L’alfabeto degli artisti in mostra a Reggio Emilia

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di Enzo Varricchio

L’arte dispone di un proprio alfabeto, di un insieme di segni, cifre, lettere che vengono estrapolati dal loro contesto naturale (la semiotica, la matematica, la scrittura, etc.) e reinventati al servizio di un messaggio concettuale e filosofico che l’artista intende esprimere. L’alfabeto degli artisti non è fatto di lettere ma di immagini di lettere, il che ovviamente non è la stessa cosa. Decontestualizzate, le lettere diventano parte di un deposito di significati non più soltanto basato nel linguaggio dei segni e dei suoni bensì esteso all’icona che investe essenzialmente il senso della vista.
Ne derivano combinazioni nuove e stimolanti nelle quali l’alfabeto non è intellegibile nello stesso modo cui siamo stati sempre abituati, diviene esso stesso una lingua nuova, un linguaggio diverso e ulteriore di tipo appunto ottico. E la mente visiva coglie aspetti molto originali della realtà prima sfuggiti.

La Galleria d’Arte 2000 & NOVECENTO di Reggio Emilia (Via Sessi, 1/F) presenta, dal 30 ottobre 2019 al 30 gennaio 2020, la mostra “Alfabeti pittorici. Opere scelte dagli anni ’60 ad oggi”, una collettiva che permette di documentare, attraverso lo sguardo attento del collezionista, la complessa vicenda artistica passata e recente, avvalendosi di alfabeti, linguaggi e modalità prettamente estetiche e di forte impatto emotivo.

A partire da una base comune (che funziona quasi come un primitivo DNA), materiali, colori, segni grafici, alfabeti si caratterizzano in tantissime varianti, grazie alla creatività dei diversi artisti presentati in questa mostra, come Jean Fautrier, Marco Gastini e Giorgio Milani.

Nei lavori di Jean Fautrier (1898-1964), uno tra i principali interpreti dell’Informale – in esposizione è stato scelto di presentare un dipinto del 1957 – non si ritrovano figure, storie, composizioni geometriche o vivaci soluzioni cromatiche ma, protagonista dell’opera, diventa la materia: vitale e di grande energia evocativa; concrezioni spesse e rugose di colore, che si stagliano compatte su fondali amorfi.

La storia di Marco Gastini (1938-2018) – come quella di altri artisti presenti in questa mostra – è davvero infinita e ricca di esperienze importanti che hanno attraversato l’arte italiana e contemporanea. La sua opera s’interseca con pittura, scultura, materiali. La sapienza di Gastini è nel far sì che l’opera si dipani nello spazio e ne reinventi le tensioni che sottendono al volume architettonico, per cui la pittura che si tesse al suo interno non potrà che creare forti emozioni.

Giorgio Milani (1946), artista che ha fatto invece della scrittura, del segno e dell’alfabeto il centro della sua ricerca, nonché una vera e propria identità artistica, è presente con due “Sindoni di Gutenberg”. Tecnicamente sono grandi teli di lino che, una volta posati su un Poetario (realizzato con 1867 fregi, cliché e caratteri tipografici di legno che simboleggiano il vasto patrimonio culturale dell’antico Occidente), vengono lavorati a spatola con un impasto di cera e colore ad olio. In queste opere l’immagine delle lettere si rivela in negativo: emergono acrome mentre ombre di colore tracciano le intercapedini.

In esposizione anche opere di Giorgio Griffa, Herbert Hamak, Nunzio, Angelo Savelli.

La collettiva sarà visitabile fino al 30 gennaio 2020, tutti i giorni con orario 10-12,30 e 16-19,30, aperto anche domenica e festivi. Ingresso libero.

Per informazioni: tel. 0522 580143, info@duemilanovecento.it, www.duemilanovecento.it, www.facebook.com/duemilanovecento.

segnalato da CSArt di Chiara Serri, Via Emilia Santo Stefano 54, 42121 Reggio Emilia

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