Respingere i barconi la risposta più umana alla crisi dei migranti

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di Carmenthesister
Questo articolo pubblicato su The Spectator si rifà all’esperienza di molti paesi di grande tradizione democratica, come la Danimarca, la Norvegia o l’Australia, per mostrare come la politica dei respingimenti, oltre agli aiuti nei paesi di origine, può essere in realtà la politica più efficace ed umana per affrontare il problema della tratta dei nuovi schiavi.

Le fotografie di bambini in gabbia nei centri di migrazione statunitensi, evidentemente separati dai genitori con cui erano entrati illegalmente nel paese, non danno una buona immagine dell’amministrazione Trump. Scegliere toni duri sull’immigrazione ha aiutato il presidente a vincere le elezioni, ma c’è differenza tra la costruzione di un muro e l’attuazione di una politica che sembra utilizzare la crudeltà come tattica d’urto.

Eppure esiste una politica nei confronti dei migranti che alla fine è molto più crudele, e che viene perseguita in Europa sotto i nostri occhi. Consiste nell’indurre i migranti a mettersi in mare in acque poco sicure per attraversare il Mediterraneo.

L’anno scorso, secondo l’Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono morte 3.166 persone nel tentativo di raggiungere i paesi europei dal Nord Africa via mare, oltre a 5.143 morti nel 2016. Benché il trattamento riservato ai messicani catturati dopo un tentativo fallito di attraversare il confine degli Stati Uniti sia umiliante, comunque non li uccide.

I governi europei non possono sostenere di non avere alcuna responsabilità per queste morti. I migranti affrontano il rischio perché, nella grande maggioranza dei casi, i loro viaggi hanno successo – e se arrivano, probabilmente riusciranno a restare. Questo è dovuto alla politica dell’UE in materia di immigrazione.

Per ogni vita perduta nel Mediterraneo nel 2016, ci sono stati 50 sbarchi riusciti: un tasso di mortalità di appena il 2%. I britannici e gli irlandesi che emigravano in America in cerca di una vita migliore affrontavano probabilità ben maggiori di morire e non ne erano scoraggiati. Se c’è il 98 per cento di possibilità di iniziare una nuova vita in un continente più prospero, non dovrebbe sorprendere che così tanti corrano questo rischio.

Gli italiani ora ne hanno avuto abbastanza – delle morti, e delle necessità di gestione dei 690.000 che sono sbarcati sulle coste italiane negli ultimi anni. Due settimane fa il nuovo governo italiano ha rifiutato a una nave di soccorso che trasportava 630 migranti di attraccare nei suoi porti. Il nuovo governo, una coalizione tra il Movimento Cinque stelle e la Lega Nord, è stato eletto in parte in seguito alla promessa di chiudere l’Italia come porta d’accesso dall’Africa all’Europa. Secondo le norme dell’UE, i migranti dovrebbero ricevere asilo nel primo paese dove arrivano, una politica che ha gravato pesantemente sull’Italia e sulla Grecia.

Va dato merito a David Cameron di avere riconosciuto la soluzione più umana alla crisi dei migranti alcuni anni fa, al culmine della guerra in Siria: spendere ingenti somme di denaro per aiutare i rifugiati nei campi vicino alle zone colpite e prelevare i richiedenti asilo direttamente dai loro campi. La sua posizione era che la Gran Bretagna non avrebbe dovuto giocare alcun ruolo, né diretto né indiretto, nel fiorente commercio della tratta di persone. Non appena un paese concede la residenza a coloro che arrivano sulle sue coste, diventa il partner inconsapevole dei trafficanti di esseri umani. La Norvegia ha seguito l’esempio britannico, spendendo denaro per gli aiuti esteri e anche per le espulsioni. Lo considera un compromesso umano, che aiuta dove può, ma rifiuta di avvantaggiare un’industria che contrabbanda esseri umani

Angela Merkel ha adottato l’approccio opposto, ammettendo 1,4 milioni di rifugiati e provocando un caos politico in Germania. Una mossa che potrebbe anche aver posto fine alla sua carriera. La Spagna potrebbe finire allo stesso modo, avendo accettato finora quasi un terzo di tutti coloro che hanno attraversato il Mediterraneo quest’anno. Possiamo aspettarci che i trafficanti di persone che sono stati espulsi dal Mar Egeo due anni fa ora prendano di mira lo Stretto di Gibilterra. Lo scorso fine settimana, il servizio di soccorso marittimo spagnolo ha salvato 986 persone da imbarcazioni di contrabbando. Ha anche recuperato quattro corpi.

Pedro Sánchez, il nuovo primo ministro spagnolo, ha dichiarato di avere “l’obbligo di evitare una catastrofe umanitaria”. Certo. Ma la politica di accettare il contrabbando di persone non ha già portato alla catastrofe? Questa settimana, un gruppo chiamato United Against Refugee Deaths ha pubblicato un elenco di 34.361 persone, la cui morte è attribuita alle “politiche restrittive di Fortress Europe”. Chiunque sia seriamente preoccupato per queste morti dovrebbe chiedersi se queste non siano causate dal fattore opposto: un sistema che rende il viaggio praticabile con l’accettare chi lo porta a compimento.

Quando l’Australia ha affrontato una simile crisi di rifugiati all’inizio di questo secolo, il suo governo ha risposto adottando una politica di respingimento delle barche, in seguito a cui il bilancio delle vittime è crollato. Quando questa politica è stata capivolta, sette anni dopo, più di 50.000 persone sono arrivate su simili imbarcazioni, e di queste 1.000 sono morte. È stata la repulsione nei confronti di queste morti che ha portato il governo australiano a riconoscere che anche accettare le barche, nonostante le buone intenzioni, causava delle morti.

All’inizio di quest’anno, i socialdemocratici della Danimarca, generalmente considerata uno dei paesi più liberali d’Europa, hanno proposto di inviare i richiedenti asilo a un centro oltremare. Quindi, piuttosto che viaggiare verso l’Europa per chiedere asilo, i potenziali rifugiati dovrebbero essere messi in grado di fare le loro richieste nei centri in Nord Africa. Se le domande sono accolte, si è portati in Europa in tutta sicurezza. La possibilità di sfuggire alle autorità e scomparire in un mondo sotterraneo sarebbe così stata tolta dal tavolo.

Possiamo solo sperare che la politica europea possa progredire nella giusta direzione: spostare il sistema per vagliare le richieste di asilo in zone più vicino ai rifugiati ed essere più severi con gli emigrati che arrivano sulle coste europee. Un sistema di asilo umano non deve comportare bambini in gabbia, ma dovrebbe ridurre l’incentivo per i migranti a intraprendere viaggi mortali.

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