Brexit, Piano B?

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La Brexit non ha ancora un accordo per la Brexit ma permane la volontà di rimanere uniti. Infatti il governo May è ancora in piedi nonostante il voto di sfiducia presentato da Jeremy Corbyn, leader dei laburisti, tuttavia con un scarto minimo: 325 contrari e 306 favorevoli con la differenza di soli 19 voti. Theresa May è ancora al suo posto ma più debole che mai: l’accordo con l’Ue non è stato approvato dal Parlamento di Westminster.

Quali sono le prospettive possibili ora?

Un accordo con l’Ue solo in merito al rimanere nel mercato unico (Norvegia) o nell’unione doganale (Turchia);  rinviare l’ipotesi Brexit dopo il 29 marzo con una proroga al 2020 (solo se la Gran Bretagna ne fa richiesta e con l’unanimità dell’Ue); l’uscita senza accordo (sostenuta dagli ‘Hard Brexit’), ossia la cesura netta con l’Europa; un secondo referendum che possa rimettere le carte in tavola dopo le travagliate vicende degli ultimi giorni.

Le questioni più spinose continuano a rimanere quelle relative ai rapporti tra Irlanda del Nord e Irlanda unita alla volontà da parte degli scozzesi di rimanere nell’Ue (quest’ultima questione potrebbe far sorgere forti dissidi interni al paese e la conseguenze volontà di un referendum indipendentista sull’esempio della Catalogna).

Bisogna però riflettere su questa vicenda poiché ci dà una grande lezione sui limiti della democrazia diretta. Ridurre una questione così emblematica e difficile alla dicotomia Si o No, una scelta binaria estremamente semplicistica, è tuttavia molto pericolosa se applicata ad un contesto come quello inglese in cui la campagna elettorale è stata fatta a suon di fake news e di informazioni sommarie e distorte.

L’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea va però vista in un’ottica di lungo periodo: tra i maggiori sostenitori dell’uscita dall’Euro ci sono soprattutto i cittadini inglesi in età lavorativamente matura e tra coloro con un livello d’istruzione basso. Tali caratteristiche socio-demografiche sono importanti per analizzare il fenomeno poiché dimostrano che, a causa delle scelte delle generazioni adulte, quelle future dovranno adeguarsi alle decisioni di chi non è nato in un Unione Europea senza limiti, con la libertà di muoversi e viaggiare; perfetti figli del processo di integrazione europea.

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