Lapo Gianni. Rime a cura di Roberto Rea

Arte, Cultura & Società

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Invitato da Dante, assieme a Guido Cavalcanti, sul magico vasel del sonetto Guido, i’ vorrei che tu e Lapo ed io per celebrare l’ideale coralità di intenti della nuova poesia fiorentina, poi accusato, in successivi sonetti scambiati fra Guido e Dante, di aver compromesso quello stesso ideale amoroso, infine incluso ancora da Dante, in anni ormai maturi, nell’élite stilnovista capace di raggiungere l’eccellenza della lingua nel De vulgari eloquentia (i 13 4), Ser Lapo Gianni, notaio fiorentino, appare ancora oggi poeta dalla fisionomia controversa. Già prima che ne venisse messa in discussione l’appartenenza al canone dello Stilnovo, la critica aveva infatti espresso opinioni discordanti sul ruolo e sul valore della sua poesia: c’è chi ha riconosciuto in Lapo un epigono cortese, poi attratto nell’orbita cavalcantiana, tanto da esercitare, a sua volta, un’influenza su un più giovane Dante; chi ha insistito sull’idea di una vera e propria collaborazione di “scuola” con i più celebri amici; chi, infine, lo ha ritenuto un attardato imitatore della maniera cavalcantiana e dantesca.

Il presente volume propone una nuova edizione critica commentata delle rime sicuramente attribuibili a Lapo Gianni, per le quali il testo di riferimento, nonostante la revisione proposta da Iovine (1989), è a oggi ancora quello fissato nel 1960 da Contini nei Poeti del Duecento. Il nuovo testo critico è il risultato del riesame dell’intera tradizione manoscritta ed è corredato, per ogni componimento, di apparato e di una puntuale nota filologica, in modo che lettori e studiosi possano, per la prima volta nel caso di Lapo, verificare le scelte testuali. L’ampio commento al piede rende i testi accessibili anche ai lettori non specialisti, illustrandone gli aspetti linguistici e letterari; inoltre, si propone di valutare forme e significati all’interno della tradizione della lirica aulica, sforzandosi soprattutto di dipanare le fitte relazioni con la lirica cavalcantiana e dantesca, al fine di precisare novità e limiti della poesia di Lapo.

L’edizione, riesaminando i testi alla luce delle più recenti acquisizioni della filologia e della critica letteraria, offre così una rinnovata interpretazione dell’opera di Lapo Gianni e ne ridefinisce il ruolo all’interno della più alta esperienza stilnovista.

Roberto Rea insegna Filologia italiana e Filologia dantesca presso l’Università di Roma Tor Vergata. È autore dei volumi Studi leopardiani (con G. Brugnoli, Pisa 2001); Stilnovismo cavalcantiano e tradizione cortese (Roma 2007); Cavalcanti poeta. Uno studio sul lessico lirico (ivi, 2008); ha curato, assieme a Giorgio Inglese, l’edizione commentata (con revisione critica del testo) delle Rime di Guido Cavalcanti (ivi, 2011). Ha inoltre pubblicato numerosi saggi in ambito di poesia medievale, sulla Vita nuova e sulla Commedia di Dante, sui Canti di Leopardi.

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