Bari – Cornacchini sui carboni ardenti

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Archiviata la deludente gara con la Reggina, è tempo di considerazioni. Ad oggi possiamo parlare di un Bari, sia pur con tutti i limiti, efferato in trasferta ed un altro balbettante tra le mura amiche, una resa al di sotto delle aspettative che prevedevano ben altro rendimento in relazione alle potenzialità che offre la piazza: tanto per dare qualche numero, con la Reggina c’erano 16 mila spettatori, contro la Viterbese 12 mila senza dimenticare gli oltre 1200 spettatori contati nelle trasferte di Lentini e  di Rieti. Una “miniera” che, grazie alla nuova e solida proprietà, pian piano si sta esplorando per raccogliere pietre pregiate, azione mai svolta dalle precedenti dirigenze sparagnine. E se queste sono le potenzialità, se gli obiettivi prefissati sono quelli di raggiungere quanto prima il calcio che conta, allora occorre un cambiamento di rotta. Soprattutto nella resa sportiva. Gli abbonati sono quasi 7.700, qualcosa in più rispetto a quelli dello scorso anno, il limite per sottoscriverli è stato prorogato fino alla gara contro il Monopoli prevista per mercoledì prossimo, dunque si prevede che almeno di un paio di centinaia di unità il tetto possa essere superato. Almeno queste sono le previsione che, tuttavia, sono sempre al di sotto delle aspettative, ma se la resa è questa, appare fisiologico che la quantità rimanga inalterata. Manca quel “quid” necessario per farla schizzare. E pensare che 16 mila presenze sono nettamente superiori agli spettatori contati negli stadi di serie B e, addirittura, in molti della serie A fino a questo momento, ma anche relativamente agli anni scorsi, dunque qualcosa non torna, dicono i dati di fatto. La gara contro la Viterbese, dopo l’exploit di Lentini, avrebbe dovuto portare il Bari in testa alla classifica e l’incontro con la Reggina, invece, avrebbe dovuto consacrare la squadra di Cornacchini in testa a punteggio pieno, ed invece ci si è dovuti accontentare di un punto solo tra le mura amiche. Troppo poco, onestamente, per un Bari “born to run” per dirlo alla Springsteen, e sette punti in quattro gare, con due vittorie in trasferta risicate e striminzite ottenute senza convinzione, non bastano a consacrarne la produzione fin qui intravista. Certo, siamo ancora a settembre, la vetta è lì a tre punti di distanza, il tempo per recuperare c’è, ma non è questo il problema, la vetta si può raggiungere tranquillamente. Sono le dinamiche per arrivarci a lasciare a desiderare. Se si continua a giocare in questo modo sarà dura raggiungerla anche perché ci saranno altre concorrenti che cominceranno a correre, quelle favorite e le inevitabili sorprese. Anzi, si corre il rischio di andare incontro ad ulteriori figuracce – lo ripetiamo – in relazione alla produzione messa a disposizione di Cornacchini che, sicuramente, è la più competitiva del girone. O almeno così sembra. O forse non lo è? Difficile dirlo oggi. Solo il tempo potrà dirlo. Ma la sensazione è che il materiale disposizione venga gestito diversamente da quanto ci si aspetta. La rosa è di ottimo livello ma stenta ad esprimersi come dovrebbe, l’assetto tattico cambia partita dopo partita, non si riesce a trovare il centro di gravità permanente – rimanendo nella musica, per dirla alla Battiato – la difesa, differentemente dagli esordi di settembre ed ottobre dello scorso anno allorquando era nuova ed ancora da assemblare ma era già insuperabile, appare vulnerabile, gli attaccanti sono quasi asettici tanto che quattro dei sei gol effettuati sono stati realizzati su calcio di rigore e su corner (l’ultimo con la Reggina, peraltro, abbastanza discutibile per un fallo precedente, apparso netto, su Guarna), ma quasi mai tramite azioni convincenti in relazione al parco giocatori a disposizione e da cui ci aspettava ben altro. La manovra è lenta e prevedibile e si affida per il 90% a lanci lunghi ed infruttuosi quasi come una squadretta che arranca, molto simile a quelle di precedenti gestioni di serie B, i movimenti senza palla latitano, i centrocampisti, tranne la piacevole sorpresa Awua, non sostengono le azioni, gli esterni che dovrebbero arrivare sulle linee avversarie per dispensare palloni giocabili non si vedono, anzi non solo non crossano per i due attaccanti che attendono le calende greche per vedersi arrivare palloni giocabili, ma spesso non riescono nemmeno a raggiungerle, eppure le alternative in quel reparto non mancano, anzi abbondano. Solo raramente si assiste a qualche lampo per lo più generato da giocate individuali come quelle di Antenucci con la Reggina. Tuttavia, è appena il caso di dire, che l’allenatore non è in bilico, almeno così ha ricordato De Laurentiis, Castori, la voce diffusa in queste ore, appare lontanissimo come un mondo nuovo in un sistema solare diverso dal nostro, tuttavia la società, sempre a detta del Presidente, è attenta a tutti gli eventi e si è detta pronta ad intervenire pur di raggiungere l’obiettivo prefissato, vale a dire la promozione diretta, inutile nasconderlo.

E’ necessario recuperare la strada perduta, convincere e sconfessare i giudizi negativi dei tifosi che già vogliono la testa di Cornacchini, e non da adesso ma sin dallo scorso anno, allenatore reo di non aver mai convinto col gioco proposto.  E la gara di Francavilla Fontana di domenica prossima (che forse verrà anticipata alle ore 15 per problemi di ordine pubblico per evitare pericolosi incontri ravvicinati coi tifosi napoletani che raggiungeranno Lecce per la gara del Via del Mare), insieme alle altre due gare ravvicinate – quella di mercoledì contro il Monopoli e quella di sabato prossimo a Potenza contro il Picerno (tre gare in sei giorni) – saranno tre banchi di prova per capire se è il caso di insistere con questa direttrice tecnica o, forse, sarà il caso di cominciare a riflettere seriamente. Noi non ci azzardiamo in pericolosi ed inopportuni giudizi. Noi esprimiamo considerazioni in base ai fatti inequivocabilmente visti realmente, non emettiamo sentenze. Quelle le lasciamo ad internet.

 

Massimo Longo

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