L’eterno scontro tra vecchio e nuovo

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Da sempre, al cambio di regime è seguito cambio di casacca per tutte quelle categorie intermedie che trovano nel rapporto con la politica il proprio nutrimento. Quando il cambio è stato evidente ed apparentemente ineluttabile tutti, giornalisti, editori, quadri amministrativi, militari, magistratura, potentati economici, sedicente cultura (come la cinematografia), si sono adattati alla nuova situazione. La caduta del fascismo ne è un macroscopico esempio. Ma anche la sostituzione della seconda repubblica alla prima.. e anche all’estero; in una sorta di rispetto istituzionale la scelta politica ha sempre potuto contare su di un repentino ed interessato cambiamento di fronte dei vari livelli di governance.

Il cambiamento evidente che c’è stato nelle recenti elezioni in Usa, Gran Bretagna, Italia, accompagnato dagli altri segnali, meno eclatanti, ma ugualmente certi, nelle elezioni di ogni altra parte del mondo dicono che la gente non ne vuole più sapere di mondializzazione, banche, migrazioni, rivoluzioni industriali che generano disoccupazione, burocrazia asfissiante, guerre infinite, religioni laiche autoreferenziali,… ma i livelli intermedi di potere continuano ad avversare i nuovi arrivati dappertutto ed in ogni modo. Una vera guerra civile. Tutti questi conservatori tradiscono una nostalgia irrefrenabile per l’assetto di potere avversato dalla gente comune sperando in una resipiscenza della vox populi. Nostalgia sostenuta da una incomprimibile e dilatata considerazione del proprio bagaglio culturale. Così, per esempio, l’amministrazione fiscale non crede che possa esserci una migliore maniera di quella attuale, occhiuta, burocratica, ottusa, inflessibile, di fare il proprio mestiere e quindi non confida che in un fallimento di chi vuole, velletariamente (secondo loro), cambiare. Lo stesso vale per la finanza, l’informazione,…

Poi vi sono i nostalgici veri, quelli che, ingenuamente, credono che veramente le idealità del vecchio sistema siano le migliori e quindi ne attendono un nuovo riconoscimento popolare.. e, nel frattempo, resistono. Illusi.

Infine esistono -forse- degli interessi nazionali e sovranazionali che vogliono imporre la propria volontà conservatrice in difesa della propria forza conquistata nei decenni di alleanza con la politica dei vari stati. Questa è la pagina più opaca del nostro periodo storico.

Chi vincerà? Il vecchio o il nuovo?

Dopo la rivoluzione francese vinse, formalmente, la restaurazione del Congresso di Vienna. Ma nel più lungo periodo la spuntò la rivoluzione… dopo la rivoluzione fascista si conservò tutto quello che contava (IRI, INPS, Banca d’Italia, Confindustria,…fatti dal fascismo) mentre cambiarono gli aspetti istituzionali e formali, così i potenti di prima sostennero il sistema di poi. Fino ad oggi.

Ma oggi la cosa è un po’ diversa.

Il sistema contestato dalla gente è, di fatto, sempre lo stesso dal primo dopoguerra. E ne ha mostrato i limiti da decenni. Si tratta di limiti concreti (rapporti di lavoro insoddisfacenti, fisco, burocrazia, efficienza della pubblica amministrazione,….) ma anche ideali: non esiste una idealità qualunque che motivi la nostra vita e la stessa quotidianità, non esiste una posizione credibile verso i fenomeni più gravi come la crescita della economia virtuale o lo strapotere delle burocrazie (pubbliche ma anche private) sovranazionali… quindi in questo vuoto ideale si apre la strada alla legittimazione degli egoismi fine a se stessi… e quindi sempre più diffusa corruzione…. Infine il fallimento del vecchio armamentario dimostra la propria fragilità con la insostenibilità di bilanci e opere pubbliche (specie quelle “grandi” rappresentazione plastica del vecchio modo di concepire e amministrare il potere) pur con fiscalità oltre il 60% del reddito prodotto; quindi un fallimento totale e privo di soluzione. E la gente cerca di salvarsi scappando via. Divenendo però poi preda dei fallimenti degli altri..

In questa situazione la vox populi non ha dubbi ma il vecchio sistema si chiede: “come si può fare diversamente?” “Noi ormai sappiamo tutto lo scibile possibile e da noi dovete passare” sembrano dire i tecnoburocrati convinti: “senza tecnoburocrazia il mondo non può esistere”.

La verità è che il nuovo che si sta imponendo avrà certamente enormi difficoltà ad imporsi al vecchio sistema.. anche se questo non si regge neanche sulle proprie stesse gambe e va rivisto fin dalle radici; i paladini del cambiamento dovranno guardarsi dentro e cercare di capire la natura vera del proprio sforzo. Infatti mai le rivoluzioni sapevano prima o durante il proprio esplicarsi cosa stavano facendo e dove stavano andando; ma alla fine hanno vinto, anche se sempre con eccessi poi corretti e quindi con alti e bassi.. ma hanno vinto sempre solo dopo un bagno di umiltà..

È per noi sconfortante vedere che la storia non insegna nulla a questi sacerdoti del passato che cercano di fermare il vento. E tanto meno insegna nulla a questi ingenui arrembanti che porgono il fianco a facili critiche…. Rimandando così il momento della loro stessa vittoria finale.

Canio Trione

 

 

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