da costui si diparte una vera e propria scuola organistica barese che ha fatto parlare di sé per l’impegno di diffusione della vasta letteratura organistica ‘sganciata’ dall’uso liturgico di questo affascinante strumento che, non a caso, è ancor oggi chiamato “il re degli strumenti”. Ci piace per lo meno nominare questi organisti pugliesi i quali hanno fatto la storia organistica regionale spesso cimentandosi in altri ambiti nazionali e internazionali; sono costoro, in stretto ordine alfabetico a partire dai maestri dei maestri e cioè da Donato Marrone, Adamo Volpi e Luigi Celeghin:  don Sergio Biancofiore, Francesco Di Lernia, Antonio Magarelli, Mauro Pappagallo, monsignor Antonio Parisi, Margherita Quarta, Grazia Salvatori, Margherita Sciddurlo, padre Anselmo Susca o.s.b, Domenico Tagliente,  Gian Vito Tannoia, ovviamente seguiti da Enzo Filacaro.

Perché allora tale nostro ‘show’ di nomi e cognomi aggregati ad una cerimonia seguitissima grazie al pubblico che gremiva l’auditorium nei due concerti aperti gratuitamente al pubblico, e tenuti venerdi e sabato 20 e 21 aprile? Perché l’imponente strumento torni a suonare, e speriamo tornerà a suonare con concerti monografici organizzati dallo stesso conservatorio barese e proprio per non rendere fine a se stesso tale sforzo organizzativo; avremmo voluto in effetti che, visto il successone di pubblico e di critica, come si usa dire, i dirigenti avessero aperto a tutti una terza replica del concerto inaugurale eseguito dall’ottimo m° Filacaro e dall’orchestra del conservatorio con musiche di Boellmann, Bach, Respighi, Guilmant guidata dalla esperta bacchetta direttoriale del m° Giovanni Pelliccia. Noi stessi, allievi di ‘quel’ conservatorio negli anni ’60-’70, eravamo come rapiti da quei suoni che ricordavamo nella memoria uditiva, e niente più… In effetti, questo re degli strumenti, si merita in toto la fama che gli appartiene.

Pierfranco Moliterni

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