Quando avevamo esternato ipotesi sulle strategie dell’Esecutivo Di Maio/Salvini, atte a correggere il nostro “Deficit”, abbiamo manifestato nostre perplessità, senza, però, sottacere qualche segnale di “preoccupazione” politica. Dopo l’imminente “crisi” ci siamo convinti che lo Stato dovrebbe limitare il suo “autofinanziamento”; favorendo, invece, la ripresa della produttività.
Riconosciamo che il progetto resta, in definitiva, attuabile, anche se non originale. Dati i precedenti “sviluppi”, che sono stati tutt’altro che conformi alle necessità della Penisola, riconosciamo, comunque, la che i nodi da sciogliere rimangono quelli di sempre. Il fatto d’aver focalizzato una “scaletta” di priorità non poteva essere considerato un parametro di garanzia.
C’è, infatti, da esseri concreti e guardare alla realtà italiana in tutta la sua complessità. Il libro dei conti pubblici è in “rosso” e ci chiediamo, con gran coerenza, quale ripresa ci potrà mai essere senza le essenziali garanzie politiche. Ci domandiamo se i problemi della previdenza sociale, della sanità e del lavoro potranno trovare una loro sistemazione, pur se temporanea, nei progetti di questo Esecutivo in fibrillazione forse irreversibile.
Non è tanto la crisi di Governo che ci preoccupa. Semmai, potrebbe essere motivo di sofferenza la “stasi” che andrebbe a svilupparsi prima di nuove elezioni politiche generali. Questa Legislatura, in ogni caso si consideri, potrebbe “tramontare” senza presupposti di ripresa socio/economica. I mesi futuri potranno chiarire l’evolversi del quadro politico nazionale. Spiccano, tuttavia, chiari segnali di una politica incoerente alle reali necessità del Paese.
Giorgio Brignola