Berlusconi sonda Conte

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Mai come questa volta il silenzio vale più di qualsiasi parola. Silvio Berlusconi preferisce ‘tapparsi la bocca’ e lasciare la Sala dei busti di Montecitorio, dove incontra per la prima volta il premier incaricato Giuseppe Conte, senza dichiarare nulla a tv e stampa che lo attendevano nella vicina Sala della Regina.

Subito dopo il Cav ha un breve faccia a faccia con Matteo Salvini ‘socio di maggioranza’ con Luigi Di Maio del nascente governo giallo verde. E, al termine, anche in questo caso tace. Quando rientra a palazzo Grazioli l’ex premier riunisce lo stato maggiore di Fi e con una nota di partito conferma la linea politica tracciata in mattinata, sempre con un comunicato: ”Fi ha deciso di votare no alla fiducia e di stare all’opposizione”. E su questo si ritrova in compagnia del Pd.

Raccontano che i due colloqui siano andati bene. E il clima all’interno del centrodestra sarebbe migliorato dopo le scintille dei giorni scorsi con il segretario del Carroccio. Ieri Berlusconi neanche voleva venire a Roma per guidare la delegazione di Fi alle consultazioni, poi le cose sarebbero cambiate. Conte, riferiscono, avrebbe fatto una buona impressione al presidente di Fi: da qui la scelta di non parlare, quasi un silenzio assenso. Sicuramente un modo per evitare critiche e polemiche in una fase delicata di trattative sulla futura squadra di palazzo Chigi, che vede tra i protagonisti Salvini, principale alleato di Fi nella coalizione di centrodestra.

Positivo sarebbe stato pure il vis a vis con Salvini, come confermato dallo stesso leader del Carroccio: ”L’incontro con Silvio è stato utile e positivo- E se devo interpretare, penso che Berlusconi ha avuto una impressione positiva di Conte”. Sembrano migliorati, insomma, i rapporti all’interno del centrodestra. Forse in attesa di capire come sarà completato il risiko ministeriale e come si evolverà la situazione. In Fi si guarda con attenzione a chi sarà il Guardasigilli, chi siederà al dicastero delle Infrastrutture e chi gestirà deleghe pesanti, come quelle delle tlc, che fanno capo al Mise. Un ministero chiave rivendicato da Di Maio e che i cinque stelle vorrebbero accorpare al Lavoro, idea sgradita agli azzurri.

Paiono ammorbidirsi anche i toni di Fdi verso Salvini. Giorgia Meloni, almeno, non chiude completamente la porta al nuovo esecutivo: ”Su tutto ciò che riguarda la sovranità, ovvero confini, sicurezza degli italiani, forze armate, flat tax, meno tasse per le imprese e tutto ciò che è nel programma di centrodestra, è come se fossimo maggioranza. Per tutto il resto, saremo opposizione”.

Non passano poi inosservate le parole di Mara Carfagna che, a margine del vertice in via Plebiscito con il Cav, fanno quasi eco a quelle della presidente di Fdi: ”Voteremo a favore di quei provvedimenti che riteniamo utili al Paese, come Fiat tax e legittima difesa”. E, “invece ci opporremo a quelli che riterremo dannosi”, avverte la vicepresidente della Camera, presente all’incontro con Conte, insieme ai capigruppo Anna Maria Bernini e Mariastella Gelmini e la Carfagna. 

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