Sulla Partitocrazia abbiamo nostre convinzioni che ci permettano d’essere meno condizionati dagli eventi che sembrano coinvolgere tutti i partiti. I tanti problemi d’Italia sembrano confermare la nostra deduzione. Sarà scontato, ma lo riaffermiamo: in Democrazia l’impegno politico ha da precedere quello dei Partiti. Da noi, preso atto di certe riforme, il diritto del cittadino resta soggetto a quello delle formazioni politiche che l’hanno varato. La partitocrazia s’è imposta; principalmente per l’inerzia. Ne deriva che il cittadino la vive “passivamente” o s’è assuefatto a non intromettersi sulle sorti del Paese. Di questo passo, non ci saranno risultati positivi per il futuro d’Italia.
Non a caso, rammentiamo uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione che, in buona sintesi, recita: ” la Repubblica riconosce e garantisce i diritti dell’uomo. Sia come singolo, che nelle formazioni collettive che implicano doveri di solidarietà economica e sociale”.
Uno di questi diritti, a nostro avviso, è proprio la partecipazione alla vita della Repubblica. Proiettata oltre schemi “scontati” in partenza. Quelli che, poi, non risolvono e sanno di compromesso. Questa partitocrazia, di conseguenza, non favorisce l’impegno collettivo e frena ogni sorta di reale cambiamento.
Con queste premesse, riteniamo che la partitocrazia debba trovare sua reale dimensione. Magari prendendo valido spunto dalla questione morale che, da noi, è una lezione di vita che è obliata troppo spesso. Oppure, rammentare quando possa fare comodo nei meandri di una politica incerta. Come quella che stiamo, appunto, subendo.
Giorgio Brignola