Clandestini: la soluzione sono le navi prigione

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La nave della Guardia costiera “Gregoretti“, durante la notte, ha lasciato la rada di Catania per dirigersi ad Augusta dove ha ormeggiato al pontile Nato. Ma per ora i 131 clandestini a bordo non vengono fatti scendere.

“La Gregoretti ha ormeggiato stanotte al porto di Augusta, come è normale che sia per una nave militare. Ora la Ue risponda, perché la questione migratoria riguarda tutto il Continente”, dice in una nota il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli. Il Governo italiano aveva infatti inviato una lettera a Bruxelles chiedendo alla Ue il ricollocamento dei clandestini.

Dal ministro dell’Interno, Matteo Salvini, al momento non arriva l’autorizzazione allo sbarco, ingaggiando un braccio di ferro con l’Europa, come avvenuto sia nei casi di operazioni di soccorso migranti di navi ong battenti bandiera straniera, sia, appunto, per alcune navi militari italiane.

Non si capisce perché non farla restare a largo. Comunque, la soluzione, in attesa di potere direttamente respingere i clandestini in Libia, sono le navi prigione.

Si potrebbero rinchiudere lì tutti i clandestini che riescono a bucare il blocco a largo della Libia. Potrebbero anche chiedere asilo, ma solo se provenienti da Paesi in guerra, quindi in pratica nessuno. E comunque resterebbero a bordo fino a conclusione dell’esame. Da lì poi verrebbero direttamente rimpatriati.

Appena si dovesse spargere la voce che i clandestini non vengono mai portati a terra, ma su una prigione galleggiante, le partenze si azzererebbero.

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