Migranti e pensioni, scontro Boeri-Salvini

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Per pagare le pensioni servono piu’ migranti regolari. Il presidente dell’Inps Tito Boari presenta al Parlamento la relazione annuale dell’istituto e riaccende la polemica con Salvini. ‘Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14. Non solo pregiudizi, ma vera disinformazione’. ‘L’Italia ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare’, anche perche’ ‘sono tanti i lavori che gli italiani non vogliono piu’ svolgere’. ‘Vive su Marte’, e’ la replica del ministro dell’Interno Salvini, che ieri aveva definito il presidente dell’Inps ‘un fenomeno’ e annunciato ‘cambiamenti’ al vertice dell’istituto. Sulla percezione degli immigrati ‘pesa la cattiva gestione’, commenta il ministro del Lavoro Di Maio.

Le riforme delle pensioni funzioneranno solo se crescera’ il numero di chi ha un lavoro e versa i contributi Inps. Ed e’ per questo che l’Italia non puo’ fare a meno dei migranti. Il motivo e’ semplice: la popolazione sta invecchiando, man mano ci saranno sempre piu’ pensionati e, allo stesso tempo, meno lavoratori perche’ in Italia ci sono sempre meno nascite. “Le riforme pensionistiche realizzate a partire dall’inizio degli anni ’90 hanno avuto come obiettivo quello di adattare il sistema a questi cambiamenti – scrive l’Inps nel suo rapporto annuale (vedi lanci precedenti, ndr) -. Questo e’ stato fatto agendo sulle tre leve possibili: livelli delle aliquote, importi delle prestazioni ed eta’ pensionabile. Le previsioni sulla spesa, tuttavia, indicano che anche innalzando l’eta’ del ritiro, ipotizzando aumenti del tasso di attivita’ delle donne che oggi tendono ad avere tassi di partecipazione al mercato del lavoro piu’ bassi, incrementi plausibili e non scontati della produttivita’ – per mantenere il rapporto tra chi percepisce una pensione e chi lavora su livelli sostenibili e’ cruciale il numero di immigrati che lavoreranno nel nostro Paese. Eventuali politiche di recupero della bassa natalita’ italiana, ovvero dei tassi di occupazione femminili e maschili potranno correggere gli squilibri demografici nel lungo periodo ma non potranno da sole arginare la riduzione delle classi di popolazione in eta’ lavorativa prevista per il prossimo ventennio”. Non solo. Le riforme delle pensioni non sono per ora riuscite a incidere, perche’ il loro effetto si vedra’ solo nei prossimi anni. Le pensioni con il sistema contributivo (ossia prendi in base a quello che hai effettivamente versato) sono ancora una minima parte, rispetto alla stragrande maggioranza delle pensioni erogato con il sistema retributivo (calcolate in base ai redditi percepiti negli ultimi anni di lavoro di ciascuna persona). “Ad oggi, solo il 4,1% delle pensioni vigenti sono prestazioni liquidate interamente con il sistema contributivo – si legge nel Rapporto Inps- e il 13,6% con il sistema misto”.

“‘Servono piu’ immigrati per pagare le pensioni… cancellare la legge Fornero costa troppo… servono piu’ immigrati per fare i tanti lavori che gli italiani non vogliono piu’ fare…’. Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?”. Cosi’ il vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini.

Tornare indietro “del tutto” rispetto alla riforma Fornero sulle pensioni “non è possibile”. Lo ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, nella relazione annuale dell’istituto, sottolineando che la legge Fornero fu varata “nel momento più acuto della crisi del debito”. Boeri ha sottolineato che i costi legati a un ripristino in toto o in parte delle pensioni di anzianità sarebbero “molto rilevanti”. Secondo le stime dell’Inps, una quota 100 pura costa fino a 20 miliardi l’anno. Quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 miliardi l’anno, che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni. Quota 100 con 64 anni minimi di età ed il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anziantià contributiva indipententi dall’età costa fino a 8 miliardi. Questa spesa, ha ricordato Boeri, a regime “dovrà essere coperta aumentando il prelievo fiscale su ogni lavoratore, innescando un circolo vizioso in cui più tasse riducono l’occupazione e dunque scaricano l’onere di finanziare le pensioni su un platea sempre più piccola”, Boeri ha comunque spiegato che “possiamo tuttavia permetterci una maggiore flessibilità di quella consentita dalla riforma Fornero quanto alle scelte di pensionamento”. Il presidente dell’Inps ha inoltre ribadito che “la storia recente dei giovani nel nostro paese è una storia di inesorabili revisioni al ribasso delle loro aspettattive. Tra queste delusioni anche quella di ritorvarsi sempre, quale sia l’esito del voto, con governi che propongono interventi a favore dei pensionati”.

Riformare la legge Fornero sulle pensioni introducendo “quota 100”, così come propone il contratto di governo Lega-M5S, porterebbe da subito a un aumento di circa 750mila pensionati in più, ha detto il presidente dell’Inps, Tito Boeri. “Ripristinando le pensioni di anzianità con quota cento o 41 anni di contributi – ha detto – si avrebbero subito circa 750mila pensionati in più. Ripristinare le pensioni di anzianità significa ridurre il reddito netto dei lavoratori”. In un sistema pensionistico a ripartizione, ha ricordato Boeri, i contributi di chi lavora servono ogni anno a pagare le pensioni di chi si è ritirato dalla vita attiva. “Oggi abbiamo circa due pensionati per ogni tre lavoratori – ha affermato – questo rapporto è destinato a salire nei prossimi anni”. Secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale, a legislazione invariata a partire dal 2045 l’Italia avrà addirittura un solo lavoratore per ogni pensionato. “Oggi – ha aggiunto il presidente dell’Inps – un reddito pensionistico vale l’83% del salario medio. In queste condizioni, con un solo lavoratore per pensionato, 4 euro su 5 guadagnati col proprio lavoro andrebbero a pagare la pensione a chi si è ritirato dalla vita attiva. Il passaggio al sistema contributivo, con regole pensionistiche meno generose, serve proprio a evitare che questo avvenga”. Boeri ha anche sottolineato che “ogni abbassamento dell’età pensionabile comporta anche riduzione dell’occupazione perché il prelievo contributivo aumenta e il lavoro costa di più”.

Nel 2017 i pensionati Inps sotto i mille euro al mese sono pari a 5 milioni e 548 mila, il 35,9% del totale (15 milioni e 477 mila). E’ quanto emerge dalle tabelle sul reddito pensionistico (lordo) del Rapporto annuale. Il dato risulta in calo rispetto a quello presente nel Rapporto precedente (37,5%). Per le donne la percentuale di chi riceve meno di 1.000 euro al mese si alza al 44,8% (3 milioni e 686 mila). Sono invece quasi 1 milione e 114 mila (il 7,2%) coloro che percepiscono piu’ di 3 mila euro al mese.

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